RADIOHEAD + CARIBOU 23 settembre 2012, Parco delle Cascine, Firenze
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Ricordo quando comprai il biglietto per l’attesa nuova tournée dei Radiohead e ricordo la delusione quando, a causa della morte di un loro tecnico dovettero sospendere alcune date tra cui tutte quelle Italiane originariamente previste per luglio e poi spostate ad inizio autunno. Arriviamo a Firenze nel primo pomeriggio ed il caldo è, con mia sorpresa, ancora persistente anche quando intorno alle 19 entriamo nel Parco delle Cascine, location adatta per accogliere i trentamila arrivati per la seconda data del tour Italiano e che si dimostra ben attrezzata anche se un po’ lunga da raggiungere a piedi. Alle 20.15 circa, iniziano i Caribou, gruppo dance elettronico di buon livello che propone un set di soli cinque pezzi, tutti abbastanza lunghi, per un totale di una mezzora di esibizione. Siamo così alle 20.45 e l’attesa per l’arrivo dei nostri inizia a crescere. Il palco si presenta davvero imponente anche senza megaschermi laterali che forse, mi dico, favorirebbero la visuale anche a chi è più indietro: ”Niente di più sbagliato” mi dirò più tardi.
La band di Oxford arriva puntualissima alle 21,30 ed attacca con Bloom tratta dall’ultimo lavoro “The king of limbs”, seguita da There there e 15 step. La formazione a sei, con due batterie vede anche la presenza di Clive Deamer, batterista dei Portishead a dar man forte ad un sound che alterna momenti elettronici e percussivi (grazie anche all’apporto di Johnny Greenwood) a momenti più ritmici all’insegna di parti di chitarra molto robuste. Il set prosegue con Weird fishes/Arpeggi per arrivare a spararci Kid A seguita da Staircase. L’impressione è che, nonostante l’effettiva diversità di sonorità dell’ultimo lavoro, dal vivo i nostri siano riusciti a fondere il passato ed il presente in maniera davvero mirabile. Il palco è caratterizzato da diciotto enormi monitors di cui dodici che vengono di volta in volta movimentati a creare, insieme ai giochi di luci presenti, effetti video davvero impressionanti e ben visibili da qualsiasi parte della platea.
La scaletta alterna momenti lenti come Nude ed una Karma Police eseguita a sorpresa dopo che era stata saltata nella data del giorno prima a Roma. Seguono Feral ed Idioteque a chiudere, dopo poco più di un’ora. Pochissimi minuti e i nostri rientrano per il primo Encore, Airbag, tratta da “Ok Computer”, How to dissapear completely, una versione davvero carica di The daily mail, dedicata da Tom a Berlusconi, Bodysnatchers e Planet Telex. Tom Yorke ci appare davvero in gran forma, alternandosi tra chitarra e pianoforte e con una voce davvero in stato di grazia. Il gruppo esce nuovamente per rientrare poco dopo per il secondo ed ultimo set di bis composto da Give Up the Ghost, Reckoner ed una conclusiva Everything In Its Right Place introdotta da Tom alle tastiere che ci canta The one I love dei R.E.M. Davvero una bella sorpresa per il pubblico mentre all’uscita dal palco Tom ci saluta con un buon Italiano (che ha sfoderato anche in altri momenti del concerto) all’insegna di un ripetuto “Arrivederci”.
Mentre siamo in coda per uscire discutiamo del concerto e confrontiamo alcune esperienze passate come il live del 2008 a Milano e ci accorgiamo di come i Radiohead siano cresciuti e non solo cambiati nel corso degli anni, diventando oggi una band non più da poche migliaia di persone che quasi rifuggiva la popolarità: come i Cure ad esempio, è riuscita a costruirsi un suo vasto pubblico riuscendo comunque a fare ciò che più gli aggrada, ricercando sempre cose nuove anche a costo di deludere i fans di vecchia data, ma riuscendo comunque a conquistarne di nuovi (testimonianza di ciò i centoventimila biglietti venduti per le quatto date italiane) e riconfermandosi sempre grandissimi e capaci di regalare, a dispetto di lavori in studio ultimamente un po’ freddini, emozioni intensissime dal vivo.
Ubaldo Tarantino
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Uno degli eventi più attesi del 2012 era la tournée italiana dei Radiohead, la più geniale ed innovativa band degli ultimi 20 anni. L'attesa per le date del belpaese era stata più stressante che fremente, visto che la maggior parte dei fan aveva acquistato il biglietto ben 10 mesi prima, facendosi rubare pure il 20% dalla prevendita, una delle tante vergogne del nostro paese, sempre più allo sbando. La location della tappa fiorentina era stata su suggerimento di Yorke e compagni il bellissimo Parco delle Cascine, la data inizialmente prevista per il torrido 1° luglio e 40° gradi all'ombra era stata poi (s)fortunatamente spostata al 23 settembre causa il noto incidente di Toronto che causò la morte di Scott Johnson, loro tecnico del suono. E' un vero grande mistero che band milionarie non riescono a mettere in sicurezza i loro spettacoli, era già successo anche in Italia agli show di due note glorie locali, chissà per quanto ancora dovremo assistere a simili tragedie.
