SWANS + XIU XIU 21 marzo 2013, OCA , Milano
Un concerto degli Swans è uno di quegli eventi a cui non puoi mancare, sia che tu li abbia vissuti nel loro momento di massimo splendore (come il sottoscritto) sia che ti ci sia accostato recentemente per non si sa bene quali tragitti musicali, e a giudicare dalla nutrita presenza di pubblico molto giovane presente questa seconda fazione era molto ben rappresentata nella data milanese, prima delle tre date di questo tour italiano del gruppo di Michael Gira. Ma andiamo con ordine, è la prima volta che entro in questo nuovo spazio per eventi/concerti voluto dal comune in quella che era l’ex area Ansaldo (ora rinominato OCA vale a dire Officine Creative Ansaldo) e l’impressione è la classica da capannone industriale riadattato un po’ a mo’ di centro sociale (c’è il bar, il ristorante economico, il biliardo) ed un po’ no (c’è uno spazio guardaroba e le consumazioni non sono esattamente “popolari”), ma nel complesso non è male. Inizio a posizionarmi davanti al palco quasi le 21, ora prevista per il set della band di supporto, quegli Xiu Xiu, creatura di Jamie Stewart che passa spesso nella nostra penisola.
Il palco è abbastanza piccolo e denso di strumenti quando arriva Jamie in solitaria elegantissimo con la sua chitarra elettrica per un set elettro-acustico sulla base di un folk rock sperimentale con sottofondo di uccellini che cinguettano e cani che abbaiano. La performance è davvero buona seppur non molto seguita dal pubblico che inizia ad affollare l’area antistante il palco e termina dopo una quarantina di minuti, alla fine dei quali il californiano ci saluta e con la stessa flemma con cui era entrato in scena se ne va. Passano una trentina di minuti e arrivano sul palco Michael Gira e compagni e mentre ancora c’è in sottofondo musica diffusa, Michael fa cenno a tutti i presenti, fino a quel momento tenuti ad una minima distanza dal palco dagli addetti alla security, di avvicinarsi ancora di più arrivando praticamente sul palco di poco rialzato rispetto al pubblico e contemporaneamente fa cenno alla security di non preoccuparsi.
Da lì a qualche secondo il concerto inizia con To Be kind dall’iniziale intro cantata da Michael e quasi tutti i membri del gruppo tranne la pedal steel di Christoph Hahn. Ma la sensazione di un concerto “tranquillo” termina quasi subito quando veniamo investiti da un volume altissimo e da chitarre lancinanti e straziate. La formazione a sei vede tre chitarre, un basso una batteria ed un percussionista polistrumentista, Thor Harris, che nel corso del concerto suonerà anche il trombone, un altro strumento a fiato ed un gong. Michael Gira si comporta di volta in volta da sciamano in grado di incantare i presenti, a direttore di orchestra dettando i ritmi alla band come quando indica al batterista Phil Puleo i ritmi e le cadenze da seguire o si mette a confronto con il bassista Chris Pravdica nell’inscenare epiche battaglie all’insegna del feed-back più distorto, al volume più alto possibile, mentre l’altro chitarrista, Norman Westberg, all’apparenza il più tranquillo di tutti scandisce battute scarne quanto profonde.
Resisto un’ora e mezza davanti alle casse ma poi decido di spostarmi perché diventa una prova di resistenza tra l’audience e la band e so già che ad uscirne vincitori saranno in pochi. Mi ritrovo a guardare il concerto a fianco di Jamie. Il live prosegue senza sosta con il pubblico totalmente mesmerizzato ed in religioso silenzio, tra suite di vari brani che confluiscono uno nell’altro come nel caso di The Seer / Toussaint L'ouverture Song / Oxygen senza dare neppure un attimo di tregua all’ascoltatore. Gira, saltellante ed invasato, sembra più propenso a porre in secondo piano la voce, per far meglio risaltare il muro sonoro che ci si innalza davanti. Nel frattempo, dopo essermi ripreso un attimo decido di tornare abbastanza avanti per l’ultima mezz’ora del set.
Al termine, dopo due ore e quaranta (sì avete letto bene) in cui i nostri non si sono fermati un momento, mentre tutta la band ci saluta e ci ringrazia Michael fa il pollice su a quei pochi che hanno resistito tutto il concerto davanti, li saluta e ci invita a trovarci al banchetto del merchandising dove ha promesso di firmare gli acquisti fatti. Attendo che la gente sfolli per uscire e ritrovarmi su uno slargo dello spazio industriale che ci circonda, e al contatto con l’esterno, ancora in preda allo stordimento, cammino per strada con l’impressione che in questa Milano che non vuol dormire tutto sia ovattato, dai rumori delle macchine alle voci della gente che come me sta tornando a casa. Mi rendo conto di aver vissuto un’esperienza incredibile di quelle che non comprendi se siano un sogno o la realtà, ma a ricordarmelo ci penserà per almeno un paio di giorni il sibilo che mi trapassa le orecchie. Grazie ragazzi, l’otorino ringrazia, ma in fondo anch' io.
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