Terreni Creativi Festival: “Ho visto cose che voi umani” Terreni Creativi Festival 1-2-3 Agosto 2015 , Albenga (SV)
Spazio Teatro
Ad Albenga, in provincia di Savona, l’agricoltura costituisce la principale attività produttiva, grazie anche alla coltivazione di varietà autoctone. Ma in questa città c’è una passione altrettanto diffusa: il teatro. Da oltre dieci anni è attiva una compagnia, nata sui banchi del liceo, “Kronoteatro”, che ha avuto la brillante idea di unire le due realtà portando gli spettacoli teatrali nelle serre. Questa iniziativa si chiama “Terreni creativi” ed è giunta alla sesta edizione, intitolata “Ho visto cose che voi umani”. La rassegna unisce spettacoli teatrali, performance, momenti musicali affidati a musica dal vivo o dj, conversazioni con giornalisti e scrittori (quest’anno Oliviero Ponte di Pino).
Le serate di sabato e domenica si sono aperte con “(Due)”, monologo di e con Licia Lanera, della compagnia barese Fibre Parallele. L’attrice, che avevamo già apprezzato con altri lavori, molto forti nei contenuti, pur nell’alternanza di comico e drammatico, è bravissima nel porgere la storia di un grande amore fallito, che si conclude con un omicidio e un bagno purificatore, e interpreta con lentezza straniata questa donna lacerata, usando molto le espressioni del viso, mobilissimo, e le tonalità della voce. Ricordando gli spettacoli precedenti ci si poteva aspettare qualcosa di molto più estremo, ma le emozioni forti non mancano. Standing ovation finale per uno dei maggiori talenti del teatro contemporaneo.
A fungere da aperitivo ogni sera tre brevi sketches realizzati in collaborazione dalle compagnie Menoventi, italiana, e Pardès Rimonim, dal titolo “Survivre”. Le attrici lavorano sui temi della copia e della ripetizione, improvvisando molto; il terzo spettacolo si basa sulla performance “I’m sitting in a room” di Alvin Lucier, ma risultano di difficile comprensione per il pubblico, che pure è molto selezionato e amante delle avanguardie: l’eccessiva insistenza sulla ripetizione le rende poi a tratti insostenibili. Tre spettacoli chiudono le serate: sabato “Amleto”, della compagnia CollettivO CineticO. Quattro loschi figuri corrono incappucciati sul palco piazzato tra bancali e scaffali. Il testo immortale del bardo è solo un pretesto: quattro aspiranti attori, pure loro incappucciati, si sfideranno ad eliminazione finché uno sarà scelto per interpretare il principe di Danimarca. Ogni attore si deve cimentare in gesti, che estrapolati dalla rappresentazione risultano assurdi, e testi, altrettanto assurdi, tratti dalla pubblicità fino ai film porno tedeschi. Ovviamente l’effetto è esilarante, e gli attori in realtà sono molto bravi (solo uno è un vero dilettante). Risate e applausi a scena aperta per uno spettacolo che ha divertito alla grande i presenti.
Domenica “L’anarchico non è fotogenico”, di Quotidiana.com, ovvero Paola Vannoni e Roberto Scappin. Una coppia sul palco spoglio si presenta vestita da cowboy. Iniziano un lungo dialogo che crocifigge mode e modi del mondo attuale, si lanciano in giochi di parole, battute azzeccate o, volutamente, prevedibili, citazioni cinematografiche. Sembrerebbero voler comunicare solo la noia della quotidianità, e invece moltissimi temi affiorano, per esempio si accenna all’eutanasia, ma dietro un testo apparentemente leggero sono molti gli spunti di riflessione. Non si pensi però ad uno spettacolo funereo: il pubblico ride di gusto e molto spesso. Vannoni e Scappin erano piaciuti già nell'edizione scorsa, ma questa volta li abbiamo trovati ulteriormente affinati e pungenti. Anche loro scelgono una recitazione pacata, straniata, con pochi gesti, ideale in questo periodo storico così urlato e rissoso. Lunedì si chiude con “Piccoli suicidi in ottava rima”, messo in scena da I sacchi di sabbia, ideato da Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri.
La compagnia riprende la tradizione popolare toscana delle storie di avventura recitate in ottonari o endecasillabi, aggiornandola all’oggi. Si cimentano così in classici del cinema, da “Pat Garret e Billy the Kid” a “L’invasione degli ultracorpi” passando per Woody Allen. Lo spettacolo parte un po’ in sordina per andare in crescendo, e le rivisitazioni di “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere” e dell’inquietante capolavoro di Siegel sono davvero esilaranti. Fondamentale l’apporto di Giulia Gallo che svolge funzioni di narratrice, rumorista, cantante, doppiatrice di versi animali e voci alterate, mostrando capacità vocali fenomenali. Gli attori giocano molto sull’espressività e sulla mobilità dei volti, contribuendo alla riuscita dello spettacolo, meno concettuale rispetto a quelli delle serate precedenti ma molto godibile. Come bis un’anticipazione di un lavoro ancora in preparazione, “Cronosisma”, in cui si immagina che Nixon abbia fondato una task force di viaggiatori nel tempo, per rimediare agli eventi più nefasti della Storia, dal Calvario allo scioglimento dei Beatles.
Spazio Musica
La chiusura di ogni serata è affidata alla musica. Le prime due sere con due DJ, sabato Gerardo Frisina, celebrità di livello internazionale, domenica Ma Nu!, accompagnato alla tromba da Massimo Marcer degli Aretuska. Ma mentre i ritmi anni ’70 di Frisina hanno coinvolto poco il pubblico presente, quelli reggae di Ma Nu! hanno fatto scatenare tutti i presenti, compresi gli attori e i critici.
Lunedì concerto finale coi Montefiori Cocktail, colonna della lounge music italiana. Piacevolissimi, sottopongono al trattamento lounge Fred Bongusto come Shakira o i Tiromancino, i ritmi di cha cha cha si alternano al soul e al funky. Inoltre sono due validi solisti: Federico ha una bella voce di sax, scura e aspra, ed è flautista agile, mentre Francesco ha un bel tocco leggero nei soli al piano e all’organo.
Arricchivano il festival le performance del laboratorio “Germinazioni”, tenuto da Nicoletta Bernardini, in cui alcune ragazze hanno occupato il centro storico di Albenga con performance e look spettacolari, ma il vero spettacolo erano le facce attonite dei passanti, mentre fotografi professionisti e dilettanti si scatenavano. Un festival unico nel suo genere, che dimostra come si possa divertire, ma anche far pensare, con la cultura che qualcuno chiama “di nicchia”, e invece riempie le sale.
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