Tortoise Parte prima: dalle origini al 1999
Nota: nell'articolo si fa spesso riferimento al termine 'post-rock'. Ciò semplifica le cose nell'inquadrare il contesto storico e le persone che vi fanno parte ma poco ci dice con precisione in merito alla musica in questione. Se le band citate risultano imparentate più o meno strettamente tra di loro, spesso la musica differisce significativamente e non solo da un punto di vista puramente stilistico.
L'asse Louisville-Chicago: la scena post-rock
Affermare che i Tortoise siano una delle band più importanti ed influenti degli ultimi 20 anni non è un'esagerazione. La loro capacità di condensare generi, stili e pratiche in un progetto dal respiro ampio e dalla forte personalità, li ha portati a divenire un punto di riferimento, spesso ineguagliabile, nel panorama della musica indipendente. In un ipotetico ed intricato albero genealogico di quello che è stato definito come post-rock, la band di chicago si troverebbe in una posizione vicina tanto alle radici quanto alle fronde più alte. Tutti i membri della band, oltre ad essere dei validi polistrumentisti, provengono e/o hanno dato vita a gruppi musicali che hanno contribuito alla storia di una 'scena' che si è sviluppata lungo l'asse Louisville-Chicago, una 'scena' che ha esteso la propria influenza ben oltre la frontiera americana. Ora la Thrill Jockey, nel festeggiare i suoi venti anni di attività, ha scadenzato una serie di ristampe in vinile che coprono una porzione considerevole della produzione dei Tortoise.
Bastro, Gastr Del Sol
E' il 1989 quando il batterista John McEntire, uno dei futuri assi portanti dei Tortoise, si unisce ai Bastro, creatura del chitarrista David Grubbs, per l'album d'esordio "Diablo Guapo". Grubbs proviene dai Squirrel Bait, seminale punk band di Louisville nella quale militavano Brian McMahan e Britt Walford, ovvero i due quarti di un'altra band storica ed imprescindibile come gli Slint. Lo stile dei Bastro è da molti definito come ruvido e abrasivo, un post-core spietato ed estremamente irruento ma con scelte precise in materia di suono ed arrangiamenti. Il secondo album arriva l'anno seguente: "Sing The Troubled Beast" prosegue sulla stessa linea anche se si intravede qualche minima concessione melodica in più rispetto al predecessore. Di li a poco, il bassista Clark Johnson viene sostituito da Bundy K. Brown, altro futuro tassello dei Tortoise. L'esperienza Bastro termina in maniera quasi naturale per via della comune aspirazione del trio di rivolgersi ad una musica di più ampio respiro; nasce così il progetto Gastr Del Sol.
Il debutto discografico avviene nel 1993 con "The Serpentine Similar". L'album, che in più momenti sembra risentire dell'influenza del capolavoro Slint-iano "Spiderland", contiene in sè tutte le caratteristiche di quello che verrà in seguito canonizzato dalla carta stampata come post-rock. Strutture reiterate e minimali, architetture matematiche, arpeggi dissonanti, progressismi, accesi contrasti dinamici, attenta cura del suono ed una sorta di aura intellettuale che li circonda, sono nel complesso i tratti distintivi che nell'opera dei Gastr Del Sol rimarranno più o meno costanti. Il periodo a cavallo tra il '93 e '94 segna un cambiamento considerevole: David Grubbs inizia un fruttuoso sodalizio con Jim O' Rourke (futuro membro aggiunto dei Sonic Youth) ed insieme pubblicano "Crook, Crackt or Fly" mentre Bundy K. Brown e John McEntire, che continuerà a collaborare saltuariamente con i Gastr Del Sol, lasciano la band per dedicarsi a tempo pieno al loro ultimo progetto: i Tortoise.
Un duo in affitto e Mosquito
Doug McCombs e John Herndon, rispettivamente basso e batteria, sono attivi a Chicago sin dal 1988. Il duo si propone come una particolare sezione ritmica in 'affitto', in grado di offrire non solo la spina dorsale ad ipotetiche band ad-hoc, ma anche conoscenze tecniche ed esperienze acquisite durante le registrazioni di numerose sessions in studio. Ed è soprattutto nel biennio 90-91 che i due accrescono la loro padronanza con diversi altri strumenti ed iniziano a sperimentare le tecniche di manipolazione sonora. Proprio nel 1991 McCombs ed Herndon propongono a John McEntire e Bundy K. Brown, che in quel momento stanno collaborando con David Grubbs alla mutazione Bastro/Gastr Del Sol, di sovraincidere sulle sessioni fin lì registrate. Nascono i Mosquito, con l'insolita formazione a doppia sezione ritmica, nella quale in verità ognuno si propone come musicista polivalente, abbracciando quindi anche strumenti come chitarra, vibrafono, sintetizzatori e lap steel. La formula è talmente convincente che in quello stesso anno viene offerto loro di fare da spalla agli olandesi The Ex, storica formazione post-punk dadaista. L'occasione sfuma, sembra a causa di problemi che la band europea ha riscontrato alla frontiera canadese, un'opportunità che due anni dopo si ripresenterà senza impedimenti. Arriva il 1992 e i quattro decidono di cambiare il loro nome in Tortoise.
