Migliora leggibilitàStampa
1 Novembre 2015 ,

Pierpaolo Capovilla (Il Teatro Degli Orrori) La nostra mente è la società


    villa                      I N T R O

 

L'aggettivo più corretto per definire Pierpaolo Capovilla è eclettico. Il cantante del Teatro degli Orrori è un artista a tutto tondo e impegnato non solo su fronti musicali.Questa intervista che ci ha rilasciato via telefono, si è trasformata così in una chiacchierata sugli argomenti più svariati, dalla letteratura alla politica, regalandoci un punto di vista originale ed interessante sul mondo che ci circonda.

 

 

L'INTERVISTA

 

Andrea Ghignone (Distorsioni) - Un disco nuovo ed un tour nuovo per Il Teatro Degli Orrori. L'ho ascoltato e mi è sembrato un urlo contro la società odierna: l'età media del vostro pubblico sembra aggirarsi tra i 20 e i 30 anni. Sono i giovani i vostri principali ascoltatori?

Pierpaolo CapovillaNoi abbiamo un pubblico fortemente intergenerazionale, letteralmente, dico letteralmente dai 16 ai 60 anni. Io sono solito spesso scivolare sul pubblico durante i concerti, lo chiamano stage diving, ma in realtà non è che salto addosso al pubblico, mi lascio afferrare e poi si vede che succede. Nelle prime file ci sono i giovanissimi, ma, se poi succede che finisco in fondo alla sala, trovo letteralmente i loro nonni: questa, lasciami dire, è una cosa gratificante e appagante come poche altre. Il orrorisedicenne viene perché vuole i Muse, il venticinquenne vuole ancora i Nirvana, il trentacinquenne vuole, che so io, un po' di hardcore, il cinquantenne cerca i Rolling Stones, un po' tutti quanti insieme cercano uno straccio di autenticità, un po' di ingenuità nel rock. Mi è successo più di una volta durante le scorse tournée con Il Teatro Degli Orrori (ripartiamo proprio oggi da Parma, quindi chi vivrà vedrà) di ritrovarmi fuori dai camerini, magari alle tre di notte, un padre con i figli adolescenti e scoprire che non li stava accompagnando, ma ce li ha proprio portati al nostro concerto, hai capito? E questo è veramente stupendo se pensi all'età dell'adolescenza che è anche il momento della rivolta anti-genitoriale no? I ragazzi crescono, cominciano a diventare grandi, a porsi delle domande e a detestare i genitori, succede (ride). Io mi ricordo da ragazzino, non li sopportavo proprio, quante gliene ho fatte passare (poveretti), e proprio nel momento di crisi nella famiglia fra figli e genitori Il Teatro Degli Orrori diventa qualcosa che in qualche misura può aiutare anche il dialogo tra di loro. Guarda, questo è veramente un risultato sorprendente, tanto sorprendente; io ne sono felice.

 

Il primo singolo estratto dal disco omonimo è Lavorare stanca, titolo preso da Cesare Pavese: non è la prima volta che la letteratura entra prepotentemente nella discografia del Teatro, vedasi Majakowski o Ken Saro Wiwa in "A sangue freddo". Tu hai anche girato l'Italia recitando Pasolini...

Ti ricordi anche che “Nell'impero delle Tenebre” c'è un pezzo intitolato E lei venne  che  nient'altro è che il vino dell'assassino di Baudelaire, quindi diciamo che è proprio una cosa che si è consolidata nella mia scrittura. Io cerco di citare, anzi rapinare i poeti dei loro orroriversi, li spargo dentro le mie canzoni, ovviamente ricontestualizzandone i versi in maniera del tutto arbitraria e cosa succede quindi? Che questi versi, scritti magari nella prima metà del '900 in Russia durante la rivoluzione, ricomparendo in una canzone del Teatro Degli Orrori improvvisamente rifioriscono con significati completamente diversi e dei quali spesso mi sorprendo anche io. Questo è il gioco che io cerco di mettere in atto, nella scrittura dei miei testi. Lavorare stanca avrei voluto intitolarla Lavorare uccide, cosa che viene cantata nella canzone: “lavorare stanca, lavorare uccide” riferendoci peraltro a Finmeccanica. Finmeccanica è la più grande azienda pubblica italiana partecipata.

