Labels: Teen Sound Records 2012 The Electric Flashbacks, The Cheeks, DC Fontana, I Ganzi, I Riviera
Ho scritto molte volte in passato della Misty Lane, della sua divisione Teen Sound Records, e del loro artefice-deus ex machina Massimo del Pozzo sui siti con cui collaboravo. Ecco ad esempio uno Speciale del 2008 su un sito online molto conosciuto. Oggi invece ho il grandissimo piacere di pubblicare su un mio magazine a tutti gli effetti, Distorsioni, un ennesimo Speciale del sottoscritto sull’ultima infornata di novità, interessantissima e varia come sempre, della Teen Sound Records, quattro dischi usciti tra il marzo e l’aprile di questo 2012, nello specifico: “The Lovely Art Of Electronics” (CD), degli italiani THE ELECTRIC FLASHBACKS, "Feathered Tigers In A Magic Zoo" (LP) dei tedeschi THE CHEEKS, "La Contessa" (LP) degli europei DC FONTANA più il 45 giri split “L’altro ieri/Nessuno ti ama” dei nostri I GANZI/I RIVIERA. In Giugno è in uscita anche “66”, LP dei russi THUNDERBEATS che recensiremo su Distorsioni appena sarà tra le nostre mani. Come al solito Massimo ha fatto un ottimo lavoro captando e facendo entrare nella sua scuderia alcune tra le più interessanti proposte internazionali in materia rispettivamente di garage, popsike, mod-music e beat. Va sottolineato e non dimenticato il prezioso lavoro svolto dalla sua nuova collaboratrice (e compagna) Alessandra Monoriti per l’Artwork, Illustration & Graphic, che si è tradotto sulle copertine dei CD e dei vinili trattati in questo Speciale in una ventata di freschezza ed originalità, caratterizzandoli ed ottimizzandoli esteticamente prima che nei contenuti. Buona lettura!
THE ELECTRIC FLASHBACKS: “The Lovely Art Of Electronics” (Teen Sound Records 2012)
Un’ennesima godibilissima reincarnazione questi The Electric Flashbacks del rock garager teramano Tito Fabio Macozzi, valoroso difensore ad oltranza dell’anima punk-garage internazionale senza tempo più sanguigna e schietta. Ne ricordiamo le gesta con i grandi Brainsuckers, con i quali tra l’altro è backing band più che degna nel 2004 di Leighton Koizumi dei Morlocks in quell’esplosivo album di covers che è “When the Night Falls”. In “The Lovely Art Of Electonics” Tito continua imperterrito e con convinzione davvero incomparabile nella sua personale preziosa opera di rivisitazione, questa volta del Pebbles-Garage pre Freakbeat meno conosciuto di metà anni ‘60, con giusto spirito ‘moderno’ riuscendo a rendere vibranti ed attuali - operazione tutt’altro che semplice - una serie di brani che fanno parte di uno straordinario patrimonio musicale punk-garage, orgoglioso di ormai quasi cinquanta primavere, che altrimenti cadrebbero nel dimenticatoio. Con quale etichetta italiana specializzata Macozzi avrebbe potuto condurre in porto questa nuova, nobile crociata se non con l’immensa Misty Lane/Teen Sound Records di Massimo del Pozzo, baluardo da ventitré anni della suddetta grezza, basica dottrina musicale?
Tito questa volta ne sottolinea l’essenza più rhythm & blues con l’introduzione di ben due sassofonisti, Alberto Massetti e Pier Paolo Candeloro, ampliando il raggio d’azione garage nel quale va a pescare degli hits ormai dimenticati: accomodatevi, e storditevi senza complimenti con le ruspanti ed insolenti She’s about a mover (Sir Douglas Quintet), Stop it Baby (Heard, ne ricordo anche una bella versione dei pub-rockers inglesi Inmates), Biff! Bang! Pow! (Creation), Have Love Will Travel (Richard Berry), Now it’s Your Turn To Cry (The Sparklings), Writing On the Wall (The Five Canadians). Segnalo anche la notturna, lenta, nostalgica, quasi malata nell’interpretazione degli Electric Flashbacks, Close that Door (The Tigermen). A sorpresa Tito recupera anche due dei primissimi 45 giri del mai troppo celebrato John Mayall, signore indiscusso del British-Blues, Crawlin’ Up a Hill e dei sovrani (insieme agli Who) del mod-sound britannico Small Faces, Sorry she’s Mine. Insomma, l’avrete capito, con “The Lovely Art Of Electronics” c’è da sfiziarsi assai: che aspettate allora? Mettetelo sul piatto … pardon nel lettore cd, e si dia inizio alle danze!
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THE CHEEKS: "Feathered Tigers In A Magic Zoo" LP (Teen Sound Records, Marzo 2012)
Il lavoro più sorprendente di questa nuova tornata Teen Sound Records è "Feathered Tigers In A Magic Zoo” dei tedeschi The Cheeks. Quinto album per la band di Dortmund, dopo “Raw Countryside” (2006, Fuego/Beyond Your Mind Records) “Royal Pop Elevation” (2002, Wolverine/69 Records), “Clockwork Anthems 4” (Comp., 1998), “Have Some Fun …with The Cheeks” (Screaming Apple, 1997): Kono Patzki (lead vocals) e c. hanno frequentato solo labels tedesche prima di approdare alla corte di Massimo del Pozzo, per realizzare un disco davvero prezioso, memorabile, perfettamente caratterizzato sin dallo splendido artwork ‘art nouveau’ di Alessandra Monoriti. Sarebbe molto limitativo parlarne solo in termini di garage, perché queste tredici songs non lo sono tout-court ed in modo ortodosso: l’organo Vox e l’harpsichord di Dario Treese, che marchiano pesantemente il sound dei Cheeks, avvolgendolo completamente come una calda placenta, si dipanano attraverso sonorità mistiche, oscure ed interagiscono con le chitarre di Chris Riza costruendo un dialogo vellutato e psichedelico che non può non ricordare in parecchi frangenti quello seminale di Robbie Krieger e Ray Manzarek nei Doors.
