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7 Gennaio 2020

Marc Copland And I Love Her

2019 - Illusions Mirage
[Uscita: 18/10/2019]

Marc Copland continua il suo discorso in piano trio questa volta in compagnia di Drew Gress al contrabbasso e Joey Baron alla batteria. L’estrema versatilità del pianista di Filadelfia gli ha permesso di collaborare, nel corso degli anni, con grandi jazzisti: Gary Peacock, John Abercormbie, Bill Stewart, Ralph Alessi, Dave Liebman, Randy Brecker, Bob Berg, Hank Crawford, Art Farmer, Curtis Fuller, Tom Harrell e molti altri. Dopo il duo con Gary Peacock e i tre fondamentali album con il New York Trio Recordings (nei quali si alternano Gary Peacock e Drew Gress al contrabbasso e Paul Motian e Bill Stewart alla batteria) quest’ultima fatica lo vede comporre un progetto composito con brani originali e alcuni standard contemporanei. Copland risente dell’influsso di Bill Evans ma ha raggiunto una sua maturità artistica ed un colore musicale innovativo e personale. Oltre a un interplay magnifico, data la lunga frequentazione con gli altri componenti, il progetto risente della freschezza e dell’inventiva del batterista. Si parte con Afro Blue, scritta da Mongo Santamaria ma conosciuta maggiormente nella versione di Coltrane. L’introduzione di contrabbasso e batteria che dialogano introduce la tensione che si manifesta dalle prime note del piano che accennano il chorus. Il tempo in 6/8 crea un movimento di tensione e distensione continuo. I tre si muovono pariteticamente, ognuno procede con il proprio assolo e nel contempo si integra nel “discorso” degli altri. Una versione affascinante e coraggiosa. Se Cantaloupe Island (brano storico di Hancock) viene riletta per sottrazione, privandola di quel groove che la distingue, I Love Her, dei Beatles, viene rispettata nelle sua melodia ma il pianista si permette di esaltarne l’armonia per permettere una maggior libertà di movimento ai suoi due compagni, per poi chiudere il brano in perfetto accordo. Day And Night, brano dell’artista di Filadelfia, è forse la summa del disco. La semplicità del tema e la lunga durata permettono a Gress di esprimersi in un lungo assolo e Baron accompagna con una tale grazia e incredibili levità e leggerezza sui piatti da ricordare per un attimo il grande Billy Higgins. Mitzi & Jonny, improvvisazione collettiva, diverte con il ritmo funky e feroce: forse la traccia più vigorosa dell’intero album. Might Have Been, sempre del pianista, si muove con delicatezza, introducendo quella tensione/distensione di cui si parlava in precedenza, creata dalla mano sinistra di Copland che armonizza con vigore. Con Love Letter, scritta da John Abercrombie, l’album giunge al suo momento più intenso e intimo: una traccia di infinite grazia e intensità nella quale riscopriamo la magnificenza compositiva di un chitarrista che ci ha lasciato troppo presto. Un progetto che sottolinea ancora la grande maestria di Copland e che, nella rilettura di alcuni standard, sa appropriarsi, come pochi, dello spirito dei brani.

Voto: 8/10
Nicola Barin

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