Myrkur MARERIDT
[Uscita: 17/09/2017]
Danimarca-Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Se Dio è madre allora anche il dualismo ontologico del diavolo possiede una componente femminile che si impossessa della Natura e dei suoi riti primordiali i cui echi risuonano nella innocenza violata dell’inconscio. La musica di Myrkur, moniker della cantante danese Amalie Bruun, declina un linguaggio esoterico proveniente da una dimensione sospesa a metà tra la tradizione delle religioni naturalistiche di origine nordica e un sottobosco di neo paganesimo all’interno del quale i contorni del Bene si confondono con quelli del Male. Dopo il full lenght “M” risalente al 2015, prodotto da Krystoffer Rygg degli Ulver e con la partecipazione di Teloch dei Mayhem, oggi la sacerdotessa nera dà alle stampe il nuovo “Mareridt”, registrato tra Copenaghen e Seattle con la produzione di Randall Dunn dei SUNN O))). L’incubo (traduzione dal danese di mareridt) che va in scena è la coreografia di una danza di satiri, il sapore ferrigno del sangue che imbeve la terra per fecondarla come fosse semente, la copula incestuosa tra una matrice black metal ed il folk celtico. Il risultato è fascinoso proprio per la dialettica che si sviluppa fra le parti di un gioco ad incastri apparentemente impossibile da fare funzionare ed in cui poter trovare efferati growl convivere con la voce diafana di Myrkur, così come moduli blast beat del drumming con archi e antichi strumenti a corde scandinavi. Il nero Sturm Und Drang di Myrkur è una litania malinconica, impastata con perdute armonie popolari che hanno in sé il tormento del dover sopravvivere nei quotidiani perigli contrapposti dalla vita.
L’iniziale Mareridt è una lingua che si muove lungo il crinale di inquietudini infantili e che diventa invocazione stregonesca, la successiva Måneblôt è puro black metal intrecciato come contorto legno secolare a un madrigale, mentre le distorsioni materiche di The Serpent innescano un esorcismo liberatorio. I rintocchi di piano di Crown portano l’odore nelle narici di una tempesta imminente che arriva con l’epicità di Elleskudt ed il suo magmatico muro di suono. De Tre Piker ricorda le cantilene dei Clannad, mentre si rientra in territori black con l’efficacissimo binomio di Ulvinde e Gladiatrix. Da ultimo si segnala l’obliqua Kvindelil con Chelsea Wolfe, brano presente però solo nella versione deluxe dell’album. “Mareridt” è un album che colpisce per il suo essere creatura fuori dal tempo e diversa nella sua impalpabilità di sostanza malefica e divina. Myrkur ci prende per mano facendoci scendere nel gorgo del Maelstrom della coscienza e dei suoi bruschi risvegli. Perché, quando il diavolo bussa, è meglio farsi trovare svegli.
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