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23 Agosto 2017 ,

Comus Il dio del caos

2017

ComusBand                          I N T R O

 

Sono stati una delle più originali band del ricco panorama folk psichedelico inglese anni '70, il loro nome: Comus, gruppo nato dall'incontro di due giovani musicisti, Roger Wooton e Glen Goring, studenti del Ravensbourne College of Art di Bromley nel Kent. Correva l'anno 1967, anno esplosivo per la creatività nella musica e non solo e i nostri, entrambi chitarristi, erano grandi fans di John Renbourn e Bert Jansch, le menti dei Pentangle, e dei Velvet Underground: da entrambi i gruppi subirono una forte influenza sulla maturazione dei loro futuri gusti musicali. Cominciarono la loro attività live suonando come duo in vari locali folk, poi si esibirono all'Arts Lab, un club multimediale la cui programmazione era curata nientemeno che da David Bowie, dove iniziarono a suonare con una certa regolarità. Ma le loro ambizioni andarono oltre all'esibirsi come duo, si fece strada la voglia di formare un gruppo che fosse la concretizzazione delle loro idee in campo musicale. 

 

BACCANALI  ED ESTASI FOLK

 

La configurazione della band cominciò a prendere forma con l'ingresso di Andy Hellaby (basso) e Colin Pearson (violino e viola), a seguire cooptarono la giovanissima cantante Bobbie Watson (anche percussionista), a cui poi si aggiunse Rob Young, pianista, che per l'occasione studiò intensamente il flauto, l'oboe e le percussioni. Young sostituì Bammi Rose, un musicista, cooptato tramite un annuncio su Melody Maker, proveniente da una band comusgiamaicana di Brixton, il cui leader fu il leggendario trombonista Rico Rodriguez, pioniere dello ska e del reggae in Gran Bretagna. La neonata band scelse come manager Chris Youle, amico dei due membri fondatori; fu lui a suggerire il nome per il gruppo: COMUS, il dio greco del caos, divinità pagana cantata anche dal poeta John Milton nell'omonimo "Comus (A Mask Presented at Ludlow Castle)", poema sulla castità del 1634. Furono influenze culturali importanti, che diedero alla musica dei Comus un afflato orgiastico e pagano, un sound unico non riferibile a nessun altro artista folk dell'epoca. Nessun riferimento a satanismi più o meno reali, comuni all'epoca in gruppi come i Black Widow e gli americani Coven, ma un atmosfera da baccanale, tipica del culto mitologico di Comus, che si esprimeva nel komos, riunione notturna degli adepti intenti in intense libagioni e altre attività “ludiche” tendenzialmente orgiastiche. Questo sound fu sviluppato soprattutto nel primo album, il leggendario “First Utterance”.

 

FIRST UTTERANCE:  TRE PASSI NEL DELIRIO

 

comus primoCon l'aiuto dell'amico Bowie, fresco reduce dal successo di Space Oddity, Comus ebbe l'occasione di aprire con successo il suo concerto alla Purcell Rooms di Londra nel 1969, questo spianò loro la strada per un contratto con l'etichetta PYE/Dawn e per la registrazione del primo lp. “First Utterance” (Dawn 1971), fu registrato nei mesi di novembre e dicembre del 1970 presso i PYE Studios di Londra con la produzione di Barry Murray, ex producer dei Mungo Jerry e il sound engineering di Jeff Calver. Un esordio con il botto, pari a quelli di gruppi culto inglesi underground come gli High Tide o gli Affinity; una esplosione di suoni unici, prevalentemente acustici, in una atmosfera orgiastica e primitiva, permeata da un senso di paura, paura dell'ignoto e dell'alieno, quasi come in un racconto di Lovecraft, in un susseguirsi di suoni definiti compiutamente dal solismo e dai complessi intrecci di strumenti come l'oboe, il fagotto, il flauto, il violino e le chitarre 12, 6 corde e persino slide di Wooton e Goring. Il tutto innestato su un ossessivo tappeto ritmico prodotto dalle percussioni di Young e della Watson e dal basso elettrico di Hellaby e con protagonista la comussplendida voce solista, acutissima ed evocativa della cantante Bobbie Watson e quella di Wooton, cantante capace di alternare momenti dolcissimi a suoni gutturali quasi animaleschi, voci che si compenetravano in fantastici impasti vocali. I testi delle song furono rivolti verso la descrizione di atmosfere violente e disperanti, cariche di solitudine. La lunga Drip Drip descrive rapporti basati sulla violenza e l'omicidio, Diana e Song To Comus lo stupro, The Prisoner, il trattamento psichiatrico shock con l'insulina utilizzato negli anni '40 e '50 per “curare” la schizofrenia. In controtendenza The Herald ebbe atmosfere più rilassate e bucoliche, The Bit è una composizione chitarristica di Wooton (autore principale di musiche e testi in First Utterance) e Bitten il brano più breve del disco. Un lavoro fantastico e non facile, dove acid folk e psichedelia si completarono a vicenda in un baccanale di suoni semi acustici. Diana fu pubblicato anche come singolo, l'unico prodotto dalla band. La bella cover sleeve disegnata da Wooton e Goring, rappresenta benissimo l'inquietante l'atmosfera del disco con il tormentato personaggio rappresentato in una postura carica di dolore. La versione CD dell'Arcangelo Records uscita nel 2008 contiene due alternate takes di Diana e The Herald e alcuni brani inediti.

