Dario Argento Paura
Paura. Titolo non casuale, soprattutto se a scrivere è il maestro del brivido Dario Argento, uno di quelli che hanno tolto il sonno, più di una volta, agli innumerevoli fans di pellicole thriller e horror. Per la prima volta, a settantaquattro anni suonati, il regista romano si racconta a trecentosessanta gradi attraverso una lunga traccia autobiografica di oltre trecento pagine, svelando interessanti retroscena che spaziano dalla tormentata vita sentimentale alla ultra decennale prestigiosa carriera cinematografica, narrando di passioni, sogni, ossessioni e soprattutto incubi. La famiglia, le aspirazioni e le inquietudini adolescenziali, il debutto da giornalista e le velleità artistiche di sceneggiatore, fino all'incontro fatale con Sergio Leone, crocevia fondamentale per i successivi traguardi nel mondo della celluloide.
Un percorso intimistico che sembra non lasciare niente al caso; passione per la letteratura e il cinema, viaggi, donne, contrasti e soprattutto rapporti umani con chi gli è stato al fianco; la madre fotografa, il padre funzionario al ministero dello spettacolo, le mogli – un'ampia parentesi dedicata a Daria Nicolodi -, le figlie ma anche amici, collaboratori e soprattutto attori ed attrici. Dalla stesura del soggetto a quattro mani di “C'era una volta il west” in coppia con Bernardo Bertolucci al set delle riprese di “Sandman”, con Iggy Pop, in uscita nei prossimi mesi. Mezzo secolo di soggetti e pellicole tra le più significative ed importanti del cinema thriller – ed in seguito anche horror - italiano. Lunghe appendici del libro sono dedicate ai capolavori degli anni settanta, dalla trilogia degli animali degli esordi – e il confronto con Hitchcock – ai capolavori “Profondo rosso” e “Suspiria, dalla collaborazione con Romero alla trilogia delle madri. Ricorrenti censure, memorabili soundtracks, innovative tecniche di ripresa, alchimie e trucchi di scena. Serial killer, streghe, specchi ed insetti.
E poi un ricordo particolare ai grandi del cinema che di volta in volta Argento è riuscito a coinvolgere: da Clara Calamai a Max Von Sydow, da Alida Valli a Joan Bennett. Una lettura decisamente consigliata a tutti coloro che hanno seguito e seguono con interesse la filmografia argentiana. Una sincera confessione dalla quale emerge il lato umano di un personaggio abitualmente riservato, un artista che attraverso l'occhio della sua cinepresa ha saputo incarnare, più di chiunque altro, le paure e gli incubi del nostro inconscio. E se l'epilogo del libro lascia intravedere un possibilistico atto secondo in grado di colmare tutte quelle argomentazioni che non sono state menzionate o trattate solo in modo superficiale, nel cuore di tutti i fans più accaniti vige la speranza che il maestro del brivido possa offrire ancora quelle emozioni visive alle quali ci ha da sempre abituato. Magari regalandoci altri bellissimi sonni agitati.
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