Federico Albanese BY THE DEEP SEA
Italia
Il pianista e compositore Federico Albanese (Milano, 1982) con "By the Deep Sea", terzo lavoro discografico, ci offre un album di grande ispirazione: dodici brani di deciso eclettismo musicale, la felice sintesi della sua formazione classica prima (al Conservatorio milanese) e poi con il laboratorio di ricerca berlinese, dove vive da sei anni. “By the Deep Sea” è il séguito dei precedenti "The Houseboat And The Moon" (2014) e "The Blue Hour" (2016) e ne rinnova la poetica in un contesto che riflette appieno la complessità della contemporaneità esistenziale, tracciata con un linguaggio introspettivo ma nel contempo aperto alle visioni dal profondo con espressività autentiche. Albanese si accosta alla materia sonora riflettendo le proprie fatiche con 682 Steps (i gradini per giungere alla casa sul mare), o sulle inquietudini della quotidianità, con il piano acustico, o gli electronics, o con il violoncello cameristico di ILLAY con Arthur Hornig (in We Were There e Minor Revolt); in Mauer Blues e Boardwalk si colgono immagini di Berlino e della sua vivacità contrapposta ad uno sguardo immobile, quasi muto, di fronte alle asprezze del presente.
Le influenze minimaliste, superate in una dimensione melodica aperta, si traggono con evidenza in Your Lunar Way, Untold e Veiled, contrapposte ad un arazzo sonoro che Albanese stende in Slow Within e The Room, o alle bave di vento in mare aperto evocate in By the Deep Sea e alle vele calme e distese in The Cradle.
La decifrazione di questo ampio affresco di suoni e colori in controluce rivela una grande padronanza in Albanese delle dinamiche interne, espresse dal vasto repertorio strumentale utilizzato (piano rhodes, organo hammond, synth, chitarre acustiche ed elettriche): prodotto nell'agosto 2017, l'esito è un album riuscito, frutto di un sapiente lavoro in fase di mixaggio al Vox-Ton di Berlino a cura di Francesco Donadello e Simon Goff. A proposito del titolo attribuito all'abum Albanese rivela: "Sono incappato in un poema di Lord Byron (“The Sea”) e appena ho letto la frase “by the deep sea”, mi sono come illuminato. Era esattamente quello che cercavo per esprimere un’idea di lontananza e vicinanza allo stesso tempo. Una sorta di giusta distanza che ti permette di osservare tutto da un punto di vista abbastanza vicino – ma non del tutto – da poterlo descrivere e tradurre in musica".
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