TORTOISE
1993 - I primi passi della testuggine
L'approccio musicale dei Tortoise è quantomeno singolare, pur dovendo molto a quello che i Beatles adottarono per album storici cone "Revolver" e "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". Innanzitutto la loro è una produzione dal carattere interamente strumentale, salvo rarissime eccezioni. Inoltre, mentre molte band famose per aver avuto un buon feeling con lo studio di registrazione provengono comunque dall'esperienza della sala prove e dell'attività sul palco, la loro musica nasce da subito attraverso un lavoro d'insieme proprio in studio, ambiente nel quale la formazione si trova a comporre ed a sviluppare le proprie idee anche grazie a pratiche di incisione, manipolazione sonora e post-produzione. I primi singoli ad essere pubblicati provengono infatti dalle sessions sovrapposte e rielaborate di cui si accennava prima. E' il 1993 quando i Tortoise lasciano le loro prime tracce discografiche con i singoli "Lonesome Sound" e "Mosquito", quest'ultimo un evidente omaggio alla propria genesi.
La loro è una musica che, per quanto ancora un po' acerba, con brani come Reservoir e Goosneck già lascia intravedere i territori nei quali la band si spingerà in futuro nel segno dell'esplorazione più cosciente e di una raffinata contaminazione. Sheets invece rappresenta l'aspetto più rarefatto del loro stile in cui ai trucchi di post-produzione si affianca un'intensa attività di improvvisazione, mentre Lonesome Sound costituisce uno di quei rari episodi nei quali la band i cimenta nella classica forma canzone con tanto di parte vocale. Infine, un brano come Mosquito rende davvero l'idea di come il combo sia già capace di far convivere linguaggi come funk, dub, jazz e rock attraverso una formula del tutto personale ed inedita. Il '93 è anche l'anno in cui McEntire e Brown si lasciano alle spalle l'esperienza Gastr Del Sol ed il polistrumentista Dan Bitney entra a far parte della formazione della testuggine. E' tutto pronto quindi per lavorare su del materiale completamente nuovo e prepararsi a registrare l'album d'esordio.
1994 – "Tortoise"
Come fossero degli alieni attenti e discreti, i Tortoise atterrano con il loro disco sufficientemente distanti dalle arene del mercato musicale così da poter condurre i propri esperimenti al meglio, in attesa e senza ansia che il mondo si accorga di loro. Nel 1994, anno di uscita di "Tortoise", il popolarissimo grunge sta lentamente perdendo l'interesse dell'industria mainstream, mentre generi come il trip-hop e l'abstract hip-hop si guadagnano la crescente attenzione di audience e stampa specializzata. Per quanto possa sembrare
un’ affermazione scontata, il primo ed omonimo album della band di Chicago presenta realmente dei tratti stilistici inconsueti, e non solo se paragonati alle produzioni discografiche di quel periodo. I Tortoise dimostrano da subito un'indiscutibile abilità di condensare un vasto e colto background all'interno di una visione del tutto personale di produzione musicale, il che ha un’evidente e diretto riscontro anche per quel che riguarda il loro sound.
Attraverso un uso artistico, spregiudicato ma al tempo stesso misurato dello studio di registrazione, pratica ereditata soprattutto da pionieri giamaicani come Lee Scratch Perry e King Tubby, raccolgono e rielaborano i suggerimenti provenienti dalle più disparate direzioni come la scena da cui provengono e nella quale i semi piantati da band come Slint cominciano a germogliare, quella tedesca del kraut-rock con Neu! e Can tra i principali ispiratori, da generi apparentemente distanti come country-folk e dub, fino a giungere al funk e al jazz. A dispetto della quantità di influenze riscontrabili, i cinque musicisti mantengono un'asciuttezza ed un'essenzialità ammirevoli e danno l'idea di tenere sotto controllo l'ampiezza delle oscillazioni alle quali è sottoposto il baricentro del loro progetto musicale. Entro pochi anni "Tortoise" diventa un piccolo classico, grazie anche a veri e propri gioielli come Ry Cooder, Tin Cans & Twine, Spiderwebbed e Cornpone Brunch.
