Yamabushee MUSIC FOR LONELY SOULS
Dopo 26 anni di onorata carriera al fianco di progetti musicali di alto prestigio nazionale e internazionale (Nicola Conte, Stefano Bollani, Steve Lacy, Olivier Benoit tra gli altri) l’eclettico bassista e compositore Dado (Davide) Penta ha voluto tirare le somme e al tempo stesso rimescolare le carte della sua musica, mettendosi a capo dell’ambizioso quartetto Yamabushee (voce, chitarra, basso e batteria con tromba e sax baritono come ospiti). Un progetto musicale innovativo e in qualche modo perturbante, in cui il musicista barese fa incontrare, e in un certo senso anche scontrare, terreni sonori profondamente diversi, sintetizzati nel primo full lenght della band, “Music for Lonely Souls” (co-prodotto, registrato e mixato da Penta con Tommy Cavalieri presso lo Studio Sorriso di Bari). In questo ottimo disco Penta mescola la sua profonda anima di jazzista d’avanguardia con influenze noise-rock e new wave che creano un’architettura del suono complessa e affascinante, pensata per accompagnare l’ascoltatore in un viaggio solitario (come si capisce fin dal titolo del disco) nel profondo dell’anima.
Il disco si apre con il primo singolo, Maya, brano strumentale in cui si alternano ambientazioni da colonna sonora e andamenti post-rock interrotti da interventi di fiati a creare eleganti atmosfere avanguardistiche, per concludersi con la cover di In Heaven (soundtrack del film “Eraserhead” di David Lynch), in cui l’incedere a metà tra soul e nu-jazz viene stravolto da un nervoso solo di chitarra elettrica, ad alimentare l’angoscia del percorso introspettivo che l’ascoltatore ha intrapreso una volta messo il disco nel lettore e premuto il tasto play. Nel mezzo ci sono altre nove tracce che raccolgono tutte le varie influenze che hanno dato vita al progetto Yambushee, alternando parti strumentali e parti vocali. Si passa con grande naturalezza da darkeggianti atmosfere new wave in cui la voce di Ivan Piepoli richiama il cantato di Robert Smith dei Cure (Mosquitos’ Sabbath, Ius Primae Noctis, Emptiness) a temi strumentali dai rimandi più eterogenei.
Da segnalare l’incedere swing-jazzato dal gusto un po’ retrò di Enigma No More, la bellissima ballata strumentale Lotus Seeds (in cui su un tappeto di chitarra arpeggiata si innalzano delicatamente i fiati) e l’onirica Ilysm & OM (già presente in diverse programmazioni radiofoniche) in cui compaiono elementi orientaleggianti che conferiscono al brano tratti psichedelici, imprescindibili in un contesto di sperimentazione musicale così accentuata. Nel complesso, dunque, Music for Lonely Souls è un album che segna una svolta nella carriera di Dado Penta, pronto ad aprirsi a scenari interessanti che meriterebbero di essere approfonditi in lavori successivi; potrebbe però gravare il peso delle alte aspettative che un esordio di questo spessore porta inevitabilmente con sé.
Video →
Commenti →