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8 Novembre 2021 ,

The War On Drugs I Don’t Live Here Anymore

2021 - Atlantic Records
[Uscita: 29/10/2021]

Cosa ci si aspetta dal nuovo libro di uno scrittore che amiamo o dal nuovo disco di un artista che seguiamo da sempre? In entrambi i casi l’inconscio probabilmente ci suggerisce che cerchiamo la reiterazione dei topoi o degli stilemi che ci hanno così toccato nel profondo e che, in fondo, tutto resti lì dove lo abbiamo lasciato. Anche perché non c’è niente di più reazionario di quei sentimenti che necessitano di continue conferme.  “Lost In Dream” rappresentava per i The War On Drugs l’album della perfetta confluenza tra umori eighities alla Dire Straits e un’Americana tardo springsteeniana con il suo apparato di magniloquenza, il tutto declinato in una struttura ritmica motorik che dava senso al languore di un viaggio interminabile. La combinazione di ciascuno di questi elementi, con la sua essenza di impalpabile malinconia, rivitalizzava la formula grazie ad una indubbia capacità di scrittura di Adam Granduciel, confermata in modo ancora più coerente con il successivo “A Deeper Understanding” sotto l’egida del passaggio dalla Secretly Canadian alla storica Atlantic, cosa che ha sancito una valenza di trasversalità nel pubblico. Con “I Don’t Live Here Anymore” i TWOD fanno un passo di lato mantenendo la posizione, senza che ciò debba essere inteso come qualcosa di necessariamente negativo. A volte la stasi non è stagnazione se indica la strada di provenienza e serve ad organizzare i pensieri per progettare il futuro. In “I Don’t Live Here Anymore” troviamo intatto l’impianto emotivo in una struttura meno dilatata nel flusso che ampliava i confini di ogni brano, puntando sul versante sintetico degli anni ‘80, evitandone però sapientemente ogni deriva. Nonostante queste premesse, il disco funziona anche perché rimangono immutate le dinamiche immaginifiche di una musica fatta di paesaggi sconfinati ed illuminanti scorci di sole, lasciando intravvedere rispetto ai lavori precedenti un mood più rilassato. Si avverte chiaramente come Granduciel (che canta sempre benissimo, va detto) cerchi la costruzione di una maggiore grandeur veicolata da una produzione meno analogica e più patinata nell’attitudine rispetto all’album precedente. Le chitarre sono presenti ma non raggiungono lo spessore significativo di brani come Pain (tratto dal predecessore), rinunciando a disegnare quella costante ed inquieta spina dorsale che era presente in ogni tracciaL’opener Living Proof è degna del migliore Jeff Tweedy e dei Wilco di “Sky Blue Sky”, la metronomica Harmonia’s Dream ha un DNA tipicamente TWOD, l’accoppiata I Don’t Wanna Wait e la successiva Victim presentano il maggiore tasso anni ‘80, soprattutto per la tessitura dei beats e l’uso preponderante delle tastiere. Dopo l’omonima I ‘Don’t Live Here Anymore, che riporta al Boss più glitterato, ci si avvia verso la seconda parte dell’album con i quattro brani più intensi: se Old Skin e Wasted sono i più AOR e catchy che Granduciel abbia mai concepito, con Rings Around My Father’s Eyes il battito rallenta e si ritorna al folk delle città di notte nella provincia americana. La chiusura è tutta per Occasional Rain in cui si ritorna ai canoni eccelsi dei TWOD con una splendida dinamica di sovrapposizione delle chitarre e che, azzardiamo, costituisce il momento più alto della tracklist. “I Don’t Live Here Anymore” è il disco di un amico che si scrolla di dosso la neve caduta guardando alla vita con gratitudine, un amico che sei sicuro di trovare nello stesso posto dove ha abitato per anni, ma che quando bussi alla sua porta ti accorgi che se n’è andato chissà dove, lasciandoti  però la stessa canzone che ami.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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