Damien Rice – Pistoia Blues Festival, 37a Ed. Damien Rice - Pistoia Blues Festival 37a Ed. 16 Luglio 2016 , Pistoia, Piazza duomo
Toccava a Damien Rice il compito di chiudere la 37a edizione di Pistoia Blues, uno dei Festival Rock (ormai) più noti e celebrati della penisola. Quella dell'irlandese era fra le altre cose l'unica data italiana e la location non sembra affatto scelta a caso. Come è noto a molti suoi seguaci il 42enne di Celbridge, Kildare, ha vissuto diversi mesi proprio in Toscana, in una fattoria a Pontassieve per la precisione, in cerca di (o meglio per scappare da) se stesso. Prima di lui ci ha pensato la brava e timida violoncellista islandese Gyda Valtysdottir a scaldare il pubblico pistoiese che ha pure provato a intrattenere in un improbabile italiano. Verso le 21.45 è emerso nella totale oscurità Damien Rice vestito molto semplicemente con pantaloni, camicia bianca e bretelle d'ordinanza. E qui apriamo una parentesi. Chi ha ascoltato i suoi tre album ha pure considerato le pause interminabili fra uno e l'altro, quasi che il personaggio cercasse di sfuggire alla fama planetaria eredita dalla pubblicazione di "O" (2002), con milioni di dischi venduti e il successo della bella The blower's daughter per il soundtrack del film "Closer". E chi pensa che l'irlandese sia un tipo schivo, introverso, musone, alla Van Morrison per capirci, ha sbagliato completamente giudizio. E così subito dopo l'apertura di My favourite faded fantasy dal disco omonimo e Small Crimes da "Nine" ha iniziato a intrattenere il numeroso pubblico presente con racconti e aneddoti intercalando un sofferto italiano al suo accento tipicamente irish. Ogni canzone o quasi ha avuto una lunga introduzione e sono scorse storie come quella del ricco inglese e della sua Mercedes graffiata che in tutto e per tutto fanno parte integrante delle sue esibizioni, diremmo necessarie visto che l'irlandese si è presentato completamente in solitaria.
Certo, chi ha avuto la fortuna di vederlo con la bravissima Lisa Hannigan al fianco avrà in parte sminuito il tutto, ma Rice ha talmente tanto talento da sbrigarsela tranquillamente da solo. E raramente accade che un musicista con sola voce e chitarra riesca a non annoiare il pubblico, merito questo anche di vari trucchetti sonori, scatole magiche e effetti preregistrati da artista consumato. C'è da dire che le sue canzoni presentano a grandi linee e molto spesso le stesse linee compositive, iniziando in maniera sommessa per il solito crescendo vocale, una inclinazione creativa che è diventato in pratica il suo marchio di fabbrica. Ma i suoi fedeli ascoltatori non sembrano farci molto caso e Piazza Duomo di Pistoia era gremitissima lo stesso, nonostante nella stessa serata ci fossero dei pezzi da novanta come Bruce Springsteen a Roma e Neil Young a Lucca. Una vera testimonianza d'amore, perfettamente ricambiata dall'irlandese. L'ultimo splendido disco "My favourite faded fantasy" del 2014 presenta arrangiamenti ricchi e raffinati, ma eseguiti in solitaria non hanno sofferto più di tanto visto che da perfetto equilibrista Rice riesce sempre a inventare qualcosa di sorprendente. Fra le cose più belle da questo lavoro impossibile non citare Trusty and true, davvero struggente e vocalmente perfetta, più ricca della già bella versione di studio e quanto di più vicino a un vero traditional irish. Davvero commovente e intensa è apparsa anche Colour me in e davvero clamorosa la chiusura di show prima dell'encore con It takes a lot to know a man, riproposta in una lunghissima versione ricca d'un finale strumentale interminabile con i bellissimi effetti visivi del fumo rosso fuoco. Però è Il disco "O" quello inevitabilmente più conosciuto e Damien lo sa perfettamente per cui, visto che con soli tre lavori il suo non è un repertorio vastissimo, ha pescato a piene mani da quello.
Sono scorse belle versioni delle note Delicate, Cannonball, cantata anche dal pubblico, I remember, la bellissima Amie per poi finire nei bis con l'inevitabile a amatissimaThe blower's daughter e Volcano eseguita a tre con l'islandese Gyda al violoncello. Dopo due ore esatte di spettacolo l'irlandese salutava la folla, davvero entusiasta e molto calorosa, riproponendosi di farsi vedere da queste parti visto che ormai si sente di casa. Tutto finito? Manco per idea. Mentre i più sfollavano alcuni fedelissimi hanno molto pazientemente aspettato che il nostro si facesse rivedere per un saluto, cosa puntualmente avvenuta ed era ormai notte fonda. Molto generosamente e circondato da una folla mai sazia, fra loro molto giovanissimi, ha improvvisato un gustoso aftershow con alcune canzoni rimaste fuori dal concerto regolare. E quindi ecco The Box, Wild and free, I don't want to change you e The greatest bastard dall'ultimo disco per finire con Hallelujah di Leonard Cohen. Cose rare da vedersi per altri, normali per lui visto che anche a Taormina l'anno scorso improvvisò per strade e piazze fino alle prime luci dell'alba. Damien Rice è davvero un gran bel personaggio e la spontaneità e simpatia innata è un punto che gioca decisamente a suo favore. Aspettiamo pazientemente il nuovo album, come è sempre successo, ma fintanto che le sue esibizioni sono di questo livello ci accontentiamo decisamente anche solo di queste.
SETLIST
My Favourite Faded Fantasy
9 Crimes
Delicate
I Remember
Trusty and True
Amie
The Rat Within the Grain
Insane
Cannonball
Colour Me In
Elephant
It Takes a Lot to Know a Man
ENCORE
Rootless tree
The blower's daughter
Volcano
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