Escape-Ism INTRODUCTION TO ESCAPE-ISM
[Uscita: 10/11/2017]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
"Escape-Ism "is the Found-Sound Dream-Drama starring Ian Svenonius". E' a pelle affascinante anche se suscettibile di interpretazioni l'autodefinizione che il carismatico-iconico artista di Washington, D.C. dà nel profilo social ufficiale del suo nuovo moniker, che titola anche questo primo straordinario album solista, "Introduction to Escape-Ism", anticipato dal frenetico/urgente singolo (Almost Anyone) Can Have My Love. Svenonius pare inarrestabile: posseduto (come sempre) da irrefrenabili smanie 'live' ha rimesso su di recente i suoi Make-Up (seconda metà anni '90), e ha di nuovo portato il sermoneggiante Gospel Yeh-Yeh di questa band sulle assi dei palchi di tutto il mondo, ma si sta esibendo anche come Escape-Ism (anche in Italia, in Dicembre 2017) e con Chain And The Gang, sua creatura relativamente più recente (alcune date nel nostro paese in Febbraio 2018).
Il nostro sfacciato panegirico del lungo percorso artistico di Svenonius è rintracciabile in una lunga recensione linkata qui sotto (Chain And The Gang: "In Cool Blood", 2012, K Records, Secretly Canadian). Qui ci limitiamo a sottolineare l'ennesima alta qualità soul garage-lo fi di questo nuovo album-progetto che lo vede onanisticamente dedito quasi a tutto: le solite esaltanti/corrosive/deviate performances vocali, una basica/spastica chitarra elettrica, una perfida drum machine e sounds (cassette player).
A coadiuvarlo solo F Bermudez (percussion, keyboards) e Zumi (sax, The stars Get in the Way e They Took the Waves), oltre a un breve guitar solo di Cole Alexander in Lonely at the Top.
"Introduction to Escape-Ism" suona tagliente con la sua fredda batteria elettronica, oscuro e minaccioso, allarmante e allarmato (Walking in the Dark, Iron Curtain, Crime Wave Rock); esplora e sviscera il temibile sentiment che ne ispira il titolo, rinnegando il mood più positivo di Chain And The Gang e Make Up. L'escapismo come ultima speranza del terzo millennio nei suoi scarni trentuno minuti raccoglie con prepotenza, 40 anni dopo, il testimone del post punk e della wave americana più seminali e inquietanti (il 1977 dell'omonimo primo Suicide e il 1978 dei Pere Ubu di "Modern Dance"), resuscitando anche fantasmi punk Stooges (l'I Wanna Be Your Dog riff carta carbone di Rome Wasn't Burn in a Day). Pure Svenonius ne esce a tratti, al netto della sua debordante personalità, come il più attendibile erede dell'astratto minimalismo espressivo teorizzato dal compianto Alan Vega. Un imperdibile affresco nichilista dei nostri tempi.
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