1995 - Oltre le classificazioni di genere
Il 1995 vede il gruppo cimentarsi con l'esplorazione e la metabolizzazione di ulteriori linguaggi musicali. Nell'album di remix sperimentali "Rhythms, Resolutions & Clusters" i nuovi spunti provengono dagli ambiti della techno, dell' abstract hip-hop e dell'ambient ma anche da un uso dell'elettronica che sembra ormai privo di pregiudiziali. Le rielaborazioni sono curate, oltrechè da John McEntire e Bundy K. Brown, anche da nomi vicini alla band come Jim O' Rourke e Steve Albini, caso forse unico nella storia di quest'ultimo per quanto riguarda partecipazioni ad operazioni di questo tipo. Il '95 è anche l'anno di un importante avvicendamento. Dopo aver registrato i singoli "Why We Fight/Whitewater" e "Gamera/Cliff Dweller Society", Bundy K. Brown lascia il gruppo per intraprendere una strada che lo porterà a lavorare in qualità di sound engineer per numerose band, oltrechè a remixarne il materiale, ma anche ad avviare nuove collaborazioni.
In particolare, quella con il chitarrista James Warden ed il batterista Doug Scharin (Codeine e June of 44) porterà Brown a produrre l'anno seguente l'intrigante "Directions In Music", del quale Gamera sembra già un'anticipazione. Al posto di Brown viene reclutato il chitarrista e bassisita David Pajo, membro degli storici e ormai sciolti Slint. La scelta non avviene a caso; in quel periodo infatti tanto Doug McCombs che John Herdon fanno parte della prima formazione di The For Carnation, creatura dell'altro ex-Slint Brian McMahan, in cui milita per l'appunto anche David Pajo. Con questa nuova formula i Tortoise partono per un tour europeo, al ritorno dal quale iniziano a lavorare sulle idee che costituiranno il materiale per il nuovo album. Prima di proseguire vorrei riportare una curiosità: proviene da Whitewater il campionamento che caratterizza Your Hands Around My Throat, la canzone che ha fatto la fortuna dei Death In Vegas.
1996 – "Millions Now Living Will Never Die"
Il rinnovato assetto porta la band a produrre quello che si può definire in assoluto come uno dei loro capolavori. Se il brano The Taut and The Tame si pone come logica continuazione del percorso intrapreso con l'album precedente, gli oltre venti minuti di Djed offrono invece un ricco caleidoscopio nel quale si possono riconoscere non solo evidenti e sempre più marcate influenze riconducibili al dub, all'elettronica ed al kraut-rock, ma anche approcci al minimalismo di Steve Reich e Terry Riley. E ancora, nella malinconica e languida Along The Banks Of Rivers si possono cogliere alcuni spunti provenienti dalla musica delle colonne sonore dei film degli anni 60 e 70, Ennio Morricone in primis. Ma è forse con Glass Museum che i Tortoise toccano l'apice, nel quale la presenza di David Pajo si fa decisamente sentire e conferisce al brano una sorta di estetica Slint-iana. Memorabile il gioco tra tema e contrappunto eseguito da chitarra e vibrafono, così come anche l'impeto dal quale si viene inevitabilmente trascinati nella parte centrale del pezzo. Il 1996 vede anche la band impegnata in una serie di tour attraverso Europa, Usa e Giappone e che li porta a condividere il palco con colleghi quali Stereolab, Trans Am e The Sea and The Cake, gruppo che condivide ormai da tempo la presenza di John McEntire alla batteria.
E a proposito degli Stereolab, è con loro che i Tortoise pubblicano in questo stesso anno lo split che include il singolo Vaus, uno dei loro episodi estemporanei più interessanti nel quale, col senno del poi, è facile rintracciare più di un'assonanza con l'esordio in solitaria di David Pajo, che nell'anno seguente darà alle stampe quella piccola gemma di "Aerial M". Merita sicuramente attenzione anche il downtempo di Restless Waters che compare nella raccolta "The Lounge Ax Defense & Relocation". Sempre nel 1996, i Tortoise pubblicano "Remixed", album di rielaborazioni dei brani presenti in "Millions Now Living Will Never Die". In questo nuovo esperimento spiccano sicuramente gli oltre dieci minuti dell'onirico Find The Time, lavoro firmato da Bundy K. Brown, e Djed - Bruise Blood Mix ad opera di U.N.K.L.E, moniker di James Lavelle, che sembra chiudere un cerchio inserendo nel remix un frammento di "Come Out" di Steve Reich. La formazione di Chicago restituisce il favore a Lavelle partecipando con The Source Of Uncertainty al secondo capitolo del manifesto abstract hip-hop, ovvero la monumentale quadrupla compilation "Headz 2" curata dalla storica Mo' Wax, l'etichetta inglese creata proprio da James Lavelle.
