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2 Aprile 2012 ,

Eric Chenaux GUITAR & VOICE

2012 - Constellation Records
[Uscita: 6/03/2012]

eric_chenaux_guitar_voice

La Constellation Records è un etichetta indipendente che con gli anni è diventata una vera e propria istituzione oltre che un culto. Qualche mese fa partecipai ad un festival musicale a Birmingham, fra i vari screening era in programma un interessantissimo documentario su alcune etichette indie americane e canadesi, fra queste la Constellation. Mentre tutte le altre label citate nel documentario (Hydra Head, Neurot Recordings) erano percorse da un sentimento comune, da un'attitudine condivisa, la Constellation invece faceva discorso a sè, e questo emergeva anche nelle interviste: si notava subito che questa etichetta aveva un qualcosa di diverso, e la "gente" della Constellation lo sapeva, compiacendosene. L'etichetta è nata a Montreal e per Montreal; il Canada, il glaciale Canada, è parte integrante dell'anima della label, che viene portata avanti secondo precisi principi morali: anti-globalist, anti-capistalist, anti-corporate.

 

La Constellation Records sforna dal 1997 capolavori, ogni disco è una gemma di pregevole fattura, dal packaging alla registrazione, tutto è curato nei minimi dettagli secondo lo stile Constellation. Tutta questa organicità però porta ad una vera e propria osmosi fra l'etichetta e le band del suo roster, e questo non sempre è una nota positiva. Un disco Constellation diventa prima di tutto "un disco Constellation", l'autore, il musicista, tende ad incanalare la sua creatività secondo percorsi prestabiliti, avventurandosi in sentieri già battuti con l'aria malinconica del viaggiatore solitario. Non fa eccezione questo solo album di Eric Chenaux"Guitar & Voice". La morbida voce di Chenaux si fonde con la chitarra in un duetto denso di poesia e lirismo, i toni riverberati dallo strumento tendono spesso alla cacofonia, come nella traccia di apertura Amazing Backgrounds, ma sempre con garbo, con delicatezza, come ci si muove in casa Constellation.

 

Nel disco si sussuegono godibilissime ballads (Dull Lights, Put in Music), e brani strumentali, spesso eccessivi e caotici (Sliabh Aughty) in cui la chitarra dopo svariati minuti di peregrinazioni spaziali ritorna nella calda e rassicurante atmosfera terrestre, canadese, familiare, personale. L'opera è "naturalmente" percorsa da una vena sperimentale che accompagna l'aggraziato storytelling di Chenaux che a tratti sconfina in atmosfere bossanova, con una notevole escursione termica che però ha il pregio di farci evadere per un pò, di allontanarci da Montreal e portarci in altre luoghi, lontani dalla sede di Mile End. Ma questo viaggio dura poco, Chenaux ritorna subito sui suoi passi ripercorrendoli a ritroso, bagnando i suoi versi e le sue melodie nella gelida sorgente contaminata dal veleno dell'autoreferenzialità che spesso riesce a cancellare la purezza di lavori eccelsi, trasformando l'anima in marmo, pronto ad essere modellato secondo gli standard della celebre etichetta canadese.

Nick Zurlo

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