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1 Novembre 2019 ,

GospelbeacH Let It Burn

2019 - Alive Naturalsound
[Uscita: 04/10/2019]

Chissà quanto avrebbe pagato Brent Rademeker per essere nato alla fine della seconda guerra mondiale e potersi godere i favolosi anni Sessanta. Del resto basta osservare le foto che trovate in rete, lunghi capelli e baffi alla maniera del Dennis Hopper di Easy Rider o dei compianti fratelli Allman per capire che è nato nell’era sbagliata. Anche se ha dato vita alle sue meravigliose creature solo sul finire degli anni Novanta, la sua anima e il suo spirito rimangono quelli di un sopravvissuto alla Summer of Love. Prima con i Beachwood Sparks, poi con i Tyde, col fratello Darren, ha realizzato album stupendi ma purtroppo conosciuti solo dai soliti nostalgici di un certo tipo di suono che fatica a tramontare. Un sound che ha avuto un rinascimento negli eighties con il Paisley Underground, mentre questo nuovo millennio ha visto rinascere tante band gloriose, come i Long Ryders e i grandi Dream Syndicate. I GospelbeacH sono la sua ultima meraviglia, già 3 dischi all’attivo, uno davvero super, il secondo “Another Summer Of Love” (2017), con un titolo che sembra già spiegare tutto e che ha avuto pure un sequel con “Another Winter Alive”, una raccolta di outtakes e live tracks. Il bizzarro nome del gruppo è nato dalla fantasia innata di Rademeker, un amico gli aveva detto che la sua era una voce Gospel con affinità con i Bee Gees da qui GospelbeacH con quella H finale che sta per Harmony. Non tutto è sempre stato rose e fiori per Brent, l’anno scorso ha perso il padre ed ha rotto con la moglie, la musica quindi è sembrata il miglior modo per sfuggire all’incubo. Come succede anche a noi, comuni ascoltatori della musica rock, proprio quella che ha salvato e salverà ancora molte vite umane. Il nuovo album dei losangelini, al solito molto bello, si chiama “Let It Burn” e potrebbe essere scambiato per una reissue di un disco folk-rock di molti anni addietro, un suono che profuma di Byrds, Buffalo Springfield o Flying Burrito Brothers. Ma il vero ispiratore del terzo lavoro dei GospelbeacH sembra invece essere il grandissimo e compianto Tom Petty, scomparso giusto due anni fa. Se si lascia cadere la puntina del giradischi sui due bellissimi pezzi d’apertura del disco, Bad Habits e Dark Angel, si ha come l’impressione che questo sia un lost album della star di Gainesville, tanto sono perfette le armonie vocali di Rademeker e compagni. Fra questi, impossibile non citare Neal Casal, pure lui volato in cielo in agosto, suicida a soli 50 anni, che ha preso parte alle registrazioni di "Let It Burn” con la sua chitarra e con le armonie vocali. Anche gli slow sono da applausi, tre di fila senza soluzione di continuità. Baby (It’s All Your Fault), forse dedicato alla ex compagna di vita, Get It Back, quasi quasi John Lennon e Fighter, con echi di Gram Parsons, sono songs magnifiche, roba rara da sentire in un epoca nella quale le grandi band paiono essere estinte. Qualcuno obietterà che è questo è un disco che non brilla per originalità ed è troppo devoto al suono del passato ma quando sentiamo parlare di un album solo per nostalgici lo prendiamo sempre come un complimento, che ci volete fare, non cambieremo idea proprio adesso e di fronte a simili lavori. I californiani GospelbeacH rappresentano infine l’ultimo baluardo di quel sound Folk-Rock che sembrava ormai destinato all’estinzione e Brent Rademaker il loro fiero paladino.

Voto: 7.5/10
Ricardo Martillos

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