Basia Bulat TALL TALL SHADOW
[Uscita: 30/09/2013]
# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI
E' davvero un 2013 prolifico per il gentil sesso. Mancano pochi mesi alla fine ma abbiamo già avuto diversi dischi da ricordare, tutte cose che troveremo nelle varie playlist di fine anno. Tra le cose migliori impossibile non segnalare gli ottimi album delle due Laura, Marling e Veirs, forse le loro prove più convincenti e l'ennesima buona prova di Neko Case. Ma noi in Italia non siamo certo stati a guardare. Hanno visto la luce delle verie e proprie gemme, come il disco d'esordio di Femina Ridens oltre alle già note e bravissime Simona Gretchen e Debora Petrina con due dischi di caratura internazionale. La biondissima canadese Basia Bulat può a pieno titolo giocarsela con le succitate protagoniste. E' giunta al suo terzo disco, questo "Tall tall shadow" e con cadenza fissa ogni tre anni aggiorna la sua breve ma valida discografia, che è cominciata col solito ep, giusto per farsi conoscere in giro. Su di lei mise gli occhi un certo Howard Billerman, noto per aver prodotto una band molto apprezzata come gli Arcade Fire: un debutto con squilli di tromba, se si considera che il sorprendente e splendido "Oh, my darling" (2007) uscì addirittura per la gloriosa Rough Trade, con conseguente pioggia di recensioni positive. Tutte meritate sia chiaro. Ci vollero tre anni a Basia per riprendersi e con molta umiltà aspettò un bel po' per mettersi a nudo con la sempre difficile opera seconda.
Con "Heart of my town" (2010) il bersaglio si poteva ancora considerare centrato anche se forse il disco emozionava meno del debutto acqua e sapone. Per il suo ultimo album Basia Bulat ha abbandonato in parte le sonorità solo voce e chitarra per un suono un tantino più pieno. "Tall tale shadow" è opera di squisita fattura, la ragazza di Toronto ha stile e classe da vendere e si fa circondare ed aiutare da strumentisti all'altezza. Stavolta si è prodotto il disco da sola, dimostrazione di forza e coraggio. Le sono venuti in aiuto solo Mark Lawson ed il bassista degli Arcade Fire Tim Kingsbury. Già l'apertura della bella title track Tall tall shadow ci fa capire che questo è un disco speciale. Una voce stupenda, qui e nel gioiellino che segue, la tenue Five, four: ci potete trovare qualcosa della compianta Sandy Denny ma spesso è meglio non eccedere in paragoni scomodi. Vocalmente superba è pure It can't be you, con Basia che si fa accompagnare solo da un charango, strumento andino simile all'ukukele. Sulle orme di Joni Mitchell ma pure della prima Tracy Chapman: come per esempio in Paris or Amsterdam. In "Tall tale shadow" di brutto non c'è proprio niente: ed ancora Wires, con elettroniche e beats assortiti, Someone, ed una delizia come The city with no rivers. Se amate le voci femminili qui c'è il disco che fa per voi: Basia Bulat ha fascino, stile, talento per conquistare nuovi estimatori, la concorrenza è agguerrita, ma se continua su questi livelli la sua stella continuerà a brillare a lungo.
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