1997- Instancabili, pt. 1
I membri dei Tortoise sembrano attingere ad una mole inesauribile di energia se oltre agli impegni tra studio e live trovano anche il tempo per darsi da fare in progetti paralleli e per intrecciare fruttuose collaborazioni. Come già accennato, David Pajo inizia a pubblicare le proprie cose con il moniker di Aerial M, mentre John McEntire è impegnato con l'ennesima prova discografica di The Sea and The Cake e nel missaggio del secondo ed ottimo disco dei Trans Am "Surrender To The Night". Doug McCombs intraprende un proprio percorso in parallelo con "Returns To The Orange Grove", esordio del bassista sotto il nome Brokeback. Nel frattempo arriva anche "The Unstable Molecule", il primo album a nome Isotope 217, progetto nato dal sodalizio artistico che John Erndon e Dan Bitney hanno già stretto da un po' un con il chitarrista Jeff Parker, il cornettista Rob Mazurek e la trombonista Sara P. Smith, i quali vengono invitati alle registrazioni dell'imminente terzo disco dei Tortoise. In particolare Jeff Parker, avendo già in precedenza suonato con le 'tartarughe' in occasione del brano Cliff Dweller Society, si unisce a loro nelle date del nuovo tour europeo. Al ritorno, come già successo due anni prima con Pajo, anche con Parker le chimica sembra funzionare bene, tanto che il chitarrista entra di diritto a far parte della line-up definitiva. Jeff Parker, che dal 1995 è membro della AACM, la storica associazione di cui hanno fatto parte tra i nomi più illustri dell'avanguardia jazzistica come Antony Braxton e gli Art Ensemble Of Chicago, contribuirà profondamente ad un'ulteriore caratterizzazione del sound della band.
1998 - "TNT"
Venuto alla luce dopo una lunga gestazione, il nuovo album si rivela come un altro capolavoro e sancisce la consacrazione dei Tortoise. Denso nei riferimenti e nella pasta sonora, elaborato per quello che riguarda il processo di post-produzione, complesso negli arrangiamenti quanto naïve ed accattivante sul piano melodico, "TNT" dà anche l'impressione di potersi porre come possibile compendio di una buona parte delle musiche del '900. I sei musicisti hanno ora un retroterra davvero vasto a cui guardare e ne sintetizzano con stile una buona parte nelle dodici tracce che compongono il disco. Tra le influenze più marcate c'è sicuramente l'opera del compositore sperimentale statunitense Robert Ashley, esplicitamente omaggiato con In Sarah, Mencken, Christ, and Beethoven There Were Women and Men. Un ulteriore omaggio sembra riservato a Steve Reich attraverso Ten-Day Interval, uno dei brani più suggestivi dell'album che sembra rifarsi al masterpiece minimalista "Music for 18 Musicians". I riferimenti al jazz invece sono molteplici, e non solo per la presenza di Jeff Parker e del resto degli 'Isotopi'. Infatti, alcuni suggerimenti melodici, e non solo di vibrafono, ricordano in maniera più o meno espressa le intuizioni che il maestro Bobby Hutcherson ha cristallizzato in gemme come "Oblique", mentre l'ombra illustre di Herbie Hancock sembra affiorare a più riprese nei suoi aspetti più visionari, ovvero quelli di opere come "Crossings" e "Sextant".