 

Noi abbiamo due grandi, veramente enormi multinazionali pubbliche: l'Eni, ente nazionale idrocarburi che bisognerebbe processarli per crimini industriali, perché quello che fanno nel delta del Niger è semplicemente vergognoso, è scandaloso; c'è un'unica azienda ancora operante nel delta del Niger per l'estrazione di idrocarburi che fa uso della tecnica Pierpaolo_ok2-bn2del ‘gas flering’, che è una tecnica vietata anche in Nigeria, ma lì basta corrompere. Gas flering vuol dire bruciare quella parte di idrocarburi che sono in forma gassosa e non utilizzabili, e li si può rispedire nel ventre della terra, in questa crosta, si può estrarli e stoccare, ma la cosa più semplice è bruciare questa cosa e chi s'è visto s'è visto. Nel delta del grande fiume Niger vivono 35 milioni di persone, un fazzoletto di terra grande più o meno tre volte il Veneto, per capirci, e non c'è più l'acqua potabile, mi spiego? Questo delta della Nigeria vive di acqua sporca di idrocarburi, e la speranza media di vita della gente è di 36 anni, io sarei già morto. Queste sono cose che veramente fanno arrabbiare. 

 

Lo stesso dicasi per Finmeccanica, Perché Finmeccanica, che ha dismesso qualche mese fa tutto il suo settore ferroviario, perché loro si occupavano anche di logistica ferroviaria, fra i migliori al mondo, ora produce solo ed esclusivamente sistemi d'arma. Stiamo parlando della quarta azienda al mondo che ha appena firmato un protocollo d'intesa con gli Emirati Arabi per 100 Eurofighters. Ora, io mi chiedo, che cosa se ne fanno gli Emirati Arabi di 100 Eurofighters, probabilmente vanno a bombardare i bambini in Iraq, mi spiego? Ecco...comunque perdonami la digressione, torno a Lavorare stanca. OLYMPUS DIGITAL CAMERAL'abbiamo intitolata così, come la raccolta poetica Pavesiana, ma è stato veramente uno scherzo in realtà, perché non c'è nulla, in questo caso, di Pavese, né nel disco né nella canzone, se non nel titolo stesso. Per altro io Pavese lo adoro. Quando mi è capitato di soggiornare all'Hotel Roma, che è vicino a Porta Nuova a Torino, questo albergo antico, ottocentesco dove morì Pavese, ho chiesto più volte la stanza 346, se ricordo bene, che è quella dove Pavese si uccise ingoiandosi non so quante pillole di psicofarmaci. Sono curioso, voglio vedere se viene a tirarmi i piedi (ride). Adoro Pavese e tra l'altro la sua storia, la sua biografia è una biografia molto, ma molto sofferta e il suo suicidio ha avuto un significato molto triste dentro la sua biografia, quindi mi emoziona e mi commuove Pavese come pochi altri scrittori italiani

 

Oltre alla letteratura, da dove prendi ispirazione nei testi?

Dalla realtà, dalla realtà informata, sono uno che si informa molto nel senso che leggo i quotidiani, non guardo la tv e leggo i quotidiani, cerco di approfondire gli argomenti a cui di giorno in giorno mi capita di interessarmi, anche la cronaca nera, perchè spesso, anzi quasi sempre, nella cronaca nera troviamo delle storie davvero paradigmatiche, raccontano quello che potremmo diventare, potremmo diventare più spaventosi di quello capovilla.jpg_415368877che già siamo. Che so io, ne “Il Mondo Nuovo” c'è la terribile storia di Ion Cazacu, anche quella è cronaca nera, però riguarda il mondo del lavoro, il mondo delle prevaricative sociali che avvengono nel lavoro illegale in Italia, che è  veramente diffuso, soprattutto nel lavoro nero, nello sfruttamento incondizionato di questi poveri lavoratori che si fanno impoverire, che si fanno derubare o addirittura uccidere nel caso della storia del povero Ion.  Quindi mi guardo intorno e cerco di descrivere la società in cui vivo, le circostanze storiche in cui vivo, in cui noi viviamo, i miei testi sono fortemente autobiografici, non parlano di me, parlano di me insieme agli altri, questa è una cosa molto importante dal punto di vista della scrittura, forse quella più importante, quella cruciale.

