Ristampe: Lino “Capra” Vaccina ANTICO ADAGIO
Uscita Ristampa, 2 LP: 31 Ottobre 2014
Lino “Capra” Vaccina è un altro di quei personaggi del nostro panorama musicale di nicchia che assolutamente va rivalutato e riportato all’attenzione delle giovani generazioni. Come la maggior parte dei grandi innovatori e sperimentatori che hanno dato lustro alla nostra avanguardia, proviene da una formazione classica. Il gruppo a cui nel 1972 dà vita, insieme a Walter Maioli, gli Aktuala, pur essendo spesso indicato come di genere progressivo, è in realtà un progetto che tenta un’analisi di ripristino delle origini culturali legate alla tradizione musicale. Nelle prerogative di questo artista c’è quindi sempre stata una ricerca di natura quasi antropologica, volta a risalire al primitivo, a quella modalità espressiva e comunicativa che ha spinto alla creazione ‘pensata’ dello strumento musicale e della comunicazione attraverso la musica. Iprimi Aktuala rappresentano qualcosa di assolutamente innovativo nel panorama delle proposte italiane: la contaminazione etnica, la sarabanda psichedelica che è quasi una ritualità, una riappropriazione delle radici e che anni dopo verrà catalogata come world music. Nel 1975, insieme a Franco Battiato e Juri Camisasca, realizza una serie di concerti itineranti dallo stampo impro-free, etnico sperimentale, dando vita ad un gruppo/progetto chiamato “Telaio Magnetico”. Solo nel 1994 l’etichetta Musicando ha reso pubbliche un paio di queste registrazioni con CD e vinile in edizione limitata “Live ‘75”.
Con Mino di Martino (ex de I Giganti) e Terra di Benedetto e al loro Albergo Intergalattico Spaziale e davvero pochi altri, Vaccina è stata una voce fuori dal coro nel recupero dei moduli arcaici della composizione. “Antico Adagio”, pubblicato in origine nel 1978, è certamente un lavoro ambizioso, che necessita di un’assimilazione lenta e meditata per coglierne in pieno l’audacia fuori dal tempo. Attinge agli stilemi della musica modale, con strutture sonore dilatate tipiche della filosofia orientale che rimanda alla ciclicità e al continuo divenire. Da esperto massimo nel campo percussivo, Lino Vaccina propone una ricerca timbrica e ritmica di grande fascino e suggestione, qualcosa che attualizza e avvicina alle moderne tendenze, ciò che alcuni sparuti compositori contemporanei avevano provato a fare in ambito davvero elitario: superare lo sbarramento tra cultura occidentale e orientale, tra tradizione classica e popolare per ritrovare una direttiva minimale e univoca capace di suggestione spirituale. In questo disco c’è l’uso della ripetitività, elaborato dalla scuola minimalista di Glass, Reich, Riley e La Monte Young, che si unisce ad una concezione folkloristica dal sapore esotico, vicina alle tecniche ipnotiche dei raga. La strumentazione è rigorosamente acustica e prevalentemente percussiva (vibrafono, marimbe, bonghi, gong, campane, tabla, lamiere) ad eccezione di un uso rarefatto e dosatissimo di cetra, pianoforte, oboe e violino.
Elagia è una propagazione di campanelli e note acquatili in dispersione che producono un’armonia quasi trascendente, piena di richiami e rimandi mistici dati dalle eco e dai giochi vocali. Letteralmente tribale e primitiva l’immersione che si ha in Voce in XY con un finale di progressioni e impulsi ritmici che diventano puro astrattismo sensoriale. Dai sentori occulti e vagamente inquietanti di Canti delle Sfere e Movimenti e silenzi per spazi bianchi, in cui si riesce a cogliere la modalità di sospensione del tempo proprio nell’uso degli intervalli, alle improvvisazioni cromatiche dell’omonima Antico Adagio di atmosfera più religiosa con i fiati in centralità tonica e le scansioni metronomiche del vibrafono. La parte inedita della nuova edizione (in realtà concepita anche all’epoca ma poi rimasta archiviata, probabilmente per evitare l’edizione in doppio LP) è dedicata ad alcuni frammenti (Ondulazione melodica, Motus, Frammenti di Suono e Vocis) di natura assolutamente eterea, con impalcature armoniche scarne, fluttuanti e minimali. L’ultima suite è tessuta intorno alla libera melodia dell’oboe e ai ricami delicatissimi degli altri strumenti che diventano riverberi, soffi di vento, fino a spingersi verso una funzionalità metafisica e interiore che non è solo quella del piacere percettivo ma espressione emozionale, comunicazione di sentimenti.
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