Di citazioni nell’elaborato mood strumentale dei Cheeks ce ne sono ancora: ad un orecchio allenato e veterano ad esempio non possono sfuggire i riff decisamente Byrds-iani con cui esordiscono - le corde Rickenbacker in gran spolvero - un paio di brani e le sonorità molto John Cipollina/Quicksilver che sempre Chris Riza sfodera in alcune occasioni. Ma l’agile songwriting di Kono Patzki e Riza riesce a personalizzare il tutto producendo essenzialmente dell’elegante ed un po’ barocco popsike, che respira a pieni polmoni attraverso le morbide corde vocali di Kono, mai aggressivo, dall’appeal seducente e personale, corroborato/doppiato costantemente dai backing vocals di Jule Marz, Suse e Riza. Un affresco sonoro affascinante, con punte di eccellenza nell’ossianica e torbida Seven, nella perfezione formale di Blackbyrds Dreaming of Hollywood (molto radio friendly), Another Wreck on the Highway, Higher State, Mrs.Green, TigerLily, sino alle allusioni J.Airplane-iane di It’s No Secret. Grande produzione vinilitica di Massimo del Pozzo.
DC FONTANA: "LA CONTESSA" LP (Teen Sound Records 2012)
Effettivamente, come annunciato nel comunicato stampa della Teen Records, questo “La Contessa” dei DC Fontana, inciso in origine per la DCTone Records, contiene tutte le componenti stilistiche essenziali per inserirsi nella grande tradizione della Mod-Music europea: un poderoso sound fiatistico (Steve Trigg: Trumpet, flugelhorn – Tim Nightingale: Flute, saxophones – Jamie Ryder: Saxophones) ricco di cadenze e riff rhythm & blues, funky e jazz (l’iniziale Abbesses ne è aggressiva cartina al tornasole), un grande groove hammond-tastieristico che fa loro da contraltare (Scott Riley: Hammond organ, piano – Giles Minkley: Organ, keyboards), una cantante (Karla Milton) dalla voce tinta di soul e grinta r&b che richiama alla mente – ahimè senza uguagliarne, cosa troppo ardua, gli apici espressivi – lo stile della grande Julie Driscoll negli anni fantastici della collaborazione con Brian Auger. Europeo è anche il contesto delle liriche e delle suggestioni con cui respira “La Contessa”: italiano in Dammi Tempo, inglese in Listen Here, Remember Me, Benny e squisitamente francese nel resto dei brani (Tu Es, Six Contre Huit, Les Fantomes du Père Lachaise).
Diviso in Phase 1 e Phase 2 il lavoro si fa apprezzare nella prima parte per l’ accentuato mood crepuscolare prodotto dai chiaroscuri dei fiati, pieni e vuoti contrappuntati dalla voce di Karla Milton, ricca di fascinose nuances. La Phase 2 - o seconda facciata del vinile - fa registrare l’arrivo degli efficaci String arrangements di Christian Badzura, eseguiti dalla Liverpool Session Orchestra, che permeano mirabilmente gli episodi di ispirazione più francese, Les Fantomes du Père Lachais, Saturn dans les Yeux, Six Contre Huit, al centro dei quali si distendono con gentile veemenza i ‘poetry recital’ di Michel Rousseau. Altre suggestioni quindi, con la sezione fiati che fa un passo indietro saggiamente, evitando probabilmente un’ incombente invadenza. Registrato tra Birmingham, Parigi e Liverpool “La Contessa” vanta a sorpresa la produzione di un fedele collaboratore di Julian Cope, il chitarrista e songwriter inglese Donald Ross Skinner. Un album in definitiva che attraverso l’arte e la musica ripropone efficacemente un ideale (utopistico?) umanistico afflato europeo che in realtà è rimasto più sulla carta, oppresso e dilaniato dalle controverse vicende della moneta unica.
I GANZI / I RIVIERA 45 Split: “L’altro ieri/Nessuno ti ama”
Un nuovo beat italiano, una nuova onda di protesta contro una società conservatrice e repressiva, come negli anni ‘60? Pare di sì, e parte da Firenze: questo divertente 45 giri – che strana sensazione spostare la levetta del giradischi da 33 a 45 e sistemare l’apposito supporto per centrarne il buco, proprio come nei sixties - ci avverte che a Firenze è ormai dal 2005 che si sono movimentati in tal senso I Ganzi, e dal 2007 I Riviera, qui presenti con L’altro Ieri i primi, Nessuno ti Ama I Riviera. Certo sarebbe sano e nutriente un new beat, ed i nostri sembrano crederci davvero: I Ganzi poi sono freschissimi, belle voci e bei cori, un’energia beat spumeggiante che acchiappa, più punkettari I Riviera (‘77 human punk naturalmente, quello più melodico!), che non rinunciano agli yeh-yeh ed ai papa-uh mamma surfistici d’ordinanza, e ad un bel solo chitarristico. In questo split davvero ‘ganzo’ in rigorosa madrelingua tutte e due le bands sono comunque impegnate, più che a protestare, in difficili amori giovanili: le aspettiamo al varco di un lavoro più compiuto, nel frattempo qui il divertimento è assicurato, e non è poco, credetemi!
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