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24 Agosto 2020

The Psychedelic Furs Made Of Rain

2020 - Cooking Vinyl
[Uscita: 31/07/2020]

Sebbene siano trascorsi ben ventinove anni da quel “World Outside” che pareva aver posto una sinistra pietra tombale sulla carriera degli Psychedelic Furs, il prode Richard Butler, pur senza più il valido chitarrista John Ashton cui è subentrato l’ottimo Rich Good, ritorna sul proscenio con “Made Of Rain”, per i tipi di Cooking Vinyl. Quella che è stata legittimamente considerata una delle band più importanti e brillanti del movimento New Wave degli anni Ottanta, in ragione soprattutto dei due splendidi albi d’esordio, “The Psychedelic Furs” e “Talk Talk Talk”, e che pareva consegnata già alla storia, ritorna in pista con un disco che non esitiamo a definire sontuoso. Un sound efficace in perfetto stile wave, che s’annuncia già con l’introduttiva The Boy That Invented Rock & Roll dalla superba architettura sonora: voce perfetta di Butler, col giusto tasso di raucedine nel sangue, sezione ritmica spettacolare, chitarra in grande spolvero e tocco di classe ulteriore delegato al sassofono. Il disco fila via piacevolmente sui binari di una potenza compositiva incorrotta, ne siano testimonianza le successive tre tracce: Don’t Believe, dal tratto chitarristico in puro stile Eighties; You’ll Be Mine, in cui la voce di Richard tocca vertici notevolissimi, accompagnata dal suono suadente del sax; la trama melodicamente impeccabile di Wrong Train, con voce ispiratissima e chitarra graffiante in primo piano. Due splendide ballate aprono quella che idealmente può essere considerata la seconda parte dell’album, più meditativa e virata su atmosfere sognanti: This’ll Never Be Like Love, con la voce di Butler che assurge a toni elegiaci di altissimo livello, con bei frammenti di glam a contrappuntare l’ordito del brano; la brumosa e melanconica Ash Wednesday, in perfetto stile British, voce dispiegata come un oscuro manto di serica bellezza profilato contro cieli color ocra. Quantunque il livello del disco si mantenga alto in tutte le tracce, tuttavia alcune lievi flessioni di rendimento sonoro ci pare siano da registrare in: Come All Ye Faithful, il cui impianto sperimentale, però, la eleva nel finale; Tiny Hands, una ballata non del tutto riuscita, così come Hide The Medicine, seppur modulata in modo non disprezzabile; Turn Your Back On Me, forse l’episodio meno brillante del disco. Il livello torna ad ascendere, invece, con brani quali No-One, una lisergica trasvolata nei territori della new wave più sperimentale e inquietante, con la chitarra che domina, affiancata dalla voce imperiosa di Butler. Alla meditativa melodia di Stars, che distende morbide coltri di note crepuscolari, è affidata la chiusura di un album senza tema di dubbio assai brillante.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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