The Silver Bayonets THE PAIN INSIDE YOUR HEAD
Un’anima divisa in due come recitava il titolo di un discreto film italiano di qualche anno fa. La prima è quella apertamente dichiarata dai membri della band (Kabir Sheik chitarra e voce, Ross Guy al basso e Enzo Cuticchia alla batteria) che vorrebbe rifarsi a nomi importanti della guitar music: Nirvana, Husker Du, Teenage Funclub, Mega City Four, e Manics Street Preachers e che ritroviamo, ma solo in parte, nell’attitudine sonora e nelle progressioni ritmiche del gruppo londinese. L’altra, quella non citata, è quella meno suggestiva che pervade alla grande le composizioni armoniche e canzonettistiche del gruppo: un power pop leggero e disimpegnato che fa il verso più che ai nomi succitati a quelli dei più commerciali Offspring, Green Day o Blink 182.
Peccato, perché Kabir Sheik che guida il trio sarebbe anche un buon chitarrista come dimostrano Low, High Life, FairyTales For The Cynic, l’ancora più orecchiabile Forever, e soprattutto Fly, anche se qualche assolo ficcante non basta a sollevare l’album dalla sufficienza minima e stiracchiata.
Segnaliamo anche il riff assassino e risaputo di Constant fatto di tre accordi tre al quale molti hanno attinto da Lou Reed (Sweet Jane) al nostro Vasco Rossi (Siamo solo noi).
In conclusione: sono solo canzonette, e con una ragione sociale come quella che si sono attribuiti viene persino troppo facile il gioco di parole per la chiusa finale: le baionette saranno anche d’argento, ma sarebbero state meglio di acciaio temperato e possibilmente più taglienti.
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