 

Nelle tematiche delle tue canzoni ci si ritrova spesso in argomenti spinosi, mi viene in mente Maria Maddalena. Che rapporto hai con la religione?

Son figlio di una suora io! È anche cosa nota questa, la mia mamma, prima di concepire me e le mie due amate sorelle, era suora, ha fatto sei anni di noviziato. Il mio papà invece voleva farsi sacerdote, quindi io ho avuto e subito una educazione cattolica il-teatro-degli-orrori-orizzontalerigorosa per tutta la fanciullezza, poi durante l'adolescenza e l'età adulta mi sono ribellato ed emancipato. Io sono laico, non mi considero un ateo, non mi pongo il problema, lo trovo piuttosto ridicolo, però mi restano ben saldi dentro il mio cuore certi valori che mi sono stati insegnati. Certo alcune cose le ho sentite un po' inculcate nella mia personalità e di queste me ne sono liberato, altre no e sono la pietas (in assoluto), e la fratellanza. Senza pietas e senza fratellanza il mondo sarebbe schifoso.

 

Oltre che senza fratellanza penso anche senza amore, che tra l'altro è un tema che soprattutto nel  tuo disco solista ho sentito particolarmente. Proprio come la letteratura anche tu, nelle tue canzoni, parli soventemente d'amore, che non deve essere per forza quello tra uomo e donna,  ma anche quello familiare o tra amici, ci sono molti modi diversi di parlare di amore e il tuo è proprio particolare...

Sì, assolutamente, bravo, perché pietas, nel senso etimologico di com-passione, com-patire, vuol dire patire insieme agli altri, soffrire insieme. Credo che quella sia la chiave di volta di tutte le mie canzoni, quello che c'è di divino nelle mie canzoni credo sia identificabile con la pietas, non c'è dubbio.

 

Tornando sul cantato penso che per un genere come il vostro l'italiano è molto difficile da inserire tra chitarre distorte e batterie quasi metal, ma voi ci riuscite benissimo e data la complessità dei testi, sembra quasi che mescoliate una sorta di cantautorato al metal. E’ così difficile l'utilizzo dell'italiano in questo genere e perché proprio questa scelta?

teatro_orrori1Lo è,  lo è (ride). È proprio difficile, l'esercizio che faccio io quando scrivo è un esercizio lungo e faticoso e meticoloso, anche perché spesso devo lavorare non solo sul verso, ma su ogni singola parola. Per come la vedo io, che sono un Majakowskjano, ogni parola è verso, posso dirti che so io “vaffanculo” e se te lo dico in un modo ti offenderò, se te lo dico in un altro ti farò sorridere, se te lo dico in un altro ancora ti posso commuovere addirittura, quindi la parola che si fa verso, il significante che nasconde più di un significato, si fa verso, metafora, allegoria, a volte addirittura iperbole, quindi io cerco una scrittura il più alta possibile e ci metto tutta intera la mia scarsa cultura. Ho quasi cinquant'anni, non sono più ragazzino e ho una stratificazione culturale piuttosto importante…diciamo, ma comunque scarsa, insufficiente e inadeguata, questo poco ma sicuro. Ce la metto tutta ed è chiaro che l'italiano non è una lingua semplice da usare con il rock, bisogna lavorarci sopra, ma lasciami dire che c'è una forte continuità narrativa tra One Dimensional Man e Il Teatro Degli Orrori, io scrivo la stessa canzone da trent'anni.

