Passenger + Gregory Alan Isakov 28 Settembre 2016, Milano, Fabrique
E’ arrivato al Fabrique di Milano, dove era già stato due anni fa per la prima data del tour Europeo di presentazione del suo nuovo disco fresco di uscita “Young as the morning old as the sea”, Mike Rosenberg, in arte Passenger, e il pubblico, arrivato un po’ da tutto il nord Italia ha risposto davvero bene riempiendo quasi interamente il locale milanese. Ma iniziamo dal principio: alle ore 20.30 con il locale non ancora al massimo della capienza inizia il support act di Gregory Alan Isakov, cantautore di origini sud africane ma ora residente in Colorado, con il suo set di una mezz’ora improntato al folk di stampo americano eseguito molto genuinamente nella sua versione One Man Band. Qualche applauso da parte del pubblico presente, composto prevalentemente da ventenni universitari che indossano già, in molti casi, la t-shirt del loro beniamino pronto a salire sul palco da lì a breve. Ed è alle 21.30 che Rosenberg, per la prima volta da diversi anni, arriva sul palco con una vera e propria band, formazione a cinque composta da Pete Marin (batteria), Ben Edgar (chitarra elettrica), Rob Calder (basso) e John Solo (tastiere). Il set inizia subito con il singolo tratto dal nuovo lavoro, Somebody’s love e, come ci dice lo stesso Passenger, in questa data proporranno molte delle canzoni del nuovo lavoro (e alla fine le avrà proprio eseguite tutte).
Il concerto scorre via piacevolmente con Rosenberg che si dimostra vero intrattenitore, segno che l’esperienza di alcuni anni passati a suonare per le strade d’Europa come busker è davvero servita, e ci trasporta da momenti intimi come When we were young a brani scatenati come 27, sino ad una cover di Loosing my religion dei R.E.M., eseguita davvero con trasporto. Il pubblico ha dimostrato tutto il suo calore cantando molti dei brani del repertorio dell’artista inglese che non ha mancato di ringraziare più volte e anche in italiano. Il feeling di romanticismo e malinconia che scaturisce dalla voce di Rosenberg è davvero disarmante, arriva direttamente al cuore. Un’ora e mezza di concerto (sedici brani) passata in un lampo, tra ballate strappacuore eseguite in versione solo (Mike ci ricorda che non vuole assolutamente rinnegare le sue origini ed affidarsi ora solo al suono costruito dalla band che appare davvero fluido e compatto al tempo stesso, come se suonasse insieme da tempo) e brani più ritmati in cui citare (al negativo) Donald Trump e i talent da X-Factor. La sensazione è stata di trovarsi davanti ad un artista vero e sincero che, nella sua semplicità disarmante, ha saputo catturare l’attenzione e l’affetto (oltre che la stima) del pubblico presente; la speranza quella di rivederlo presto, possibilmente sempre in una location del genere che si è dimostrata la giusta dimensione per poter dare al cantautore inglese la possibilità di esprimersi al meglio.
Setlist
Somebody's Love
If You Go
Life's for the Living
When We Were Young
27
Anywhere
Everything
Travelling Alone
I Hate
Young as the Morning Old as the Sea
Beautiful Birds
Let Her Go
Losing My Religion (R.E.M. cover)
Scare Away the Dark
Encore
Home
Holes
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