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26 Dicembre 2016

George Michael George Michael e il black 2016

2016

 foto George Michael                       1963 - 2016

 


L'anno
1956 possiamo indicarlo come l'inizio di una grande favola. Non venne proprio deposta la prima pietra, nel '56: Bill Haley, i Platters e Chuck Berry erano già stati avvistati nelle classifiche l'anno prima e Rock aroud the clock, Only you e Maybelline, ognuna a modo suo, avevano avviato una semina importante usando lo stesso linguaggio primitivo con cui Elvis Presley aveva registrato That's allright mama nell'estate del 1954. Scorrendo gli hit del 1953 troviamo tanto doo-wop. Sono tutti ingredienti della stessa salsa. Ma è il 1956, l'anno in cui Elvis restò per 25 settimane in cima alla classifica americana e piazzò nove singoli nella top 100, che segna l'inizio di tutto.

 

Bene, nel licenziare questo maledetto 2016 che nel giorno di Natale si porta via la voce di Last Christmas, una tra le voci più belle di sempre, dobbiamo prendere atto che sono passati 50 anni da Hound dog, Don't be cruel, Love me tender, Heartbreak Hotelgeorge e dagli altri cinque 45 giri con i quali Elvis affollò le classifiche in un solo anno. Uno solo. Sappiamo che nessuno sarà mai più capace di fare tanto e sappiamo anche che è proprio l'anagrafe a condannarci, perché ogni anno che passa aggiunge un anno all'età dei tanti che ancora scrivono pagine di quella grande favola. Una favola che non ha da tempo il sapore dei primi singoli del rock'n'roll e che ha messo sulla tavolozza tanti di quei colori diversi, e li ha mescolati così bene, da non consentirci più di parlare di tante musiche ma di una musica sola, di una sola cultura.  E' successo talmente tanto in questi 50 anni che è davvero insensato stare da una parte sola, a leggere le preghiere di una parrocchia sola, con in mano un solo rosario.

 

michaelDa tempo non è più tempo di vocal groups contro rock'n'rollers, di Beatles o Rolling Stones, di Duran vs Spandau, dei new romantics inseguiti per strada dagli ultimi punk rockers, della Disco opposta al Rock.  E' una grande, unica, bella storia -quella che abbiamo vissuto- che ha visto tutti fare tutto con tutti, in modo avventuroso, promiscuo, avvincente. Perché cinquant'anni sono tanti ed era logico che la grammatica della Sun Records venisse strapazzata un po', che saltasse qualche virgola, che arrivasse qualcuno pronto a stendere gli anagrammi più arditi e a dire "that's allright mama, adesso ci sono io, cambiamo le carte in tavola". Li abbiamo accolti tutti, li abbiamo amati tutti, quelli bravi, senza farci condizionare dalla loro provenienza e dai loro gusti musicali e sessuali. Ognuno ha fatto il suo.

 

61302George Michael ha fatto tanto, anche se avrebbe potuto fare di più. Lo sentivamo un po' perduto ma chi non ha sperato che risorgesse artisticamente? Abbiamo smesso da tempo di guardare ai duri e puri del rock'n'roll come agli unici fari della musica moderna. "Non mi piaceva ma pace all'anima sua", si legge parecchio sul social questa mattina e non piace. Quel "non mi piaceva" -riferito a George Michael ma l'abbiamo letto anche per Prince e David Bowie - è una inutile e irrispettosa aggiunta. Perché? Salutiamo, senza mettere sempre noi davanti alla notizia, un grande della musica di questi anni. Uno presente, capace di entrare nella nostra vita, uno che si è fatto sentire. Perché la musica è questo, è anche e soprattutto presenza, capacità di infiltrarsi. Non stiamo qui a dire se l'attacco di sax di Careless whispers è più rilevante di un riff di chitarra di qualche oscura band di Minneapolis ma leggiamo il dispiacere di tanti e capiamo e sappiamo che George Michael ha lasciato una traccia.

 

GeorgeMichaelFaithAlbumcoverMolti avranno ascoltato Wake me up before you go go degli Wham senza rintracciare in quel singoletto per teenagers anni Ottanta il battito del cuore della Motown, altri avranno suonato il pop di "Faith" senza capire che dentro c'era il jungle beat di Bo Diddley. Ognuno ha preso quel che poteva e sapeva. Ma George Michael c'è stato, è stato crooner e un po' rock'n'roller quando col giubbotto in pelle e le gambe divaricate imitava Elvis. C'è stato con il suo amore per la musica nera, per il rock'n'roll bianco e per il jazz di Nina Simone. Ci ha donato Last Christmas, lasciandoci nel giorno di Natale, nel suo ultimo Natale. Si chiude l'anno che ha dato una decisa spallata agli anni Ottanta degli inglesi che riesumavano la migliore black music adattandola alle esigenze del tempo (l'immenso Bowie, lo stesso Michael). 

 

Il 2016 non ha risparmiato grandi e piccole icone di quella lunga stagione (il gigantesco Prince, Pete Burns dei Dead Or Alive). Se l'è presa anche col country, col folk-rock, col RICK_PARFITT_STATUS_QUO_Lsoul, con la west coast, con la canzone d'autore, con la psichedelia e col progressive. Tanti nomi, un elenco impressionante che include Glenn Frey, Paul Kantner, Maurice White, Keith Emerson e Greg Lake, Merle Haggard, Leonard CohenHa abbattuto alcuni tra i più bei ricordi degli anni Ottanta, e ha fatto un lavoro di fino perché Rick Parfitt (foto a destra) era quello che con gli Status Quo aveva aperto il live Aid nel 1985, evento che insieme al tour per Amnesty International raccolse  il meglio di quel decennio. "...Rockin' all over the world" cantava dal palco di Wembley la band londinese.

Si va avanti. Con dispiacere ma la musica c'è sempre.   

 

"Very sad to hear that George Michael passed. He was a very talented musician and singer. Love & mercy to his family, friends and fans"   (Brian Wilson)

 

Ermanno Labianca

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