The Sweet 'nostalgia' Tra Bubblegum Music e Glam Rock
Erano i primi anni ’70, gli anni del rock ‘colto’, del progressive, e gli SWEET che reinterpretavano a modo loro la carica del rock’n’roll adolescenziale risultarono fuori tema. Il gruppo avrebbe avuto notevole seguito tra il pubblico italiano, con la nascita addirittura di un fan club, fatto assolutamente nuovo per il nostro paese. Fatalmente non riscossero i favori della critica più autorevole e colta che li stroncò definendoli rozzi e semplicistici. Ma chi sono i ‘Dolci’ dei primi anni ’70? Il gruppo, formatosi nel 1968 ad opera del batterista Mick Tucker e del cantante Brian Connolly, reduci da un’esperienza con i Wainwright’s Gentlemen si avvalse della collaborazione di Steve Priest al basso e di Frank Torpey alla chitarra solista. Si fecero subito conoscere col noem di Sweetshop con sporadiche apparizioni in club privati dell’Inghilterra. I due chitarristi si trovarono più tardi di fronte all’ingresso nel gruppo di Andy Scott (ex Elasticband e Mayifield’s Mule) e di fronte all’abbreviazione del nome in Sweet.
Col nuovo nome la band incise quattro singoli per le etichette Fontana e Parlophone, che non ricevettero mai né consenso critico, né buon responso di vendite. A natale del 1969 suonarono al Piper Club di roma per ventisei giorni consecutivi: sicuramente tra le migliori esibizioni come semi-professionisti. Il loro anonimato sarebbe continuato se i due manager/compositori Nick Chinn e Mike Chapman non si fossero accorti del gruppo. Con una nuova organizzazione e con un nuovo contratto per la RCA firmarono i loro primi successi, facendoli incidere agli Sweet, indirizzandoli alla ‘bubblegum music’, una musica per teen-agers nata in America sul finire dei ’60, a base di ritmi ripetitivi e voci nasali. Dal 1970 al 1972 vi furono varie incisioni a 45 giri che piazzarono Connolly e c. ai vertici delle classifiche inglesi, ove rimasero per la prima metà del decennio: Funny Funny, Co-Co, Alexander Graham Bell, Poppa Joe.
Nel gennaio del 1973 con Blockbuster gli Sweet andarono al n°.1 in Inghilterra e nello stesso tempo passarono sia ad un suono che ad un’immagine squisitamente Glam Rock, genere di cui divennero una delle bands simbolo e più seguite. Del cosidetto glam rock (Slade, T.Rex, Suzi Quattro, Mud, Pilot … ) era intriso soprattutto il loro migliore album “Sweet Fanny Adams” pubblicato nel 1973: contraccolpi di rullante, voce sensuale e chitarre distorte, dirompenti come rasoi su di un r’n’r molto boogie; capelli lunghi, a caschetto e platinati, pantaloni a zampa d’elefante e giacche luccicante ed aderenti mettevano in mostra le parti erotiche del corpo. C’era una competizione con l’altro sesso che si manifestava con estrema ricercatezza nella cura dell’aspetto esteriore, finalizzato alla seduzione, fascino ed incanto del pubblico, che in larga misura era composto da seguaci femminili.
L’album Sweet Fanny Adams conteneva l’omonimo brano, un’ottima cavalcata chitarristica con intermezzo di campane; Rebel Rouser che diventò il manifesto di tutti i glam rockers britannici, Into The Night con rullante in controtempo e riff martellante; la schizzata Set Me Free e la cover di Peppermint Twist, calda e morbida, in versione lampo. Sulla stessa linea musicale si attestò l'album seguente "Desolation Boulevard", pubblicato nel 1974. Da allora i loro successi, essenzialmente a 45 giri, si susseguirono uno dopo l’altro, come nessuno avrebbe mai pensato: Turn It Down, Ballroom Blitz, Teenage Rampage, Fox On The Run, Action, Lies In Your Eyes, Fever Of Love. Il loro aspetto più duramente rockettaro si espresse attraverso le side B dei singoli, scritte da loro e maggiormente adatte alle performances dal vivo. Il loro declino coincise con quello dei 45 giri e dell’epoca glam. Continuarono comunque approntando un sound che era tra l’ehevy metal ed il pop rock, siglando un ultimo grande hit, Love Is Like Oxygen, fino al 1978 quando Brin Connolly lasciò la band alla propria sorte.
I loro sporadici ritorni negli anni ’80 e ’90 non suscitarono grandi entusiasmi, probabilmente anche a causa dell’esaurimento della loro personale creatività. Paradossalmente però in quegli stessi anni nuovi gruppi heavy metal come i Motley Crue attinsero in modo preponderante alla fonte Sweet, nell’uso operistico dei cori e nell’arrangiamento delle chitarre Gibson che rientrò anche negli schemi di mostri sacri come i Queen. Tantissime loro hits sono state coverizzate negli anni successivi, soprattutto di lì a poco negli anni ruggenti del punk, diventando dei veri e propri classici rock, come Ballroom Blitz (Damned, Motohead, Nuclear Assault, Rezillos, Ark), Fox On The Run (Red Hot Chilli Peppers, Girlschool), Love Is Like Oxygen (Freebass, Doug Powell), Hell Raiser (Lita Ford, Def Leppard), Teenage Rampage (Vice Squad), Set Me Free (Saxon, Vince Neil dei Motley Crue).
Gli Sweet ad ogni modo continuano ed esistere nel terzo millennio, in due versioni tenute in vita da membri originari, Andy Scott's Sweet che spesso fanno tour in Europa ed in Australia, e Steve Priest's Sweet che preferiscono suonare in America e Canada, riproponendo indefessamente nel loro repertorio quei teneri inni da teen-agers che incredibilmente resistono all’usura del tempo, anzi stanno tornando in auge beneficiando di un imprevisto glam revival: nel loro sito ufficiale si legge che nel marzo del 2012 è prevista la pubblicazione di un nuovo album.
* Questo articolo é dedicato al grande amico, appassionato e conoscitore di cose glam Sandro Mariani, che in tempi non sospetti mi introdusse a Connolly e c. ed altre meraviglie glam: spero che dov 'é da un pò di tempo trovi almeno un vecchio giradischi per continuare ad ascoltarli. (P.W.B.)
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