Micah P. Hinson MICAH P. HINSON AND THE NOTHING
[Uscita: 10/03/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Solo chi cade può risorgere, era il titolo di un vecchio classico con Humphrey Bogart, e se c’è uno che di cadute se ne intende è proprio il songwriter texano di Abelene Micah P. Hinson. Già ventenne la vita sembrava aver presentato il suo conto salatissimo, dipendenza da droghe, carcere, fine di un amore forte e disperato, un periodo da homeless, avevano risucchiato il giovane Micah in un buco nero di disperazione. Un buco da cui è riuscito a tirarsi fuori attraverso la musica, canzoni dense di dolore e nostalgia che hanno trovato estimatori e un’etichetta che ha creduto in lui. Ma a volte basta un attimo per distruggere quanto si è faticosamente e dolorosamente costruito negli anni, così nel 2011, lungo le strade della Catalogna, un incidente stradale dal quale è uscito miracolosamente vivo ha rischiato di compromettere definitivamente l’uso delle due braccia, facendolo piombare per lunghi mesi nell’incubo di restare invalido. Ma Micah non ha perso la voglia di lottare riuscendo infine a registrare a Santander e in presa diretta le canzoni di questo suo ultimo disco, gran parte delle quali scritte prima dell’incidente. Si fa accompagnare da una serie di musicisti locali e da The Twilight Side e T. Nicholas Phelps, qui indicati come The Nothing, con chiaro riferimento ad una sua canzone del disco d’esordio e alle tematiche esistenziali, sconfitta, morte, dolore, redenzione, care al musicista texano.
Ma anche per chi riesce a risollevarsi le ferite profonde e le cicatrici che la vita ha provocato scavano un solco che segna intensamente e dolorosamente la vita. Malgrado ciò, non si piange addosso il trentatreenne Hinson, il dolore che la vita gli ha buttato addosso è affrontato con virile determinazione, con la voglia di uscirne: nelle sue canzoni la sofferenza non è assoluta, c’è una speranza e una luce in fondo al tunnel. Più ancora che nei dischi precedenti il peso della tradizione country si fa sentire moltissimo; Johnny Cash occhieggia fra i solchi, le sonorità evocano paesaggi deserti e nostalgici tramonti solitari. L’iniziale How Are You, Just A Dream è un rock’n’roll sghembo come un blues di Daniel Johnston; The One You Save To Now è un’intensa ballata con le cadenze di un valzer che ha la poesia e la tensione drammatica di Vic Chesnutt, ma è con la successiva I Ain’t Movin', nel suo arrangiamento scarno e nella voce arrochita e sofferente di Hinson che si materializza in musica l’angoscia e la sofferenza di questi ultimi due anni. E sono proprio questi i brani - aggiungiamo anche The Quill - in cui eccelle Hinson sia nella scrittura che nell’interpretazione. Altrove quando si lascia andare a sperimentazioni indie,(Sons Of USSR, The Crosshair) o ai ritmi del country rock (The Same Old Shit, God Is Good) si ridimensiona a uno dei tanti bravi interpreti della figura del loser di cui è piena la scena americana.
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