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23 Febbraio 2021 ,

Indigo Sparke Echo

2021 - Sacred Bones Records
[Uscita: 19/02/2021]

C’è più d’un motivo d’interesse per avvicinarsi a questo album di Indigo Sparke, australiana di Sydney, facendo seguito a un Ep, nel lontano 2016, “Night Bloom” e a un paio di singoli. Uno di questi è che il suo esordio discografico sulla lunga distanza, “Echo” è stato prodotto da Andrew Sarlo e Adrienne Lenker dei Big Thief che giusto pochi mesi fa ci ha regalato uno splendido album doppio “Songs/Instrumental” per la 4AD. Più maliziosamente dobbiamo sottolineare come la stessa Lenker è stata per un periodo la compagna dell’australiana, giusto per aggiungere un po' di pepe all’intero progetto. Non si può certo definire Indigo Sparke una raccomandata, però la spinta d’una musicista (relativamente) affermata come Adrienne è un bel biglietto da visita per spingere molti ascoltatori a dare credito a questa produzione uscita per la newyorchese Sacred Bones. L’ascolto delle nove tracce, per 33 minuti di musica, fuga ogni dubbio sulle capacità di Indigo Sparke d’avere una identità tutta sua e buone capacità compositive. Si tratta di un album dove la strumentazione è ridotta all’osso, voce e chitarra, i testi spaziano fra vicissitudini sentimentali e dolorose separazioni, dipendenze assortite ed esperienze personali in genere. Sembra che registrare questo disco sia stato un ottima medicina per venir fuori da un anno, il precedente, che è stato per tutti disastroso, comporre e suonare la propria musica è stato come liberarsi da angosce e insicurezze. “Mi sentivo come se fossi stata abbandonata in mezzo al deserto, guardando il cielo notturno e meravigliandomi di come le stelle sembravano connettersi perfettamente fra di loro”. Non troverete certo gioia qui dentro, lei stessa lo definisce un inno alla morte ed alla decadenza, traspare tanta malinconia in questi solchi, la voce appena sussurrata ne è chiara testimonianza, una sorta di Vashti Bunyan riportata all’anno 2021, ma se volete restare al presente una creatura affine a Marissa Nadler o Aldous Harding. Bello lo scatto di fronte copertina dove viene chiarito che il disco è stato registrato nel 2019, uscendo però soltanto adesso. Splendida Colourblind giusto in apertura, a noi ha ricordato la Joni Mitchell dei primissimi album, che del resto è stato uno degli ascolti in gioventù della Nostra, figlia di un cantante jazz, non per caso quell’Indigo del suo nome rimanda alla canzone Moon Indigo del grande Duke Ellington. Delizioso anche il video dallo stile retrò che ha fatto conoscere in anteprima la canzone. Incantevoli Bad Dreams e Undone, veri sogni ad occhi aperti, ma ci sono pure il reading di Dog Bark Echo, le linee minimali di Baby, Golden Age ed Everything Everything, pure questa accompagnata da un suggestivo video di Mia Lethbridge. E sembra bello avere fra le mani e godere di lavori come “Echo” che sembrano venire dal profondo del cuore di chi li ha scritti e concepiti, emergono tanto dolore, passione e sincerità da queste nove tracce. Tutto ciò sembra dettato dall’umore della sua interprete, siamo certi che il prossimo album della brava e bella australiana potrebbe presentare colori completamente diversi da quelli usati qui dentro. Dobbiamo infine ringraziare Adrienne Lenker per aver fatto conoscere all’universo musicale Indigo Sparke, molto più che un talento effimero o una nuvola di passaggio. Siamo certi di non essere smentiti.

 

Voto 8/10

Voto: 8/10
Ricardo Martillos

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