Madame Curie MADAME CURIE
Glacialmente pop, il quartetto sardo Madame Curie (una voce femminile, Lorena Carta, e un combo armato di synth, elettroniche varie alla Tangerine Dream e basso completato da Fabio Desogus, Manuel Deiana e Angelo Argiolas) batte, in un buon inglese, quelle strade sulle quali la musica britannica ha visto muoversi formazioni amate come i Cocteau Twins, o - per offrire un riferimento più masticabile e meno di nicchia - songwriter intelligenti e avanti al loro tempo come Kate Bush. I quattro si portano dietro percorsi differenti, lo si intuisce, ma la loro bravura risiede nel creare un impasto stimolante e sognante di frequenze dell'anima che loro chiamano "terapia". Lo provano la breve e bruciante Flight che inaugura le danze e la splendida Slow Lace che incalza subito dopo con il suo passo da soggetto cinematografico. Il resto ripete senza ripetere, e affascina fino al termine. Un tuffo negli Ottanta più eterei e dolenti per rivivere una stagione che per molti è incancellabile.
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