Robert Fripp, Andrew Keeling, David Singleton THE WINE OF SILENCE
[Uscita: 11/06/2012]
Descrivere un'opera di Robert Fripp è come tentare di far ingresso nei penetrali di un tempio: il tempio aereo della sua musica che sfida la distanza degli anni. Nel caso di “The Wine Of Silence”, si tratta di una spettacolare, negli esiti, rielaborazione di pezzi di cosiddetti Soundscapes, evoluzione sonora del leggendario Frippertronics, trattamento cioè di chitarra elettrica vagliata attraverso lo schermo di suoni elettronici incisi su nastro, ora vagliati in digitale. La rielaborazione di detti paesaggi sonori per orchestra, operata dal compositore inglese Andrew Keeling, su precedente trascrizione di Bert Lams, fido collaboratore del Re Cremisi nel progetto Californian Guitar Trio, con esecuzione dal vivo, nel 2003, della Metropole Orkest, diretta da Jan Stulen, e infine trattati alchemicamente da David Singleton, co-produttore di molte avventure sonore del Nostro, ai limiti del delirio.
Il tutto si sostanzia in quello che, con ardita espressione, potremmo definire 'minimalismo sacro', sulla scia di precedenti lavori di Robert concepiti in tal guisa (mi piace pensare, su tutti, a “The Gates Of Paradise”). La suddetta definizione trova supporto nella particolare struttura dei brani, sorta di frammenti di inni sacri dispiegantisi nell'aria come morbidi tappeti sonori. Pie Jesu ne costituisce l'incipit, disvelamento di armonie acquatili lievissimamente modulate; così come arcanamente ispirata sembra la traccia successiva Midnight Blue, un breve viaggio in punta di poesia negli oscuri anfratti della notte; Black Night segna la trama degli incerti confini del crepuscolo, sfumanti dapprima nella porpora della sera screziata dai primi raggi nereggianti dell'ombra, e trascolorante nello specchio inquietante e doppiamente velato della tenebra più fitta. Pregna di spiritualità ineffabile, intarsiata dello splendore cromatico del coro, è certamente Miserere Mei, l'apice metafisico dell'album, in cui la musica sembra scorrere come attraverso un filtro soprannaturale che ne espunga le impurità.
A un mesto abbandono sonoro, pare, invece, soggiacere Requiescat, nenia dal sapore ferale, un'ansia di molle scivolamento nell'abisso che ne trama le linee, non priva della dolcezza struggente delle cose che volgono alla fine, preda di un fato ineluttabile. Pie Jesu, in ripresa, come l'andamento circolare di elementi che ritornano, compiuto il primo percorso alchemico dell'anima che si emenda dai veli del possibile, per il rientro nel concetto di primigenia Unità, suggella un album di profonda e commovente spiritualità. Musica che marca distanze siderali da questo mondo febbricoso e vuoto, ebbro di sola 'materia'.
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