Baby Woodrose KICKING ASS & TAKING NAMES
[Uscita: 17/03/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Come capita a molte band che possono vantare una vita abbastanza lunga, a un certo punto giunge il momento di raccogliere il materiale sparso qua e là nel corso della carriera, spesso di difficile reperibilità per i fans o addirittura inedito. Un’esigenza che è stata sentita anche dai danesi Baby Woodrose i quali dopo aver già fatto uscire nel 2011 la raccolta di demo “Mindblowing Seeds and Disconnected Flowers”, hanno adesso pubblicato questo “Kicking Ass and Taking Names”, compilazione di inediti e b-sides che ripercorre i tredici anni di cammino compiuto finora, a cominciare da quando sono nati come come gruppo vero e proprio, di stanza a Copenhagen, nel 2002. Inizialmente, infatti, Baby Woodrose era un progetto solista di Uffe Lorenzen, che poi cambierà nome in Lorenzo Woodrose, sfociato nella pubblicazione, nel 2001, del primo album “Blows Your Mind”. Subito dopo Lorenzo cercherà la collaborazione di un bassista e di un batterista per avviare un progetto a tre che li porterà ad ottenere una certa notorietà internazionale e soprattutto una solida reputazione come una delle migliori band di rock psichedelico attualmente in circolazione.
La formazione cambierà diverse volte nel corso del tempo attorno alla figura cardine di Lorenzo, con l’aggiunta anche di una seconda chitarra, ma i Baby Woodrose sono ancora oggi sul campo e attivissimi esponenti di questo genere di sonorità. “Kicking Ass and Taking Names” include per la maggior parte materiale del primissimo periodo e della formazione iniziale, tra cui That’s How Strong My Love Is, il primo 7” registrato come band nel 2002 e uscito in sole 300 copie, alcune sessioni di registrazione dell’album “Chasing Rainbows” del 2007, poi finite solo su singoli, e una manciata di belle cover come quella di 66-5-4-3-2-1 dei Troggs, della già citata classica That’s How Strong My Love Is di Otis Redding e di Beat City dei Raveonettes. Ci sono i loro riferimenti in queste cover e la chiave della loro personalità incisiva, ovvero quel suono garage sixties aggressivo e punk ma reso meno grezzo e tagliente dal tessuto di blues-rock psichedelico sul quale poggia, occasionalmente filtrato attraverso la lente di influenze musicali più recenti. Nell’insieme i 14 brani di questo disco, non facendo registrare sterzate verso le soluzioni ‘heavy’ che a volte contraddistinguono la band danese, risultano quanto di più vicino al garage ci si possa attendere da Lorenzo Woodrose e compagni.
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