 

Se tu guardi nel primo album de Il Teatro Degli Orrori c'è una canzone intitolata Bullis, i bulli, e quella è la storia di  un ragazzino indiano londinese, nato a Londra, ma di origini indiane che veniva derubato, insultato, offeso, ingiuriato, carognato ogni giorno dai bulletti della sua scuola fino a indurlo al suicidio. Una storia tristissima, eccola qua la cronaca nera di cui parlavamo prima. Però a me, questo episodio che avvenne in Inghilterra nei paoloprimi anni novanta mi è servito per far riconoscere a chi mi ascolta l'ingiustizia e le prevaricazioni quando avvengono intorno a noi. Poi se scrivessi in inglese qui in Italia non mi capirebbe nessuno (ride), quindi la grande differenza è quella che si vede quando il pubblico comincia a capire le parole, allora sì che si innamora della tua musica, non si innamora di te, non devi per forza fare la rockstar, ossia il pagliaccio sul palcoscenico, ma si innamora dei contenuti delle tue canzoni e questa sì che è la cosa importante, è vitale. 

 

La musica produce vita nell'esistenza delle persone mentre camminiamo lentamente a causa del lavoro, della vita che si fa, della quotidianità, dei media e di una società sempre più corrotta, sempre più individualista, dove ognuno si fa i fatti propri La musica rock può quindi diventare un evento cruciale della vita delle persone, soprattutto dei ragazzi, dei più giovani. Per me è stato così da ragazzo, e mi riferisco all'hardcore americano. Perché io ho avuto la fortuna, il privilegio di incontrare i grandi del rock americano nel mio percorso e mi hanno dato tantissimo quando ero ragazzo, mi hanno dato forza, mi hanno dato vigore, mi hanno dato voglia di lottare contro le prevaricazioni e le ingiustizie, mi hanno dato grandi stimoli e questi stimoli sono importanti per non precipitare nell'inedia, nell'individualismo diffuso.

 

Quindi fondamentalmente credi che la musica possa in qualche modo aiutare a cambiare qualcosa che non va in questo mondo?

foto1Per forza, guarda, io credo che questa cosa sia evidente a questo punto, nella storia della musica popolare quante volte abbiamo incontrato degli artisti che hanno saputo raccontare il loro tempo e raccontandolo hanno saputo cambiarlo senza volerlo, ma anche cercare a tutti i costi una battaglia politica, mica tutti erano dei Bob Dylan. Per esempio lui, Dylan, quando aveva vent'anni scrisse The Times They Are A Changin', quel disco lì in pochi mesi divenne la bandiera musicale e poetica di un movimento mondiale che sognava e desiderava di cambiare il mondo, di rivoltarlo come un calzino, c'erano i valori del socialismo che erano ancora vivi.

 

Il socialismo cosa vuol dire? Una società più giusta e più uguale la vogliamo o no? O non la vogliamo più questa cosa? Io comincio a chiedermelo, perché qui ci hanno privato di tante di quelle speranze che siamo scivolati in una forma di disperazione collettiva per cui non ce ne frega più niente. Io credo che, con il rock, possiamo combattere questa ferita, poi non faremo la rivoluzione, questo è poco ma sicuro, però almeno abbiamo contribuito a cambiare la nostra società. Se non facessimo così, se io non credessi in questo modo nel mio ruolo sociale di cantante rock mi sentirei inadeguato nel mio stesso compito; il gioco non varrebbe più la pena di essere giocato, mi spiego? Io sono un uomo fortemente politico e credo che tutta la nostra vita sia una dialettica di fenomeni politici, come diceva Margaret Mead: “la nostra mente è la società”.

 

PIERPAOLO-CAPOVILLA-610Adesso ti aspetta un tour con il teatro, finita questa serie di esibizioni live cosa hai in mente?

La tournèe del Teatro Degli Orrori sarà molto lunga, durerà per tutto il 2016. Nel frattempo io e Franz abbiamo progettato una nuova avventura rock, si chiama Bunuel, come il grande regista messicano. Saremo io al basso e basta, non alla voce, Franz alla batteria, ci sarà Xabier Iriondo alla chitarra elettrica e alla voce il grandissimo Eugene Robinson, il cantante degli Oxbow di San Francisco. Questo è un progetto molto figo, andremo in tournèe qui in Italia, non so bene quando, ma verso fine gennaio per qualche data,  giusto per conoscerci e per rodarci un po', poi sarà la volta dell'Europa e speriamo degli Stati Uniti. 

Andrea Ghignone

Video

Inizio pagina