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18 Ottobre 2019 ,

Allah-Las LAHS

2019 - Mexican Summer Records
[Uscita: 11/10/2019]

La doppietta d’esordio dei losangelini Allah-Las, in pieno clima di revival 60's in certe frange del panorama indie statunitense, aveva riscosso molti pareri favorevoli. La band californiana non scimmiottava le sonorità anni ’60, sembrava che provenisse proprio da quel decennio. Sia “Allah-Las” (2012) che “Worship The Sun” (2014) inquadravano le qualità di scrittura e arrangiamento di una formazione in stato di esponenziale grazia. Il passo falso è arrivato con il terzo “Calico Review” (2016) che invece parodiava quei modelli ispiratori, sfociando in un crocevia nostalgico a metà tra Byrds, Beach Boys e Velvet Underground (quelli senza John Cale). Scimmiottamento che mascherava in parte la mancanza di idee e adagiava gli Allah-Las in un limbo di canzonette (una su tutte, Famous Phone Figure) di pop retro che nulla aveva a che vedere con le trame di riff, i pattern ipnotici e le melodie da estate perduta dei primi due dischi.

Tra “Calico Review” e “LAHS” poco più che la manciata di canzoni dell’Ep “Covers #1” (2017) e l’esordio di Pedrum Siadatian a nome PAINT, nel novembre 2018. La passione per l’immaginario e le sonorità 60's nella quarta fatica degli Allah-Las si coniuga all’amore per i paesi esotici e le loro musiche (amore che la band ha sempre manifestato grazie al podcast radiofonico gestito dai membri a nome Reverberation Radio) ed è in un certo senso naturale evoluzione di una band sempre alla ricerca di vibrazione positive, onde perfette e paradisi assolati. Il disco osserva il mondo alieno, non occidentale, attraverso la lente d’ingrandimento dei linguaggi rock, rendendo un miscuglio di stili e influenze (a partire dalle lingue straniere presenti: portoghese, giapponese e spagnolo).

La sbandata di “Calico Review” ha lasciato i segni: se non si trovano nel binomio iniziale Holding Pattern e Keeping Dry, ci pensano In the Air e Prazer Em Te Conhecer a iniettare dosi di pop intorpidito. Roco Ono è il primo segnale di risveglio, uno sghembo strumentale che introduce il groove di Star e le orecchie si drizzano all’ascolto del fumoso Royal Blues; appena il disco sembra offrire soluzioni intriganti, tutto di nuovo scompare nella nebbia beachboysiana di Electricity, Light Yearly e Polar Onion. Con le note di piano elettrico di Houston gli Allah-Las riprendono il controllo, appena in tempo per l’imbarazzante faciloneria di Pleasure. Un quarto disco che mette in luce dei nuovi punti di forza (Holding Pattern, Keeping Dry, Royal Blues, Houston, Roco Ono, Royal Blues) e una manciata di pezzi inferiori ai livelli di scrittura di un gruppo che forse (a questo punto è lecito chiederselo) ha stabilito delle aspettative troppo alte. Un passo avanti rispetto al disco precedente, in ogni caso.

Voto: 6/10
Ruben Gavilli

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