Novalima KARIMBA
[Uscita: 31/01/2012]
Uno pensa al Perù e gli vengono in mente Macchu Picchu e le piramidi Inca, e magari le badanti olivastre che (rispetto!) si fanno un mazzo così per prendersi cura dei nostri vecchi, visto che noi siamo troppo occupati (mah...) per farlo. Eppure non è da Cuba o da Rio De Janeiro che arriva questo grandissimo disco di musica latina, ma proprio dall'insospettabile Lima, capitale del Perù. Confessando una imperdonabile ignoranza, non avevo mai sentito parlare di questo quartetto (ma sia dal vivo che in studio si circondano di musicisti aggiuntivi in quantità), in giro dal 2002, autore di una feconda contaminazione tra la misconosciuta musica afro-peruviana e la DJ culture contemporanea, dalla quale deriva una miscela di ritmi ancestrali e moderna musica elettronica assolutamente grandiosa. Per capirci, per musica afro-peruviana si intende lo stile musicale della minoranza nera peruviana, basata in particolare sulla chitarra e sul cajòn, uno strumento a percussione in legno, una specie di parallelepipedo che si suona sedendocisi sopra e percuotendone la parte anteriore, più sottile e accordabile tramite le viti che la fissano.
Un suono scarno e rurale, quindi, che fornisce solide radici su cui innestare le altre influenze latino-americane e le contaminazioni elettroniche, che spaziano dal dubstep al breakbeat, addirittura a qualche momento lounge, che rendono la musica dei Kalimba un pastiche irresistibile, a volte scarno e tribale, altre volte ricco e carnevalesco, ma sempre entusiasmante.L'album inizia con la paradigmatica Festejo, sostanzialmente un assalto percussivo irrefrenabile sul cui tappeto si innesta il canto dell'abbondante Milagros Guerrero, il controcanto tipicamente latino della band e lo scarno apporto melodico prodotto da basso, chitarra e tastiere. Fantastica, guardatevi il video che la band ha messo in rete per promuovere l'uscita dell'album e sarete d'accordo con me. È inutile fare la presentazione di ogni brano, son tutti su un livello altissimo, tutti hanno il loro perchè e ognuno crea quest'atmosfera peculiare, in cui, cercando un po', potete trovare il blues del delta, l'afro-beat di Fela Kuti, il dubstep delle periferie londinesi, il dub di Kingston, la bossa-nova di Rio e il son dell'Avana. Solo un pugno di segnalazioni, allora: Guayabo, su un insistito giro di basso ipnotico, sciamanico, Diablo, con il “call & response” tipicamente latino sulla potente ritmica tribale, il ritmo in 6/8 di Revolucion, che, non a caso, innesca atmosfere cubane, il quasi afro-beat di Macaco. Il primo candidato al mio “disco dell'anno”.
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