Numerosi spunti vengono anche colti nel campo dell'elettronica IDM, ed in particolare tra le produzioni targate Warp; influenze riscontrabili immediatamente in Almost Always Is Nearly Enough ed anche nella rivisitazione di Jetty, brano preso in prestito dai cugini Isotope 217. Anche l'amicizia con gli Stereolab, il cui pop sperimentale pesca a piene mani dalle melodie degli anni 60, deve aver influenzato non poco certe scelte della band. Tra i momenti migliori dell'album spiccano indubbiamente il tema di chitarra e l'arrangiamento di sintetizzatori e fiati della title-track TNT, l'atmosfera space-jazz-fusion di The Equator, l'esotismo di The Suspension Bridge at Iguazù Falls e le suggestioni di Four-Day Interval e del già citato Ten-Day Interval. Purtroppo con "TNT" giunge al termine il sodalizio tra David Pajo ed il resto del gruppo. Il chitarrista di Lousville infatti preferisce al momento concentrarsi sulla propria carriera solista che negli anni lo porterà a pubblicare i propri lavori, oltre che col moniker Aerial M, anche sotto il nome Papa M o più semplicemente Pajo. Numerose, tra l'altro, anche le sue collaborazioni in studio e dal vivo con diverse band.
I Tortoise, ora nuovamente in cinque, partono per una nuova tournée durante la quale, in una pausa di un paio di giorni tra le date che li vedono impegnati in Olanda, trovano il tempo per registrare del materiale estemporaneo in compagnia dei loro vecchi amici The Ex. Come al solito, le attività dei singoli musicisti non si esauriscono qui. Johnny Herndon, Dan Bitney e Jeff Parker vengono coinvolti da Rob Mazurek nel progetto Chicago Underground Orchestra. Jeff Parker, in modo particolare, collaborerà stabilmente con Mazurek e con il batterista Chad Taylor nelle varie configurazioni del Chicago Underground, a cominciare dall'ottimo "12 Degrees Of Freedom", pubblicato proprio nel 1998. Ed infine Jeff Parker, ancora lui, e Doug McCombs prendono parte all'omonimo esordio discografico di Toe 2000, interessante progetto messo in piedi dal batterista David Pavkovic che fonde l'improvvisazione jazzistica, il funk e il dub a tecniche di 'cut & paste' ormai consolidate nella scena di Chicago.
1999 – Instancabili, pt. 2
Come accennato poc'anzi, i Tortoise hanno registrato assieme a The Ex alcune sessions di improvvisazione organizzate dall'etichetta olandese Konkurrent, materiale che viene pubblicato nel '99 come quinto volume della collana In The Fishtank. Dei cinque brani che compongono l'EP, soltanto The Lawn Of The Limp e Pooh Song risultano sufficientemente convincenti e restituiscono quelli che sono, probabilmente, i momenti migliori dell'incontro di due realtà dal modus operandi nel comporre sostanzialmente differente, mentre il resto delle tracce suona come il refuso del lavoro di ibridazione che ha prodotto ciò che qualcuno ha già ribattezzato come 'Tortex'. Gli impegni dal vivo di quest'anno portano la band ad aprire in divese occasioni per Tom Zé, esponente storico del movimento artistico Tropicàlia, e a condividere il palco con il sassofonista avant-jazz Fred Anderson. L'incontro con Tom Zé, in particolare, fornirà ai Tortoise nuovi spunti compositivi da utilizzare nel prossimo futuro. Per quel che riguarda John McEntire, il 1999 è un anno importante per la propria attività solista. Innnanzitutto, in occasione del decimo compleanno della Warp, l'etichetta inglese pubblica tre doppie raccolte celebrative pescando del materiale rappresentativo dal proprio vasto catalogo e commissionando dei remix ai numerosi artisti che ruotano attorno alla propria orbita.
Uno di loro è per l'appunto John McEntire, il quale partecipa ai festeggiamenti con l'ottima rielaborazione di Playtime dei Nightmare on Wax, traccia che compare in "Warp 10 + 3". Ma soprattutto, McEntire compone le musiche per il lungometraggio "Reach The Rock". Disco di enorme spessore stilistico, "Music From The Motion Picture Reach The Rock" sintetizza al meglio alcuni caratteri tipici del sound dei Tortoise con l'elettronica IDM. Nell'operazione vengono coinvolti il vecchio compagno di giochi Bundy K. Brown e naturalmente i Tortoise al completo con lo splendido brano In A Thimble. Anche per Jeff Parker questo è un anno piuttosto interessante. La collaborazione con David Pavkovic prosegue oltre i Toe 2000 per arrivare a costituire i Tricolor, trio dalla forte impronta avant-jazz in cui è coinvolto il bassista e produttore sperimentale giapponese Tatsu Aoaki. Con Doug Scharin, la cui avventura con i June of 44 sta giungendo al termine, Parker lavora questa volta assieme a Rob Mazurek e Bundy K. Brown a "Sworn Eyes", il nuovo disco degli Him che condensa in modo ottimale dub, elettronica e jazz attraverso le imprescindibili pratiche di post-produzione.