The Stranglers 18 aprile 2012, Live Club, Trezzo sull’Adda (MI)
E’ una fredda sera di pioggia primaverile con cielo plumbeo, il contorno ideale per un concerto degli Stranglers ed è in questo contesto che arriviamo al Live di Trezzo per il secondo dei concerti Italiani degli uomini in nero. Sono le 21.30 e sul palco c’è già l’artista di supporto, Mike Marlin, inglese e autore di un rock intimista e dai toni piacevolmente lievi, il cui set dura una quarantina di minuti che sembrano generalmente apprezzati. E’ chiaro però che il pubblico (che per la verità, mi aspettavo più numeroso delle circa 300 persone presenti) è qui per gli strangolatori e questi, dopo un rapido cambio palco si presentano allo scoccare delle 22 preceduti da un intro di organo hammond nel pieno stile della band e subito noto la prima sorpresa (non proprio positiva) nel constatare l’assenza di Jet Black alla batteria, sostituito da un ragazzotto che, comunque, nel prosieguo si dimostrerà all’altezza del compito assegnato.
Si inizia con Burning up times seguita da Sometimes e The Raven, e subito dopo da Lowlands dal nuovo album “Giants” seguita da Unbroken; ancora da Giants si estrae la brillante Time was once on my side. La formazione allinea un J.J. Burnel al basso in gran spolvero e un Dave Greenfield alle tastiere poco appariscente ma molto incisivo nei passaggi di brani storici come Golden Brown, Always the Sun o Walk on by, interpretate magistralmente da Baz Warne alla chitarra e voce che si è rivelato, con mio sommo piacere, all’altezza del mai troppo compianto (almeno per il sottoscritto) Hugh Cornwell. Baz è anche il più gigione del gruppo, saluta varie volte con un ‘grazie’ e ‘buonasera a tutti’ con un sorriso smagliante che ti fa capire lo spirito di tutto il gruppo, divertirsi e passare una bella serata non all’insegna del revival ma, mescolando in maniera sapiente ed omogenea il vecchio ed il nuovo - e la formula funziona - pestando il pedale dell’acceleratore sul versante più rock in alcuni momenti per poi rallentarlo in altri, e mostrare così il loro lato più oscuro.
Il trittico finale è da veri fan con una Shut Up tiratissima e le hit Something better change e No more heroes a scatenare il tripudio generale. Solita pausa di qualche minuto e si rientra per gli encore finali con un trittico che vede La Folie, All day and all of the night e Tank a chiudere con i nostri che dopo poco più di un’ora e mezza ci salutano contenti (loro e noi). Certo, la scaletta, rispetto ad altri loro concerti recenti è stata un po’ asciugata (mancavano pezzi come European Female o Strange little girl che da sole varrebbero il prezzo del biglietto) ma comunque è rimasta di alto livello e soprattutto proposta in maniera perfetta dagli Stranglers che se portano sul viso i segni del tempo, hanno mantenuto inalterato l’impatto tra il punk e la ricerca sofisticata di un suono personale. Esco dal locale e fuori ora è buio ma piove ancora, l’aria è fresca e lo stato generale è positivo: forse gli Stranglers di stasera si rispecchiano in questo accostamento, fuori piove ma dentro lo stato è di benessere e positività per un futuro all’insegna del ‘something better change’, alla prossima.
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