Tornando allo spettacolo dell'altra sera il gruppo di Abingdon ha fornito un’altra memorabile dimostrazione di talento e voglia di stupire e sperimentare, 20 anni dopo la sua nascita. I tempi dei primi dischi, di Creep e dei Radiohead che scimmiottavano gli U2 sono finiti da tempo, adesso abbiamo una formazione ultra tecnologica con un perfetto controllo dei moderni mezzi che offre l'attuale tecnologia. Non a caso nell'attuale formazione a sei elementi è presente addirittura un doppio batterista, al noto Phil Selway si è aggiunto l'ex Portishead Clive Dreamer, perfettamente integrato nel sound computerizzato della band. Gli altri sono i collaudatissimi fratelli Greenwood, Johnny e Colin, Ed O'Brien oltre al frontman Thom Yorke, con tanto di codino. E così sono sfilate con versioni perfette, senza sbavature 5 brani dall'ultimo disco, The "King of Limbs" (2011), ed altrettanti dall'ottimo "In Rainbows" (2007) e qui la band ha riaffermato il suo desiderio di allontanarsi sempre di più dalla forma canzone, dalla pura melodia in favore di un suono ritmico martellante ultramoderno che non a caso ha mandato in visibilio masturbatorio il giovanissimo pubblico presente, più adatto a un rave party che a un concerto rock, ma si tratta di mie impressioni personali.
Con il 50% di disoccupazione giovanile, che la maggior parte dei ventenni presenti si sia procurato l'astronomico biglietto rimane un altro giallo degno di Agatha Christie. Ma tant'è. Tornando a ritroso nel tempo di fronte a un "Hail to the thief" (2003) snobbato - due soli grandi pezzi, There There e The gloaming eseguiti - abbiamo allo stesso tempo gradito assai la presenza di How to disappear completely, nei bis, Idioteque e la title track tratti dal capolavoro "Kid A" (2000), il miglior disco in assoluto del nuovo secolo. Non poteva mancare la pietra miliare "Ok Computer" (1997), a distanza di 15 anni è ancora da brivido ascoltare Thom Yorke cantare Karma Police e Airbag, il pubblico è sembrato gradire molto, forse nostalgico di certe morbide melodie di quel disco. La sorpresona finale è stato l'ultimo pezzo, il noto Everything in its right place, in versione molto rallentata e introdotta da una rara cover di The one I love dei R.E.M che pochi dei presenti hanno riconosciuto.
Era la terza volta che vedevo i Radiohead in tour, dalla tournée di "Ok Computer" e "Hail to the thief" si è perso come detto qualcosa in termine di scaletta, visto che i pezzi migliori la band li ha incisi nel quinquennio intercorso fra quei due dischi, ma in compenso ha fatto passi da gigante il termini di live show. Un impianto visivo sbalorditivo, colori cangianti ed effetti luce fantascientifici, con 16 piccoli megaschermi ad evidenziare i singoli strumentisti, davvero qualcosa di unico ed inimitabile, uno dei migliori in assoluto ai quali ho avuto la fortuna di assistere recentemente ma non solo. Il tutto rendeva la visione ottimale ai meno fortunati che vista la folla oceanica erano rintanati nelle retrovie. Brividi ed applausi. Un cenno finale per l'organizzazione della data fiorentina: dispiace dirlo visto che gioco in casa, ma con 10 mesi di tempo non riuscire ad elaborare un piano di ingresso e deflusso dal parco mi è sembrato semplicemente ridicolo.
Già Le Cascine offrono una capienza parcheggi vicino allo zero, figuriamoci di fronte ad un evento di 30.000 persone. Si ha un bel dire a piedi o bicicletta, ma tutti quelli che sono arrivati da fuori Firenze, tanti, si sono sobbarcati una marcia degna delle recenti olimpiadi londinesi. Lo stesso deflusso a fine show è stato, più che un'uscita ordinata, una sorta di 3000 siepi improvvisato senza vincitori ma con tre sconfitti sicuri, le Nozze di Figaro e Vivoconcerti, che hanno gestito il tutto e il Comune, ben rappresentato dal nuovo ducetto Matteo Renzi. Una serata indimenticabile e mai tanta attesa fu meglio ripagata, con la speranza che l'arrivederci di Thom alla fine ci permetta di rivivere un'altra magica notte come questa.
Ricardo Martillos