Hurz HURZ
«In HURZ leniamo la nostalgia di epoche mai vissute in perenne fuga dal presente tra allegria e dolore, eleganza e mostruosità. Simboli, fobie, sogni, sconfitte, inquietudini, aspirazioni, sogni, psicosi; quello che vedrete, quello che ascolterete vive già in voi»
Atmosfere decadenti, sonorità elettro, enigmatici riferimenti epici e simbologia. Un incedere enfatico, a tratti liturgico, prende a braccetto l'elaborazione minimale e misurata del canovaccio narrativo dell'opera prima della formazione romana degli Hurz. Talentuosi polistrumentisti legati all'underground-doom capitolino, Nicola Rossi, Sergio Oriente e Nicola Irace disegnano suggestive ed imbambolate elucubrazioni sonore di matrice ambient all'interno di una track-list suddivisa in due sezioni distinte (Tragoedia e Symbolum) imperniate sul tema del dualismo umano. Drammi sofoclei (l'indovinello della Sfinge de Il nodo) e leggende auree (San Giorgio e il drago) caratterizzano il primo atto di “Hurz” sintetizzando il lato tragico del contrasto sin dai tempi dell'antica Grecia.
Altresì, è l'analisi delle genesi di simbologie occulte a conquistare il centro del proscenio nella seconda parte suggellando, attraverso ossessive pulsazioni astrali (L'amoureux – L'heure de la choulette e Todestrieb – Vargtimmen) e marziali orazioni in odor orwelliano (1+1=3), una visionaria recita che sollecita imprescindibili riflessioni ed esorta al superamento di ogni realistica visione dualistica. Seppur necessiti di ascolti attenti, convince in toto questo esordio discografico; intriso di molteplici sfaccettature, Hurz è uno spiazzante puzzle sonoro distante dagli usuali clichè di genere e soprattutto dalle logiche artistiche primordiali della band stessa. Tessuti neo-folk, sequenze new wave e krautrock, teatralità prog si intrecciano nell'ordito ambient di un progetto che pur strizzando l'occhio ad echi del passato appare saldamente proiettato nel futuro. Buona la prima!
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