The Handsome Family WILDERNESS
[Uscita: 14/05/2013]
Il desiderio di altrove che ci coglie, quando ascoltiamo The Handsome Family, è proprio di un sentimento quasi culturale, alimentato da antiche letture oramai sedimentate, come le epiche di Cormac Mc Carthy e soprattutto l’itinere documentaristico/romantico di William Least Heat - Moon in Strade Blu. Innamorati di un contesto sonoro, che riporta ad un’ America rurale di leggende (anche noir) e realtà, i cui spazi infiniti probabilmente non attraverseremo mai se non nel nostro immaginario, siamo indotti ad esplorare l’ennesima prova sonora forgiata tra erba e polvere, dalla rinomata coppia dei coniugi Sparks, Brett e Rennie Sparks, qui intenti a declinare ballate old-style attingendo ad un bestiario favolistico del tutto originale. A definire il proprio afflato barocco, il country dei due è da subito placido e raffinato a partire da Flies, ballata assopita e declinante nella successiva Frogs, bucolica visione di un Neil Young classico, sostanza folk e chitarra elettrica, tanto calligrafica quanto di maniera. Eels, altra ballata, accede alle certezze sonore dei nostri ipotetici viaggi tra campi e fossi e campi di grano e fossi, senza soluzione di continuità.
Octopus incede ritmica, ma tratta del timore che si può avere in presenza di un polpo (!), in caso di vacanze in riva al mare, cantato con tono baritonale da Brett Sparks: ci piace pensare rivolto a bimbi con la bocca aperta, nell’aia di una farm del Nebraska. Owls e Caterpillars sono quanto di più tradizionale possa volersi in fatto di Alternative Country. Glow Worm sfiora l’epicità di un viaggio intraterreno, tra mari, profondità laviche, monti innevati, ghiacciai e vermi incandescenti e qui, va detto, i toni anche vocali, surriscaldano il cuore. Lizard racconta che la magia inflitta, per farci cadere in danze forsennate, non ha tonici o pozioni in grado di salvarci. Anche in questo caso, la resa stentorea di Brett Sparks seduce ed ammalia in una ballata senza tempo. Woodpecher è un adagio quasi tex-mex, mentre la successiva Gulls è una tradizionale Handsome’s song, corredata da un organo, come percepito da una veranda solatia. Spider, non fosse per il testo aracnofobico, sarebbe l’ideale colonna sonora di un apple - pie contest, svolto in una qualche sperduta contea del Tennessee. Chiude Wildebeest, che in fatto di pathos nulla aggiunge ad un album quieto, a tratti discontinuo, ma assolutamente pronto ad un uso immaginifico. Non sempre vorremmo stazionare in questa singolare dimensione. Tuttavia, ora che ci siamo, cavalcheremmo ancora, oltre la radura al di là della collina.
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