Joe Meek I HEAR A NEW WORLD
Joe Meek and the Blue Men “I Hear A New World", prima edizione: Triumph, Maggio 1960
L'esplosione di Internet ha favorito la riscoperta di qualsiasi frutto del mondo musicale, specialmente i più stravaganti. Due fenomeni in particolare devono un rinnovato interesse grazie alla rete: l' “Exotica” e la “Incredibly strange music”. Il primo filone è quella musica nata per sonorizzazioni d'ambiente o colonne sonore e influenzata dai paesi tropicali o dalla fantascienza; il secondo quello dei musicisti dotati di personalità, diciamo così, particolari. Robert George “Joe” Meek può rientrare in ambedue i casi: produttore, talent scout e genio della sala d'incisione, ebbe una vita, e una morte, drammatica. Negli anni '50/'60 Meek lavorò molto come compositore e produttore, raggiungendo anche le vette della classifica, soprattutto con Telstar, scritta per i Tornados, e con Johnny remember me, scritta per John Leyton, poi rilanciata dai Bronski Beat, l'elenco degli artisti dai lui prodotti prenderebbe pagine intere. Ma ad un certo punto la sua vita precipitò. Fu accusato di plagio dal compositore francese Jean Ledrut. Ossessionato dal occulto, era convinto di essere in contatto con alcuni musicisti morti, tra cui Buddy Holly. Fu ricattato poiché omosessuale. Le sue ossessioni, amplificate dall'uso di droghe, evolsero in paranoia, era convinto di essere spiato dalle case discografiche rivali per carpirgli i segreti, e depressione. Il 3 febbraio 1967 la sua follia raggiunse il culmine: ebbe un litigio con la padrona di casa, e la uccise per poi suicidarsi; non aveva ancora compiuto 38 anni. L'unica pubblicazione a nome proprio, “I hear a new world”, divenne ben presto disco di culto. Meek iniziò a lavorare a questo disco nel 1959, suggestionato dal lancio dello Sputnik. Nel maggio 1960 ne viene pubblicata per la Triumph una prima parte sotto forma di EP, un 4-track 7"con il sottotitolo "An Outer Space Music Fantasy"; le altre tracce rimangono inedite fino al 1991, pubblicate dalla RPM records. Sino a questa ristampa su vinile per Poppy Disc in occasione del recentissimo Record Store Day, nell’Aprile 2013. Ad accompagnare Meek i Blue Men, un gruppo di skiffle e rock'n'roll composto da Rod Freeman (group leader): chitarra, voce, Ken Harvey: sax tenore , voce Roger Fiola: Hawaiian guitar, Chris White: chitarra, Doug Collins: basso, Dave Golding: batteria. Ma il disco com'è? Risentito oggi ha più che altro valore di curiosità storica. Queste diavolerie elettroniche suonano antiquate, le composizioni non sono particolarmente incisive e l'uso di voci accelerate è piuttosto infantile. Eppure i primi cinque incredibili album anni ’70 dei Residents da San Francisco sembrano molto influenzati e stracolmi di riferimenti alla musica di Joe Meek in questo “I Hear A New World”, alle sue vocine e filastrocche infantili sottilmente inquietanti, ai pianini ‘scordati’, alle melodie stranianti uscite da polverosi armadi. È consigliabile solo a completisti e fanatici dell'exotica. Una curiosità: è strano come Entry of the Globbots ricordi nel ritmo e nell'armonia Storia d'amore di Celentano. Evidentemente Joe Meek non ha fatto scuola solo oltremanica. La carriera e gli accidenti di questo certo non ortodosso innovatore sono stati narrati una prima volta nel 1991 in un documentario dell’Arena, “The Strange Story of Joe Meek”, e più recentemente da Howard S. Berger e Susan Stahman nel documentario “A Life in the Death of Joe Meek”, un articolato work in progress iniziato nel 2003 nel quale sono stati intervistati sulla sua lunatica personalità e sulla sua singolare estetica musicale oltre ottanta addetti ai lavori, familiari, critici, musicisti tra cui Jimmy Page, Steve Howe (Yes, Asia), Alex Kapranos (Franz Ferdinand) Keith Strickland (The B-52's), Huw Bunford (Super Furry Animals), Chas Hodges (ChasNDave), Mike Berry, John Leyton e membri di The Tornados, The Outlaws e The Honeycombs. Il documentario è stato proiettato per la prima volta al Sensoria Music & Film Festival in Sheffield il 12 Aprile 2008. Sempre nello stesso anno poi al Cambridge Film Festival ed al Raindance Film Festival a Londra. A livello bibliografico invece segnaliamo "Joe Meek's Telstar: Progressive Creativity And Imagination In Independent Music Production", un esauriente saggio di Loz Cliffe.
Tracklist
- Orbit around the moon
- Entry of the Globbots
- The Bublight
- March of the Dribcots
- Love dance of the Saroos
- I hear a new world
- Glob waterfall
- Magnetic field
- Valley of the Saroos
- Dribcots space boat
- Disc dance of the globbots
- Valley of no return
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