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26 Giugno 2021 ,

Del Amitri Fatal Mistakes

2021 - Cooking Vinyl Limited
[Uscita: 28/05/2021]

Intorno alla metà degli anni '80, quando la new wave non era più new e segnava il passo, e il mondo del rock riscopriva sonorità acustiche o legate ai decenni precedenti, nella messe di gruppi che pubblicavano nuovi dischi in pochi si accorsero degli scozzesi Del Amitri; colpiva lo strano nome, che si diceva volesse suonare italiano o fosse un modo di dire gergale greco, e invece era semplicemente una storpiatura di “Dimitri”. Una carriera parca, solo una mezza dozzina di dischi in una ventina d'anni, abbastanza ignorati in Italia, ma a quanto si legge in rete gratificati da buon successo all'estero. E ora anche per loro l'inevitabile riunione, credibile poiché se dei fondatori solo il cantante e compositore Justin Currie tiene botta, il chitarrista Iain Harvie e il tastierista Andy Alston sono nel gruppo rispettivamente dal primo ("Omonimo", 1985) e dal secondo LP (“Waking Hours”,1989). Benché scozzesi, in questo nuovo “Fatal Mistakes” il gruppo suona molto americano, con un suono grintoso e chitarristico, ma con melodie che acchiappano. You Can't Go Back parte con chitarre arpeggiate alla Byrds e cori che fanno molto anni '60. All Hail Blind Love, con la sua miscela di chitarre acustiche ed elettriche, non sfigurerebbe in un disco di Tom Petty. Più nettamente rockettara Musicians And Beer, come già il titolo fa ben sperare, così come Losing The Will To Die, con un tema, la paura della morte che torna in I'm So Scared Of Dying, canzone innervata da una chitarra aspra, alla Neil Young. Close Your Eyes And Think Of England è la ballatona strappacuore che non può mancare in ogni disco, ma il testo non è romantico, è politico. Altra riuscita ballata Otherwise, stavolta con le tastiere in evidenza. L'arpeggio iniziale di Missing Person farà sussultare i rockettari d'epoca: ricorda molto quello di Are You Ready To Be Heartbroken? di Lloyd Cole & The Commotions, possibile sia un omaggio, il batterista Ashley Soan è stato membro di entrambi i gruppi. Un gruppo derivativo, penserà a questo punto il lettore: in fondo sì, ma lo si può dire di quasi qualsiasi gruppo formatosi dopo il 1979, e comunque i Del Amitri sanno fondere le molte influenze in uno stile coerente, e supportato da una scrittura ben ispirata. Colpisce semmai che un gruppo anglosassone abbia sonorità così tipicamente americane, fatto non comune (ci vengono il mente solo i Mojave 3). Un disco che con la sua alternanza di brani più tirati e altri più lenti, ma sempre melodici, mantiene viva l'attenzione per i suoi giusti quarantacinque minuti.

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato

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