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27 Gennaio 2016

Impegno sociale e commedia all’italiana Ettore Scola

2016 - Italia

ETTORE-SCOLA-facebook                       I N T R O

 

Per un operatore della comunicazione che presta una particolare attenzione ai contenuti e alle figure che li esprimono, e che cerca spunti per andare un tantino al di là del fatto meramente informativo, determinati incontri si imprimono nella memoria in maniera particolare, restano dentro. L’occasione in cui abbiamo contattato per un’intervista il grande Ettore Scola, per poi intrattenerci con lui in un’amabile conversazione, ci ha fornito appunto gli elementi per accrescere le conoscenze intorno ad un cineasta già particolarmente apprezzato, che, con le sue pellicole, ci aveva già dato formidabili emozioni.

 

Un uomo riservato, gentilissimo, elegante, incontrato peraltro insieme ad altri due suoi colleghi blasonatissimi, Mario Monicelli e Gillo Pontecorvo, e agli attori Stefania Sandrelli, Franco Nero e una spumeggiante Vanessa Redgrave: praticamente come se avessimo attorno un pezzo della migliore storia del cinema italiano del dopoguerra in carne ed ossa. Ecco, questa l’immagine dell’Ettore Scola dal punto di vista umano, sulla scorta dei ricordi personali che ritornano alla luce con prepotenza nel momento in cui si viene a sapere che il maestro, ottantaquattrenne, ci ha lasciati. Per il resto, a rimanere scolpita nella memoria collettiva, è una carriera artistica di assoluta rilevanza, condotta sempre ai massimi livelli, con la creazione di una serie di film che sono inossidabili, che resistono al mutare dei gusti e delle tendenze, che non sono antichi reperti archeologici, ma hanno valori universali ai quali continuare a fare riferimento. 

 

La vita ed i film

 

Ettore Scola nasce il 10 maggio del 1931, in Irpinia, in provincia di Avellino, in quella cittadina di Trevico, il cui nome comparirà, nel 1973, nel titolo di uno dei suoi film, “Trevico-Torino... Viaggio nel Fiat-Nam”, in cui racconta, con il suo piglio da militante, una storia di emigrazione. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma, mentre inizia l’attività giornalistica e di disegnatore al Marc’Aurelio, la mitica testata che, negli anni del dopoguerra, è la palestra per la migliore intellighenzia italiana, ed inizia nel contempo a scrivere sceneggiature con Age e Scarpelli, per i grandi cineasti dell’epoca. Il debutto registico avviene nel 1964 con “Se permettete parliamo di donne” e con “La congiuntura”, dove dirige Vittorio Gassman, che sarà uno dei suoi attori prediletti, insieme con Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, e ancora Monica Vitti, Stefania Sandrelli, Sophia Loren ed altri splendidi attori. Già dalle prime pellicole emerge lo stile inconfondibile nel quale ben s’amalgama impegno sociale e commedia all’italiana, e con cui racconterà in maniera puntuale e rigorosa la storia di un’intera generazione, le sue tensioni, le sue ideologie, i suoi pregi e i suoi difetti.

 

Negli anni Settanta, Scola dirige alcuni dei suoi grandi capolavori, come “C’eravamo tanto amati” (1974), “Brutti sporchi e cattivi” (1976), “Una giornata particolare” (1977), quest’ultimo ricordato, oltre che per la riuscitissima ricostruzione d’ambiente dell’Italia E. scola-manfredi bruttifascista, per le convincenti prestazioni interpretative di Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il regista irpino conquista un’ampia notorietà anche all’estero, entrando nel novero dei migliori e più accreditati registi italiani e cominciando a conquistare premi e riconoscimenti nei più importanti festival cinematografici. Del 1980 è “La terrazza”, pellicola nella quale affronta con grande lucidità e precisione la crisi della sinistra e il dramma degli intellettuali nel momento in cui si ritrovano a tracciare il triste bilancio di una sconfitta. Nel 1986 gira lo splendido e Etto scola giornatacommovente “La famiglia”, una saga che rievoca un ottantennio di vita, passioni, amori, emozioni nel contesto di una famiglia della borghesia romana, dove, con il solito Vittorio Gassman, si muove un cast stellare. In una trentina di pellicole, Scola racconta belle vicende e contemporaneamente ripercorre la storia di un Paese, mettendo in evidenza un impegno socio-politico di segno forte, prendendo coraggiosamente posizione – nel 1989 fu anche ministro dei Beni Culturali del governo-ombra costituito dal Partito Comunista Italiano – e con estrema coerenza quanto a scelte estetiche e di contenuti ideologici.

 

Una citazione d’obbligo spetta a “Ballando ballando” (1983), un magnifico “girotondo” ambientato in una sala da ballo parigina sullo sfondo della storia francese fra gli anni Trenta e Ottanta, che rappresenta un aspetto un tantino diverso nel contesto della sua produzione, ma sempre di altissima qualità. Negli anni successivi Scola dirige Jack Lemmon con Marcello Mastroianni in “Maccheroni” (1985), poi utilizza un ottimo Massimo Troisi, per metterlo accanto al solito Mastroianni in “Splendor” (1988) e “Che ora è” (1989) e accanto ad Ornella Muti in “Il viaggio di Capitan Fracassa” (1990). Nel ’98 torna ai temi della “terrazza” con “La cena”, per chiudere praticamente la carriera registica con “Concorrenza sleale” (2000), protagonisti Sergio Castellitto e Diego Abatantuono in una Roma nella quale il fascismo sta imponendo le sue leggi razziali. Fra il 2003 e il 2013 ritorna alla ribalta con due documentari, uno dedicato alla sua città d’adozione, “Gente di Roma”, l’altro dedicato a Fellini, “Che strano chiamarsi Federico”. Nel novembre scorso la moglie Gigliola e le figlie Paola e Silvia avevano realizzato un documentario, “Ridendo e scherzando”, per rievocare la sua vita pubblica e privata. Che è un prezioso patrimonio collettivo.   

 

Nello Pappalardo

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