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27 Settembre 2021

Nazarin 1981

2021 - Viceversa Records
[Uscita: 25/06/2021]

Ci sono storie inventate come un trucco di magia studiato per stupire il pubblico e poi ci sono storie autentiche che devono essere scritte non per cristallizzarle ma per trascenderne i contorni ogni volta che verranno lette. Anche perché è sempre diafana quella parete che divide la stanza del sogno da quella della realtà. A distanza di otto anni da “La Mattanza Dei Diavoli”, Salvo Ladduca, con il moniker Nazarin, riprende una sorta di flusso narrativo interrotto pubblicando “1981”, album saturo fino all’inverosimile di tempo vissuto, strade spezzate e forza ritrovata. Ladduca non è tipo da racconti di seconda mano, la poesia dei mille incroci della sua musica interseca l’esperienza vera con le sospensioni delle esistenze cui siamo costretti a causa di una forza gravitazionale che ci fa spesso girare a vuoto. I versi di “1981” sono scorci di un paesaggio intimo, occhi che cercano la luce attraverso le persiane delle fresche case di paese e che invece incontrano una pioggia che riempie strette strade in discesa. “1981” è radicato in Sicilia, terra che, nello stesso momento in cui si nasce, lega a sé con un sortilegio di cui si apprende la formula di liberazione quando ormai è troppo tardi per ogni altra scelta possibile. Allora, rimane solo l’abbandono all’irrazionale, lo stesso intonato dall’opener strumentale Bronte che allinea il battito di tutti i sud del mondo in una taranta avvelenata da un southern blues vicino tanto a Cesare Basile, quanto al respiro folk dei Willard Grant Conspiracy. Davanti Agli Occhi sviluppa poi un coefficiente di coralità alla Arcade Fire, Dei Mille Incroci si colloca nell’alveo della canzone d’autore con ricami armonici alla Ivano Fossati, mentre Genesi vive di luccichii eighties ad incorniciare un omaggio rispettoso a Franco Battiato che giunge quando meno te l’aspetti. Tutto l’album si colloca in una prospettiva mediana che guarda al passato solo per fare un inventario delle proprie ascendenze e riproporle con la personalità di chi sa maneggiare con cura la materia emotiva. Ogni elemento viene elaborato con la verità della propria arte, quella in cui Nazarin continua strenuamente a credere, donando una musica profonda che merita una frequentazione attenta per percepire il sottotesto contenuto negli appunti di un viaggio continuo. Ladduca non si tira indietro nel sondare anche la sostanza esoterica con la ciclicità di Girotondo che obnubila con la sua cantilena antica, oppure con il decadentismo alla The Bad Seeds di Per Averti Sul Cuore. La vita ha chiari e scuri ed ecco che allora, dopo lo sfavillio di Aspettando L’Alba, arriva Artaud Al Macello con Mauro Ermanno Giovanardi ed il sassofono di Roberto Romano, con la sua umbratile poesia dischiusa su un fondale di malinconia vicina al mood dei Massimo Volume. Dall'ascolto si apprende che queste nuove canzoni hanno la sostanza di una resistenza alla dissoluzione culturale che tutto trascina con sé in una spietata deriva generalizzata. In realtà, "1981" altro non è se non la raffigurazione di un’anima migrante che non ha padroni né alloggi, che gira senza sosta alla ricerca di paesaggi immaginari in cui immergersi per rinascere continuamente.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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