 

TO KEEP FROM CRYING

 

comuscryingPrima della pubblicazione di First Utterance i Comus incontrarono il regista canadese Lindsay Shonteff e scrissero per lui le colonne sonore per i film “Permissive” (1970), “Bog Zipper” (1971) e dopo lo scioglimento della band “Zappers Blade for Vangeance” (1973) e “Spy Story “(1975). Come altri grandi dischi degli anni '70, First Utterance non ebbe riscontri commerciali positivi e la band rimase popolare in un circuito limitato di fedelissimi. L'abbandono del manager Chris Youle e di Rob Young, sostituito da Lindsay Cooper, portò allo split del gruppo nel 1972. Due anni dopo la band ritornò in pista con la novità del batterista Gordon Coxon e la dipartita di Goring, riuscirono a firmare un contratto con la Virgin Records, allora etichetta molto comus-articoloaperta ai nuovi suoni. Registrarono il secondo lp: “To Keep From Crying” (Virgin 1974); nel disco la presenza di due ospiti importanti, Lindsay Cooper (fagotto) e Didier Malherbe sassofonista dei Gong. Fu un lavoro di buona qualità ma lontano dai suoni incredibilmente dinamici e coinvolgenti del primo lp, atmosfere più rilassate e una costruzione delle songs più diretta a trovare un riscontro dal pubblico, anche commerciale. In sequenza l'iniziale Dawn, song più rock in senso tradizionale, Touch Down, eterea ballad con sugli scudi la voce di Bobbie Watson, lo sperimentalismo strumentale di Waves And Caves, sino a So Long Supernova con il violoncello di Tim Cramer degli Esperanto, l'ipnotica Get Yourself A Men (al sax Didier Malherbe) per arrivare alla finale To Keep From Crying, brano corale con il bassoon di Lindsay Cooper protagonista. Ma il disco non riuscì a sfondare e l'ennesimo fallimento a livello commerciale portò al definitivo scioglimento della band.

 

2012,  IL RITORNO: OUT OF THE COMA

 

comus liveNegli anni 2000 i Comus vengono riscoperti tramite varie ristampe digitali e in vinile dei loro due LP, in Germania, Italia e Giappone, il loro primo disco originale è stato un must per i collezionisti. Nel 2005 la Castle Music pubblica “Song to Comus-The Complete Collection”, un’ottima doppia compilation di 24 brani che copre i primi due album, offre outtakes e rarità, compresi il 45 gg. Diana ed un singolo inedito di Wooton del ‘75. Il rinnovato interesse per la loro musica li porta alla reunion, con la formazione originale tranne Rob Young, sostituito ai fiati da Jon Seagrott, marito della Watson. Esordiscono dal vivo nel 2008 al Melloboat Festival che si svolge tra Svezia e Finlandia: la performance sarà immortalata nel CD “East of Sweden: Live at the 61F44mnEFcLMelloboat Festival 2008” (Gnostic Dirt, 2011). I buoni riscontri li portano in sala di registrazione nel 2012 per un nuovo lavoro, intitolato: “Out Of The Coma(Coptic Records). Contrariamente ad altre reunion avvenute dopo molti anni il CD prodotto è bellissimo, la continuazione dopo 38 anni delle atmosfere di First Utterance. Tre nuovi, lunghi brani: la paranoica Out Of The Coma, The Sacrifice e The Return, dove sebbene in un contesto meno parossistico che in passato, i nostri ritrovano suoni meravigliosi, gli arabeschi sonori delle chitarre acustiche, gli stessi impasti vocali da brividi, il sax jazzato di Seagrott a dare freschezza al sound e quell'afflato folk psichedelico scomparso nel loro secondo lavoro, sacrificato sull'altare di un business mai comus collectionconosciuto veramente. Nel CD c'è un quarto brano, registrato dal vivo nel 1972, la lunga The Malgaard Suite, composto per un LP mai uscito negli anni ‘70, che va a completare la bontà di questo lavoro, altamente consigliato. La cover del CD è sempre di Wooton e va a riprendere la grafica del primo disco, in una  ideale continuazione temporale della loro espressione artistica. Comus: affascinanti come pochi. 

 

Guido Sfondrini

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