Mercury Rev THE LIGHT IN YOU
[Uscita: 02/10/2015]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Il gruppo più romantico dell’indie rock a stelle e strisce, Mercury Rev, torna dopo un’assenza di ben sette anni, e dopo un disco, “Snowflake midnight”, che non aveva entusiasmato chi scrive e i fan in generale. Il nucleo del gruppo è ridotto a due elementi, Jonathan Donahue e Grasshopper (Sean Mackiowiak); Dave Fridman, bassista, produttore artistico e orchestratore, che col suo sound caratteristico aveva indirizzato la musica del gruppo (e di molti di gruppi negli ultimi anni, vedi Flaming Lips e Delgados) in maniera massiccia, non è più membro della band. Questo nuovo album, “The light in you”, non segna un mutamento nel suono della band, che rimane fedele al pop sognante e maestoso che la caratterizza da “Deserter’s song” in poi.
I primi due brani sono lenti, romantici, l’orchestra è presente, più sottotraccia rispetto alle prove precedenti, ma ha un ruolo fondamentale. Flauti, arpa, archi, sottolineano The queen of swans e Amelie, brani di grande atmosfera, che però rischiano l’effetto confetto. In You’ve gone with so little for so long orchestra, glockenspiel e tastiere sfiorano pericolosamente la colonna sonora da film di Walt Disney, per fortuna entra in campo la batteria a ricordarci che è comunque musica rock quella che ascoltiamo.
Coi brani successivi la componente rockettara si fa più forte, il ritmo più presente, in Emotional freefall abbiamo persino una swingante sezione fiati, poco sfruttata però; rimangono certo le orchestrazioni complesse, sempre danzanti al confine tra onirico e stucchevole che, nel bene e nel male sono la cifra distintiva del suono dei Mercury Rev. Sorprendente, anche per il fan di vecchia data, Sunflower, brano molto soul, basso rotolante e sezione di fiati molto presente, piuttosto diversa dai canoni usuali del gruppo, ma tra i brani più riusciti, con le sue aperture psichedeliche e tipicamente californiane.
Atmosfere simili nella conclusiva Rainy day record, brano molto allegro, ma in generale tutto il disco è lontano dalla malinconia che segnava alcuni dischi precedenti; ovviamente se questo deriva da una scelta creativa o da cambiamenti nella vita dei musicisti non ci è dato saperlo.
Nell’insieme The light in you è un disco riuscito, la qualità della scrittura è buona. Per chi scrive il picco creativo dei Mercury Rev, perlomeno da quando Jonathan Donahue ha preso le redini del gruppo, è “The secret migration”, che però è il disco dove le sontuose orchestrazioni sono meno presenti e la vena rock e psichedelica del gruppo emerge più fortemente. I Mercury Rev, grazie al binomio tra la voce inconfondibile di Jonathan, e la forte componente orchestrale, a volte eccessiva, sono tra i gruppi più immediatamente riconoscibili del panorama musicale del terzo millennio. Sono il classico gruppo prendere o lasciare. Noi li abbiamo presi, e ora passiamo la palla, pardon il disco, al lettore.
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