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28 Maggio 2012

The Sweet NEW YORK CONNECTION

2012 - The Sweet
[Uscita: 07/05/2012]

Sweet (1)Nell’articolo  “The Sweet 'nostalgia': tra Bubblegum e Glam Rock” pubblicato su Distorsioni nel febbraio 2012 - ha ricevuto uno scarsissimo riscontro se non nullo - mi ero proposto, riutilizzando un articolo pubblicato nel 1992 su una mia vecchia fanzine cartacea, di realizzare una retrospettiva della band  alquanto bizzarra perché basata su un improbabile –  in realtà molto personale ed onanistico - ritorno di fiamma o revival  terzo millennio della scintillante stagione glam anglosassone che aveva vissuto i suoi splendori nel corso degli anni ’70. Nel suddetto articolo si accennava che ‘nel loro sito ufficiale si legge che nel marzo del 2012 è prevista la pubblicazione di un nuovo album': quando avevo ormai dimenticato questo particolare, ecco che tre mesi dopo mi ritrovo per le mani questo “New York Connection”, inciso dalla seguente formazione Sweet: Pete Lincoln - Lead vocals and Bass Guitar. Bruce Bisland - Drums and Vocals. Tony O’Hora - Guitar, Keyboards and Vocals. Andy Scott - Guitar and Vocals.  

 

E’ il chitarrista Andy Scott, unico sopravissuto della line-up storica, a fungere da cordone ombelicale con  quei ‘glamorous days’ di quasi 40 anni fa tutti ‘capelli lunghi-a caschetto-platinati, pantaloni a zampa d’elefante e giacche aderenti-luccicanti’. La band ha continuato nelle scorse decadi a fare tour soprattutto in Europa ed Australia, pubblicando in parallelo molti live album a base di un repertorio più che scontato, composto dagli inni glam dei bei giorni che furono, Ballroom Blitz, Fox On The Run, Love Is Like OxygenHell RaiserTeenage RampageSet Me Free, Action, Funny Funny, Co –Co, Alexander Graham Bell, Poppa Joe, Little Willy, Wig-Wam Bam. Poiché sono un masochista recidivo che se ne frega dei gradimenti e delle statistiche eccomi qui di nuovo a parlarvi dei redivivi Sweet, quattro glam-rockers ormai maturi che continuano indefessamente a suonare in un modo ‘politically incorrect’, e che in “New York Connection” approntano una personale – devo dire molto gustosa - mini rock history, rivisitando alcuni celeberrimi brani con i loro  caratteristici arrangiamenti di chitarre Gibson e coretti operistici come da manuale Sweet.

 

Se siete da sempre refrattari a tutto questo e lo siete ancora allora è bene che fuggiate lontano da questo disco come fosse peste, vi apparirà quanto di più kitsch possa esserci in circolazione. Siete ancora qui? Allora devo confessarvi smaccatamente che mi son goduta (!?) senza inutili masturbazioni critiche una rocciosa Join Together’ (The Who) corale e che finisce troppo presto, una Shapes of things (Yardbirds) freschissima – niente male davvero il lead vocal Pete Lincoln – con intriganti evoluzioni chitarristiche; e poi una para-operistica Sweet Jane (Velvet Underground), era da tempo che qualcuno non la riprendeva, con chitarre lussuriose (glammose o glammate?), Blitzkrieg bop’ (Ramones) e qui, di fronte all'arrangiamento barocco i fans ortodossi di vecchia data dei fratellini newyorkesi storceranno la bocca come è vero che sto per compiere i miei primi 60 anni. It's all moving faster' degli Electric Frankestein poi è uno schianto, tra power pop e glam. Le altre riprese del disco le lascio scoprire alla vostra curiosità. Probabilmente sto invecchiando, ma potermi bere come una birra fresca “New York connection”  senza preoccupazioni critiche e di etichette mi ha regalato tre quarti d’ora di felicità.

Pasquale Wally Boffoli
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