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26 Settembre 2019

Klippa Kloppa Liberty

2019 - Snowdonia
[Uscita: 20/09/2019]

"Che diavolo ti è venuto in mente Arturo?”
Arturo è il protagonista di Cinghiali, uno tra i pezzi più belli del nuovo album dei Klippa Kloppa: “Liberty”. Il papà cinghiale vittima sacrificale dell’avidità degli uomini è la metafora del nostro mondo distopico dove si muore per un pezzo di pane e dove si passa sopra alla vita per pochi spiccioli. Ma ad Arturo che muore per i suoi figli dobbiamo essere davvero riconoscenti per aver nuovamente ispirato una band di cui in questi anni avevamo davvero sentito la mancanza. Dopo l'onirico e fiabesco "El Pais Encantado" (Charity Press, dicembre 2013) e lo stupefacente "Amore Cosmico" (Charity Press, luglio 2013 ) ipnotico e visionario, con episodi strumentali di raffinata diluizione spazio temporale, seguono anni di silenzio per la band casertana formata da Nicola Mazzocca, Mariano Calazzo, Simone Caputo, Marco Di Gennaro e Mariella Capobianco. Un vuoto pneumatico si potrebbe quasi dire per un gruppo capace sempre di stupire con il suo approccio apparentemente naif e disincantato ma allo stesso tempo autentico, traboccante di sensibilità, nostalgia ma anche ricerca sperimentale e lucida percezione della propria realtà. E questi nuovi dieci pezzi di "Liberty" sono a tutti gli effetti un manifesto di piena maturità nella loro longeva attività che ha superato il giro di boa di un ventennio. Lo dimostra la sfida perfettamente riuscita di cimentarsi con testi in italiano, magicamente calibrati tra impegno e poesia, sguardo introspettivo e tangibilità di un presente invasivo e contraddittorio e accompagnamenti strumentali fatti di passaggi variegati, sincopati, effervescenti. Ogni stato emotivo è tradotto dalla scrittura musicale che ne sottolinea con forza le variazioni e le sottili sfumature. Impennate di riff, ritmiche convulse e diluizioni impalpabili che procedono in modo inatteso, a volte con effluvi di nervosa elettricità (Blast, Incido sull'atmosfera), altre quasi rattenuti in una inquieta e latente tensione interna (Cotidie, Alla fine della Giostra) come in un prog dadaista. Insieme all'artwork e all'ineffabilità criptica dei testi, tutto appare come un collage, un flusso sensoriale sospeso e costellato di vividi contrasti. Verrebbe da pensare all'associazione libera che Jacques Lacan aveva definito lingua dell'inconscio, un'armonia semiotica che si apre senza pudore proprio perché svincolata da ogni costrizione e costruzione e che tende a un ideale mai statico. L'anestetica ambiguità di Bach sembra un candido elogio dello smarrimento esistenziale sempre contemplato da una prospettiva di indulgenza assolutrice. Per ironia, per sorte, per sopravvivenza, per sfida. Mai per passività, mai per rassegnazione. È uno sguardo vivo e vivace, esuberante di personalità e di voglia di lasciare un segno identitario e creativo. La bellissima Lyudmila Pavlichenko è un melange equilibratissimo di accelerazioni e galleggiamento e poi c'è la magia di Nature Morte che forse mette il punto sull'equilibrio del nuovo approdo. Cambi umorali repentini, voglia di interpretare le cose sotto diverse prospettive, voglia di delicatezza, ostentazione di fragilità e tenacia. È bizzarro dover dire che, dopo aver tanto apprezzato l'originalità dei Klippa Kloppa per il sound dinamico, capace di oscillare tra futuro e sguardo nostalgico, oggi ci colpiscono questi testi così meravigliosamente affini all'impalpabilità sonora e a quel sottaciuto emotivo di cui sono sempre stati latori. Un liberty composto da tutta l'intensità della vera ispirazione.

Voto: 8/10
Romina Baldoni

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