Datashock KEINE OASE IN SICHT
[Uscita: 12/05/2014]
# Consigliato da Distorsioni
“Keine Oase In Sicht”, ‘nessuna oasi in vista’ recita il titolo del nuovo album del collettivo tedesco (Amburgo) Datashock: il cammino è errabondo e la meta incerta, perché non c’è fine alla ricerca, anzi la ricerca è il fine, una strada complessa lungo piste appena segnate che compaiono e scompaiono i cui punti di riferimento stanno nello spazio misterioso tra passato e futuro. Musica per la mente, psichedelia morbida e liquida, dai suoni avvolgenti e ipnotici, evocativi e immaginifici. Un approccio molto hippie che rimanda a collettivi freak che tanta importanza hanno avuto nella musica del cosiddetto krautrock e che sembrano rivivere nella più che decennale esperienza dei Datashock, sempre in movimento anche per quanto riguarda la composizione dei musicisti volta a volta impegnati. Questa volta sono sette gli artisti che si sono cimentati con i loro strumenti, le registrazioni sono avvenute dal vivo in soli due giorni il 13 e 14 gennaio del 2012 in uno studio di Darmstadt. E l’atmosfera è proprio quelle di lunghe jam di improvvisazione, ben tre brani superano i 10 minuti, dalla forte impronta psichedelica ed evocativa.
Molti gli strumenti impiegati, sia antichi che moderni, che creano un’affascinante ondeggiamento fra richiami ancestrali - ad esempio nell’uso delle percussioni, dei campanellii, nell’oboe - e volute spaziali futuristiche, nell’uso dell’elettronica e delle tastiere. Subito la prima traccia Mudschahidin der Liebe ammalia con il suo organo circolare, il suono misterioso dei campanelli in un crescendo che esplode in un finale rumoroso e furioso vicino allo shoegaze, quasi 14 minuti di fitta ragnatela psichedelica: il brano che dà il titolo al disco vibra di canti tribali e antichi riti magici in una musica dal carattere decisamente trascendentale. Fanta Morgana - un omaggio ai miraggi di Herzog nel suo documentario sul deserto? - apre il secondo lp: il disco è uscito in un’edizione in vinile doppia gatefold, con atmosfere sognanti e suggestive che ci rimandano a band come Amon Düül o Tangerine Dream, fra canti di uccelli e synth spaziali. Atmosfere decisamente più urbane irrompono in Ekstase der Wahrheit con la furia iconoclasta di sax molto free. Chiudono il doppio album Desert Lustgerte, Goldnougat Gobi, trip nell’immaginario del deserto e Vor den Toren von Gewas cupo e allucinato viaggio nello spazio profondo. Ricco di suggestioni folk, etniche, prog, kraut il disco dei Datashock si rivela un’esperienza intensa e gradevole, la musica scorre fluida nel suo stordente procedere verso i meandri della psiche, il viaggio vale il prezzo del biglietto.
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