The Waterboys MODERN BLUES
[Uscita: 19/01/2015]
Irlanda #Consigliato da Distorsioni
Dopo una lunga pausa gli irlandesi Waterboys, cult band degli anni ’80, si sono riformati con alcuni membri storici accanto a Mike Scott, incidendo nel 2011 “An appointment with Mr Yeats”, un disco piuttosto riuscito che riportava ai fasti d’epoca. Il nuovo album è invece qualcosa di totalmente diverso, un disco molto rock con chitarrone e organo al proscenio. È stato registrato a Nashville con il leggendario Bob Cleamountain dietro al mixer, e accanto a Mike solo Steve Wickham rimane dei membri storici, insieme al batterista Ralph Salmins (da vari anni accompagna Scott). Il bassista David Hood e l’organista Paul Brown, due colonne del mondo musicale di Memphis, a completare la formazione. La svolta rock non è in realtà inedita per l’eclettico Mike, già “Dream harder” del 1993, un album passato abbastanza inosservato, prosciugava i suoni dando molto spazio alle chitarre. L’attacco di Destinies entwined non lascia dubbi: 4/4, riff di chitarra, rasoiate di organo. La voce di Mike Scott rimane però sempre quella, nasale, acida, dylaniana, perfetta per un rock americaneggiante. Più distesa e romantica November tale, canzone molto riuscita.
Still a freak è un potente blues, un po’ scontato ma gradevole. Sono le ballate i brani più efficaci del disco: November Tale, e I can see Elvis, dichiarazione d’amore ai grandi del rock e della musica nera, priva di quell’enfasi che a volte in passato capitava che appesantisse un poco la musica dei Waterboys. Oppure The girl who slept for Scotland, in cui ispirazione è più lennoniana che dylaniana. Ma non dispiacciono numeri come Rosalind (you married the wrong guy), o Long strange golden road, molto più rockeggianti, con la chitarra che prende lancinanti a solo come si conviene nel classic rock. In generale il disco è ispirato, c’è molto pathos e la qualità della scrittura è buona. Mike Scott è tornato ai primi amori, il rock americano, il blues, Dylan, Springsteen, e chi ama questo filone del rock amerà questo disco. Unico difetto, le canzoni tendono ad essere un po’ troppo tirate per le lunghe, maggiore icasticità avrebbe giovato. Dobbiamo rimpiangere “This the sea” o “Fisherman blues”? No, il tempo passa. Quelli erano capolavori che rimarranno per sempre sui nostri scaffali (anche in più copie, data la pletora di ristampe…). Ad una band sulle scene ormai da più di trent’anni possiamo solo chiedere di invecchiare con dignità e stile e i Waterboys lo stanno facendo.
Commenti →