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16 Luglio 2020

Tyler Higgins Broken Blues

2020 - Clean Feed / Shhpuma
[Uscita: 26/06/2020]

Il blues è una faccenda tutta privata, quasi sempre una interiore resa dei conti impietosa. Il blues divide le cose in due e non lo fa mai in modo indolore, proprio perché rimesta per sua natura in tutto ciò che viene rimosso per dimenticare. La musica di Tyler Higgins è ipnotica, circolare come un mantra che sorge dalle desolazioni dell’anima, come un rito di sopravvivenza. “Broken Blues” (registrato nel giugno del 2019 ma pubblicato da poco quest’anno) è una raccolta di nove tasselli di un quadro di insieme che parla di solitudini diluite nella lentezza dei ritmi della provincia americana, scandite dal rumore delle auto di passaggio lungo autostrade che tagliano il nulla per centinaia di chilometri. L’album potrebbe essere la sonorizzazione immaginaria per storie di frontiera con la vista sul deserto come dimensione di riscatto oppure di definitiva sconfitta. In questo senso, ogni brano dell’album contiene un elemento che conduce allo smarrimento, come quel richiamo ancestrale che ritroviamo nella scansione straniante del blues maliano dei Tinariwen. Proprio questa è la cifra di Higgins, ovvero quella di scavare nelle profondità di un suono scarno che ruota attorno alla chitarra e che affonda le mani nella musica africana in uno slancio di ricerca delle proprie radici esistenziali. Ogni strumento - che sia il basso acustico di Gabriel Monticello o le funzionali linee di batteria di Paul Stevens - ruota attorno al baricentro di una chitarra ora pulita, ora sporcata da screziature di saturazione, in un flusso di coscienza quasi continuo, nonostante l’apparente cesura tra i brani. L’opener Day Is Done è il silenzio militare suonato come fosse una marcia funebre al mondo che si inabissa, Electricity è lo sdilinquimento di un sole accecante, prima che le forze vengano meno del tutto; Let It Shine On Me è un gospel dolente che ha il sacro sapore del riscatto, mentre I Want Jesus To Walk With Me è una intonazione alla Blind Willie Johnson avvinta dagli umori densi delle paludi del Mississippi. Texas Is My Home è un inno ripiegato di appartenenza a nessuna bandiera, così come The Truth Is Marching On che altro non è che una Glory Glory Halleluja ricomposta al netto della retorica. Non c’è passaggio di “Broken Blues” che non sia permeato da una religiosità critica e da una visione cinica dell’America nel suo versante più reazionario. Higgins riduce volutamente ogni elemento di magniloquenza a carcassa disseccata, a mero simulacro dello splendore di qualcosa che adesso è diventato una moneta falsa.

Voto: 6.5/10
Giuseppe Rapisarda

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