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26 Marzo 2021 , ,

Magnet Animals Fake Dudes

2021 - Rarenoise Records / Goodfellas
[Uscita: 26/03/2021]

Squadra che vince non si cambia, come si suole dire, e in questo caso neppure la magnifica formula chimica che vede psichedelia, rumorismo, groove funkeggianti e l’iconoclastia sonora che già permeavano il pregevolissimo e precedente album “Butterfly Killer” (RareNoise Records – 2016) dei Magnet Animals,  riconfermati in questo ancora migliore e recentissimo “Fake Dudes”. La squadra che vince, infatti, è sempre quella che circonda il leader Todd Clouser, chitarrista, compositore, poeta e “voce recitante” di tutti i dieci splendidi brani in scaletta, formata da Eyal Maoz alla seconda chitarra (e che chitarra!), Shanir Ezra Blumenkranz (finalmente un bassista che si “fa sentire”), e Jorge Servin a un rutilante, funambolico e instancabile drumming. Come già detto, il leader più che cantare parla; recita con voce chioccia e filtrata i suoi testi corrosivi e denuncianti i mali e le speranze di questo momento storico e politico ricordando un po’ Les Claypool non solo vocalmente ma anche in diverse scansioni musicali che rimandano, appunto, alla follia sonora dei migliori Primus come ben esplicato nel brano The Kids Are Gonna Win e non solo. Davvero difficile estrapolare un brano principe nell’ottimo compatto e unitario magma sonoro e tellurico che spazia dallo psichedelismo più spinto come nella meravigliosa Hell Is A Empty Place, a quello più lento e onirico di Freaks guidata dal basso potentissimo e presentissimo di Blumenkranz che si concede anche “fughe” jazzistiche come nella strepitosa Forecast In Rome aperta da un riff rock micidiale che suona un po’ già sentito ma allo stesso tempo esemplare. Anche l’influenza hendrixiana presente già nel primo album ritorna magnificamente nella superba title-track, mentre I’m The One ha inaspettate aperture di un prog-rock evoluto che farebbero invidia a Steven Wilson su una base pseudo-narco-dub assolutamente affascinante. Il tutto si amalgama alla perfezione tra rumorismi terremotanti che ricordano i Pere Ubu, (Man And Machine, e la brevissima Burn The Whole Thing Down), stravaganze vagamente zappiane (The Call For The Cure) e canzoni semplicemente meravigliose come l’impetuosa Believe che apre quest’album di assoluto splendore per chi non si accontenta di “cose normali” ma cerca il talento e l’intelligenza in un assoluto musicale, astratto, surreale e genialmente fuori di testa.

Voto: 9/10
Maurizio Pupi Bracali

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