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6 Maggio 2021 , ,

Alfa Mist Bring Backs

2021 - ANTI-Records
[Uscita: 23/04/2021]

Miles Davis ci ha insegnato che tutto è possibile. Non esiste incontro che non si possa celebrare sotto l’egida delle diversità apparentemente più radicali. Basterebbe il salto dal bebop al funk ribollente di “Bitches Brew”, le effusioni platoniche con la musica di Hendrix o le nuances pop più ammiccanti, per comprendere quanto sia insensata ogni definizione di genere. Proprio sulla scorta di questa chiave di lettura ci piace pensare che il recentissimo “Bring Backs” di Alfa Mist sarebbe piaciuto a Miles Davis. L’attitudine del musicista di Newham, avvezzo da sempre a mescolare territori e latitudini lontane, sarebbe piaciuta a Davis per il suo modo di trovare una quadratura che spinge il jazz a penetrare un linguaggio che arriva ad una platea trasversale e scompattato da derive di autoreferenzialità. E’ indubbio che Alfa Mist abbia maturato già da “Antiphon” del 2017 una propria direzione precisa che parte dall’hip hop, dalla cosiddetta scena urban e grime, sino ad arrivare - da autodidatta - alla elaborazione di un risultato in qualche modo sorprendente. In un profluvio di produzioni e riassestamenti nell’area jazz, “Bring Backs” ha un elemento che lo rende narcisista nel senso migliore del termine, esibendo le proprie ascendenze solo per poterle poi gettare in un calderone in cui ogni cosa si fonde con coerenza e misura. Se volessimo azzardare un paragone, potremmo dire che la mappatura dei nuovi brani presenta geni di trip hop (con evidente imprinting Massive Attack) e scorie del sovracitato Miles Davis, soprattutto da individuarsi nell’ultima fase, con il risultato di rivolgersi ad ascoltatori non necessariamente avvezzi all'uno o all'altro. Complice di tutto ciò è la schiera di musicisti di buon livello di cui si avvale Alfa Mist. Proprio in questo senso, è rimarchevole il lavoro sul groove affidato all’ottimo batterista Jamie Houghton che sa intessere una costante microfibra ritmica densa di sfumature ed in grado di sostenere i passaggi corali a quelli solistici, nonché lo stile del chitarrista Jamie Leeming che, con il suo sound acidulo, ricerca una espressività alla John Scofield (vedi su tutti l’opener Teki e Attune). La varietà dei registri impressiona per le differenti rifrazioni di colori, come People in cui la voce di Kaya Thoma - Dyke ricorda le fragranze esotiche di Noa, per poi virare verso Bristol con la successiva Mind The Gap che vede la partecipazione del rapper Lex Amor a fare da Virgilio lungo strade bagnate dalla pioggia. L’ottima accoppiata di fiati data dal dualismo Johnny Woodham - Samuel Rapley emerge in Run Outs, mentre con Last Card (Bumper Cars) si entra in un mood umbratile e dolcemente retrò grazie al tappeto di archi che insuffla aria fresca nei polmoni. Dopo le istanze cameristiche di Once A Year, prossima agli umori di “Out Of Time” di Beth Gibbons & Rustin Man, in chiusura troviamo Organic Rust in cui Alfa Mist scandisce la propria metrica al microfono su una linea d’ombra che definisce i connotati di una dimensione interiore. La cosa più giusta che ci viene da dire su Bring Backs” è che non ci sono aggettivi per definirne il tracciato: l'album suona antico come una tensione continua verso qualcosa che vorremmo giungere a possedere o essere. Che sia forse il fascino discreto della borghesia?

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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