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10 Aprile 2020 , ,

Nine Inch Nails “Ghosts V: Together” – “Ghosts VI: Locusts”

2020 - The Null Corporation
[Uscita: 26/03/2020]

Due dischi dei Nine Inch Nails pubblicati senza preavviso, accompagnati dall’esortazione: “Be Smart And Safe And Take Care Of Each Other. With Love, Trent & Atticus”. Ecco allora che il 26 marzo vedono la luce due nuovi episodi del progetto Ghost i cui primi quattro capitoli erano stati rilasciati nel 2008: “Ghosts V: Together” e “Ghosts VI: Locusts”, usciti entrambi nello stesso momento e resi disponibili in free download sul sito della band. La frase che accompagna i due lavori fa riferimento al desiderio di Reznor di mettere a disposizione la propria musica e di condividere questo momento di limitazione nelle relazioni sociali. In un primo momento potrebbe legittimamente sorgere il dubbio che la musica di questi due album sia fortemente connotata da una contestualizzazione che ne limita il valore artistico, quasi fosse un dono estemporaneo da parte di un artista come Trent Reznor che ha il talento di tramutare tutto ciò che sfiora in oro. Ma ogni dubbio si dissolve non appena partono le prime note di Letting Go While Holding On, il brano di apertura di “Ghosts V: Together”, un flusso di drone, ambient e di dilatazioni impalpabili alla Brian Eno. I due album vivono in un continuum reciproco, come due versanti emotivi di una stessa creatura: “Ghosts V: Together” è pieno di luce, etereo, attraversato da languori ambient e da un’elettronica ricercata come potrebbe essere quella di Thom Yorke unita al minimalismo di Nils Frahm.

Al contrario del primo, “Ghosts VI: Locusts” vive di chiaroscuri cameristici e di magnetiche sospensioni, come se ci si addentrasse in una casa abbandonata e si venisse colti di soprassalto dallo scricchiolio di mobili antichi al peso del nostro passaggio. L’ascolto di entrambi i lavori è un’esperienza che crea l’innesco per vari saliscendi emotivi, in un lungo piano sequenza in cui si susseguono immagini provenienti dagli scarti della coscienza vigile, ed in una dimensione liquida che cattura e libera allo stesso tempo. La forza di “Ghosts V: Together” sta nella sua impalpabilità, nella sua lunghezza d’onda spirituale che si accende dei colori azzurri di un’alba sfavillante che lentamente si dischiude. Vi sono momenti davvero memorabili come il classicismo di Together, degno del minimalismo di Max Richter o di Jóhann Jóhannsson, allo stesso modo del lungo effluvio di Apart che sarebbe perfetta per una coreografia di Roberto Bolle. Si rimane imprigionati da una forza che discioglie ogni resistenza con Your Touch, vicina al mood di Apparat, oppure nella successiva Hope We Can Again. La chiusura è affidata alla magnificenza degli oltre dieci minuti di Still Right Here: prima solo rintocchi di pianoforte con echi fantasmatici che evocano una elettricità alla Godspeed You! Black Emperor, poi la stupefacente tramutazione in chiave sintetica. “Ghosts VI: Locusts” si apre sulle note di The Cursed Clock come gocce di pioggia sui vetri sottili di una finestra, mentre la successiva Around Every Corner ha una aplomb noir. The Worriment Waltz sembra una trasposizione armonica di Pyramid Song degli stessi Radiohead con l’aggiunta di una tromba alla Miles Davis prima che tutto venga sommerso da una coltre di droni. Ogni cosa di questo secondo capitolo è inquieta, all’improvviso ogni spazio diventa angusto e limitante, così come definito dal susseguirsi delle note ravvicinate di Trust Fades, oppure dalle visioni ipnagogiche di A Really Bad Night. Ogni brano ha in sé un elemento di obliquità e disturbante matericità, il suono stesso ha uno spessore legnoso ed il pianoforte acustico (probabilmente verticale), è sempre sostenuto da una risonanza sinistra (So Tired) che rende percepibile l’ambiente spoglio in cui lo strumento è collocato. “Ghosts V: Together” e “Ghosts VI: Locusts” sono due album complementari, due diverse sfumature di un’anima prismatica incapace di vivere nella cattività in cui questi giorni ci hanno costretto. Possiamo dire che Trent Reznor e Atticus Ross hanno scritto la perfetta sonorizzazione delle increspature di un tempo presente e delle frequenze di un futuro che già oggi è parte di noi.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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