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22 Aprile 2013

Underfloor QUATTRO

2013 - Suburban Sky
[Uscita: 22/04/2013]

underfloor_quattroI fiorentini Underfloor tornano a farsi sentire a dieci anni esatti dalla nascita con il loro quarto disco a nome "Quattro". E non potevano festeggiare tale evento in maniera migliore visto che quest'ultimo lavoro è senza ombra di dubbio la loro opera più compiuta, il loro capolavoro insomma. Ma andiamo per ordine e navighiamo a ritroso nel tempo. Gli Underfloor nascono inizialmente come power trio e la prima formazione comprendeva Matteo Urru, voce e chitarra, Guido Melis al basso e Lorenzo Deslati alla batteria. Il disco omonimo che li battezzava, "Underfloor" uscito nel 2004 ed il secondo a nome "Vertigine" (2008) vedevano una band rincorrere un tipo di suono quasi sempre melodico, debitore di band come i Verdena, con arrangiamenti sempre curati ed una strizzata d'occhio al vecchio progressive italiano dei settanta. L'ottima tecnica strumentale del gruppo faceva spesso la differenza e così venivano fuori composizioni estese come All'improvviso dal disco d'esordio e Dall'esterno da "Vertigine".

 

Il tour che segue quest'ultimo disco vede l'improvvisa defezione del cantante Urru e così gli Underfloor sono costretti giocoforza a mutare di pelle. Il nuovo assetto, con Guido nuovo e convincente vocalist, non porta altro che benefici al gruppo visto l'inserimento del chitarrista Marco Superti e la bravissima violinista e tastierista Giulia Nuti, vero punto di forza e di svolta nel suono del gruppo. La migliore line-up di sempre della band come dimostreranno i dischi successivi. "Solitari blu" (2011) è, relativamente ai primi tre album, la loro opera più compiuta con arrangiamenti più curati, un suono con ampi riferimenti al passato come la matrice analogica della registrazione. Il pezzo omonimo è una bella composizione ad ampio respiro, sette minuti davvero intensi. Da ricordare che questa è purtroppo l'ultima produzione del compianto Ernesto De Pascale, cuore ed anima del Popolo del Blues e molto altro ancora. Ma veniamo adesso all'ultimo disco. "Quattro", perché numericamente è il loro quarto disco, come pure quattro sono le distinte personalità degli Underfloor.

 

Come un gioco, song apripista ha proprio le sembianze del classico pezzo da lanciare come singolo, perfetto anche come opener dei concerti. Il meglio viene però subito dopo. Sono due splendidi brani a nome Don't mind ed Indian song, le vette del disco e forse di tutta la produzione Underfloor.  La prima pare estrapolata da qualche oscuro capolavoro prog dei gloriosi settanta: vocalmente Guido è ineccepibile, il pezzo presenta arrangiamenti di livello superiore, segno di una maturità ormai raggiunta dopo dieci anni di attività. Indian song è un favoloso brano di natura psichedelica come il titolo suggerisce, superbo il lavoro strumentale a corredo del pezzo con menzione speciale per Giulia Nuti, al solito ineccepibile con la sua viola che rende magica una composizione già di per sé di squisita fattura. Superba composizione. Indian song non per nulla è il pezzo che i quattro Underfloor bravi fiorentini hanno scelto per il loro splendido video, bello almeno quanto la canzone. Immagini e montaggio da veri professionisti, un’altra gemma firmata e prodotta come l'intero "Quattro" da loro stessi, come dire: sana autoproduzione al 100%.

 

L'uso della viola o del violino non è una novità nella musica rock, ma pochi sono quelli che lo hanno fatto e lo fanno dalle nostre parti, preferendo i più tradizionali e rassicuranti chitarra, basso e batteria che però molto spesso "normalizzano" troppo il suono. Gli Underfloor  hanno questa freccia  in più nel loro arco e la sfruttano alla grande, allo stesso modo dei King of the Opera con Francesco D'Elia. Ma "Quattro" non si esaurisce certo qui. Ci sono pure la bella Lei non sa, con rimembranze vocali delle Orme di Tagliapietra e Pagliuca ed i due strumentali, quello lunare di Solaris e L'uomo dei palloni  che sono molto esplicative dello stile impeccabile del gruppo. Più rientranti nei tipici canoni di canzone melodica sono Linee di confine e Intorno a me, con preferenza per la seconda. Stomp è atipico per il suono degli Underfloor, con il violino di Giulia che rimanda addirittura a quello di Papa John Creach degli Hot Tuna gloriosi di Jorma Kaukonen e Jack Casady, un gustoso divertissement molto gradito.

 

Il finale di partita è affidato invece a Senza far male che chiude il disco con un’altra coda strumentale di gran pregio. Con "Quattro" gli Underfloor  confermano dopo dieci anni di attività di essere allineati con la migliore produzione musicale indipendente del momento. Ed a costo di risultare monotono tengo a sottolineare ancora una volta che è la scena fiorentino/toscana a regalarci gruppi di livello eccelso: Blue Willa, King of the Opera,Underfloor Unepassante, Rio Mezzanino, The Regal e molti altri. I complimenti per il momento vanno invece tutti agli Underfloor. Il disco è stato registrato come il gruppo tiene a sottolineare "rigorosamente in analogico su nastro magnetico" al Plastic Sun studio di Firenze. Roba d'altri tempi, scelta lodevole oltre che coraggiosa. Da non perdersi pure le loro esibizioni live, perfetta testimonianza di una compattezza strumentale non facilmente riscontrabile in tutte le band della nostra penisola (rock). 

Voto: 8/10
Ricardo Martillos

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