Aisles HAWAII
Cile
Insediamenti umani su colonie spaziali all'indomani della distruzione del pianeta Terra; rendiconto di tormentati pensieri in un infausto 'day after'. È futuristico, drammaticamente post-apocalittico il leit-motiv intorno al quale gravita il quarto lavoro di studio della formazione dei cileni Aisles intitolato “Hawaii” e rilasciato nel luglio 2016 esattamente a tre anni di distanza dal precedente “4:45 AM”. Dopo tre lustri di onorata attività ed acclamate esibizioni live in giro per il mondo, il sestetto originario di Santiago del Cile composto da Germán Vergara (chitarra e voce), Felipe Candia (batteria, percussioni), Sebastián Vergara (vocalist), Rodrigo Sepúlveda (chitarra e voce), Daniel Baird-Kerr (basso) e Juan Pablo Gaete (tastiere) dopo essersi ritagliato un prezioso spazio nella élite del panorama musicale art-rock/neo-prog sudamericano -collezionando importanti riconoscimenti musicali a livello internazionale- ritorna sulla scena con un articolato concept suddiviso in due dischi.
Lunghe sezioni strumentali, intermezzi recitati, un meltin’ pot di contaminazioni sonore (fusion, prog, world, cosmic) sono i connotati di una proposta che esalta la vena creativa e le potenzialità tecnico-esecutive del combo cileno. Ad onor del vero, attraversando per intero la scaletta di Hawaii (intestazione del nostalgico club in copertina) è possibile imbattersi in arie che rimandano a stilemi ben collaudati (echi di Yes, Supertramp, Pendragon e persino Queen) ma ciò non inficia sul valore oggettivo dell'opera. A penalizzare i buoni intenti del concept è semmai l'eccessiva lunghezza del progetto (circa un'ora e mezzo) con la quale si rischia di affaticare, e magari distrarre, l'ascoltatore di turno.
Molte idee quindi, ma inevitabilmente anche 'troppa carne al fuoco' in un doppio album in cui i due movimenti dell'opener The Poet, Pale Blue Dot ed Upside Down si rilevano gli episodi più rappresentativi a dispetto di una side B con qualche passaggio in chiaroscuro di troppo. Complessivamente sufficiente malgrado una dinamica a dir poco ridondante Hawaii conferma in sintesi quanto di positivo si sia già scritto in merito alle potenzialità della band dei fratelli Vergara, abile nel propinare un articolato disegno artistico dallo spiccato taglio internazionale curiosamente avaro di qualsiasi prerogativa folkloristica di estrazione cilena, pur non aggiungendo niente di nuovo al pedigree Aisles. Album per amanti del genere (comunque armati di buona pazienza).
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