Migliora leggibilitàStampa
23 Febbraio 2012 , ,

Grimes VISIONS

2012 - 4AD
[Uscita: 21/02/2012]

Ogni  anno, l’industria discografica ci propone uno o più  nuovi fenomeni musicali al femminile da lanciare nell’olimpo pop/rock e anche quest’anno non potevamo farceli mancare, ecco allora che insieme a Lana Del Rey  arriva il nuovo fenomeno a nome Grimes. Dietro a questo moniker, si nasconde la ventitreenne Canadese Claire Boucher originaria di Vancouver e ora fissa a Montreal, pittrice che entra in contatto con il laboratorio culturale di stampo pop/punk Lab Synthèse e qui  dà libero sfogo alla sua creatività dando vita tra il 2010 ed il 2011 a ben tre lavori: “Geidi Primes”, “Halfaxa” e lo split EP con il connazionale D’Eon “Darkbloom”, dalla matrice più pop e da cui arrivano i successi di Vanessa e Crystal ball,  tutti usciti su etichetta Arbrutus, nei quali esplora anche forme espressive  quali la  danza e il video. Ora  Grimes, a nuovo disco praticamente pronto, firma per la 4AD dimostrando che l’establishment si è accorto di lei, a testimoniare il sempre più labile confine tra musica pop e underground;  lo dico subito: questo è uno dei dischi dell’anno! “Visions” è considerato da lei  stessa il vero esordio, probabilmente perché dopo avere iniziato a sperimentare con le macchine e aver sviluppato questa tendenza DIY, ora ha elaborato uno stile tutto suo che passa dalle sperimentazioni di tastierismo cinematico, alla new wave 80, attraversando internet, visioni metal-manga (come la cover del disco disegnata da lei stessa) ad abiti e video auto prodotti.

 

Il disco si apre con Genesis dall’impronta cinematica ed eterea che, a chiudere gli occhi, ci porterebbe  in un qualsiasi film della Coppola,  vede la sua prosecuzione sperimentale con i synth notturni di Oblivion dagli improvvisi cambi di ritmo e un groove vorticoso, arrivando ai ritmi tribal-dance di Be A Body  mentre il Requiem di Mozart fa da tessuto connettivo nella eccezionale medieval-tecno di Nightmusic. Sembra di avere a che fare con una bambina che entra nell’Apple store ed inizia a giocare con tutto quello che gli capita a tiro, synth, drum machines, programmers, distorsori vocali, campionatori, loops multilayers utilizzando GarageBand (software per creare musica col Mac, NdR.). La voce si mantiene sempre su toni alti in un mix tra Enya e Kate Bush che alla lunga potrebbe risultare monotono o persino fastidioso, se non fosse che guardandola come uno strumento aggiunto (visto che in pieno stile Elisabeth Fraser, riuscire a capire cosa dice è spesso incomprensibile, ma ascoltate Symphonia IX  e avrete una testimonianza dell’armonia che riesce a creare) si arriva ad apprezzarne il ruolo funzionale alla dimensione eterea di tutto il disco, come anche bene rappresentato nella cibernetica Eight.

 

La voce però c’è, e basta sentire i due picchi di  Circumambient e Skin, dove Claire, spogliata degli effetti e su una linea di basso ridotta all’osso canta di 'ritornare ad essere umani', per rendersene conto. Un mix di generi per un processo creativo che porta alla sensualità, al misticismo fino alla catarsi in  un continuo altalenarsi tra ritmi synth-pop e sperimentazioni in alcuni punti claustrofobiche, forse anche a causa della gestazione del disco, concepito in tre settimane di totale privazione della luce, immersione in una nuvola sonora capace di suonare così distante da meravigliarti per come riesca a penetrarti. Claire ha iniziato a produrre alcuni video per la promozione del disco, affermando che il legame tra immagini e musica è talmente forte da portarla a realizzarne uno per ogni brano, così da rendere ancora maggiore l’interazione tra le varie forme espressive esplorate.

 

Non credo ci siano vie di mezzo nell’ascoltare questo disco, o si odia e si scappa il più lontano possibile dalla orrenda copertina, o lo si ama alla follia e ci si lascia trasportare dalle sue sensazioni.  Certo, il mainstream si è già accorto di lei se Vogue le ha già dedicato un servizio, per cui il rischio di vederla trasformata in un fenomeno usa e getta è molto alto, in bilico com’è tra l’indipendenza alternativa e il fenomeno di costume per hypster modaioli: non mi meraviglierei di sentirla tra qualche mese nei centri commerciali o nelle cuffie dei ragazzi nella metro perché in fondo di questo si tratta, in superficie e nella sua estetica, di un disco pop. Per adesso, consiglio di godervi l’ascolto e di andarvela a vedere in una delle tre date che terrà in Italia a Maggio così da capire meglio le potenzialità live di questa ragazza e vedere se è proprio vero… 'Some girls are bigger than other'.

 

Ubaldo Tarantino
Inizio pagina